Un’istantanea
4 Marzo 2015 Share

Un’istantanea

“Beati quelli che hanno un occhio solo in una valle di ciechi”, così si diceva. Nel nostro paese la situazione è ben più grave, ormai anche i monocoli sono rari, provate a fare un’istantanea sulle vicende che ci riguardano molto da vicino.

In Ucraina vi è una vera e propria guerra civile, una violenza che, passo dopo passo, può trascinare l’intera Europa entro un nuovo conflitto mondiale. La responsabilità è di qualche fesso in Germania e di diversi complici in Europa, i quali hanno pensato di trattare l’affare ucraino allo stesso modo della vicenda croata. Il particolare è che l’Ucraina non è un pezzo della ex Jugoslavia, è un grande paese dove i Russi sono il 40%, profondamente intrecciato storicamente con la storia russa e collocato in quella pericolosissima faglia che dopo la crisi dell’URSS, divide la Russia dall’Europa. In questo contesto aver pensato di aprire le porte della NATO e dell’Unione Europea all’Ucraina non è stato un atto di generosità comunque pelosa, ma una scelta irresponsabile. I vertici dell’Unione Europea e della stessa Germania invece di impegnare le loro migliori energie nel tormentare stupidamente il popolo greco farebbero bene a riflettere sulle sciocchezze fatte e a lavorare per una vera Europa federale.

A poche centinaia di chilometri dalle coste della Sicilia sventola la bandiera nera dei nuovi barbari dell’ISIS. È l’annuncio di  nuovi crimini e di nuovi problemi, questa volta dietro l’angolo di casa. Tempo fa ho avanzato l’ipotesi di una corte internazionale per Tony Blair, l’ex premier inglese che, con le sue falsità, ha coperto una guerra che ancora oggi continua a causare grandi tragedie sociali e umane. Vorrei avanzare la stessa richiesta per un altro signore della guerra: Nicolas Sarkozy. L’ex premier francese, unito ad altri volenterosi, fu promotore e protagonista della guerra in Libia.  L’obiettivo era quello di occupare i pozzi di petrolio dell’ENI ed emarginare gli italiani. I risultati di quella scelta indecorosa sono sotto gli occhi di tutti: in Libia non c’è neppure l’ombra di un francese e quel paese è ormai distrutto dalle guerre tribali e dall’avvento degli estremisti islamici.

Infine la crisi economica e sociale. In molti sussurrano che la situazione volge al meglio. Ora, non vi è dubbio che qualche segnalino vi sia: il crollo del prezzo del petrolio e il calo dell’euro hanno aiutato la ripresina sia sul versante dei costi di produzione che su quello della competizione internazionale. Ri- tenere che questo significhi la fine della crisi e l’inizio di un nuovo e positivo ciclo economico è una pia illusione. La profonda recessione nella quale ci trasciniamo da tempo ha ragioni profonde, riflette squilibri strutturali e una nuova organizzazione dell’economia e del potere nel mondo che sarà duro cambiare,  certo non nel breve periodo.

Ora, quel che lascia senza parole, quel che avvilisce sopra ogni cosa va ben oltre questi fatti che sono ampiamente noti. Mentre vi sono rischi seri di gravi conflitti militari, di un terrorismo barbaro che bussa alle porte e di una crisi economica che ogni giorno macina pezzi di società, mentre tutto ciò accade, il mondo della politica dà il peggio di sé. Metà dei parlamentari sull’ Aventino e l’altra metà chiusa nell’aula di Montecitorio. Baruffe continue fra i partiti e all’interno degli stessi partiti. Ostruzionismi in Parlamento e transumanze da un gruppo parlamentare all’altro senza una comprensibile ragione. Grillo ogni notte annuncia il buio della Democrazia e Berlusconi considera autoritarie le riforme istituzionali che ha votato il giorno prima. Insomma un delirio, con il presidente del consiglio che più che statista e leader politico, sembra  un giocatore di poker.

Tutto ciò è molto grave, ma ancor più nefasta è la funzione della classe politica nel territorio, nelle diverse regioni italiane, perché alla generale indifferenza verso il bene comune si unisce un diffuso inquinamento morale e culturale delle comunità locali, una metastasi distruttiva di quelle cellule elementari e fondamentali che rappresentano il tessuto vitale del nostro paese. Non voglio evocare una fessa contrapposizione fra una società civile per bene e un mondo politico corrotto, basterebbe andare ad una riunione di condominio per vedere di quale pasta sia fatta la famosa “società civile”. Il paradosso sta nel fatto che la Politica sarebbe dovuta essere il luogo del progetto unitario, dell’esempio virtuoso, della pedagogia positiva, avrebbe dovuto rappresentare la testa e non la coda della società, avrebbe dovuto distribuire saggezza, sintesi e non pillole avvelenate. Nella sostanza avrebbe dovuto spingere la società un passo avanti e non tre passi indietro come è accaduto e continua ad accadere. La situazione è realmente giunta ad un punto critico, se qualcosa si vuole fare, è bene adoperarsi oggi, perché domani potrebbe essere già troppo tardi.☺

 

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