“Quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’ oppressione è diritto-dovere dei cittadini” (Giu- seppe Dossetti). L’attacco al bene comune territorio in Molise sta ormai arrivando alla fase finale: non si tratta più, ammesso che mai sia stato così, di semplice inerzia o mancanza di intuizione delle possibili conseguenze negative di una decisione, ma di coscienti scelte deleterie.
Quattro minacce gravissime, in particolare, si stanno chiudendo a cerchio, sovvertendo la democrazia.
Primo: Ampliamento industrie chimiche
O meglio ampliamenti. Anche la FIS (industria farmaceutica) pare abbia ottenuto l’autorizzazione ad aumentare la produzione. La Regione ha dato il via libera alla Momentive, nonostante tra le altre irregolarità manchi sin dal 2002 il piano di zonizzazione, che definisce gli interventi idonei per la riduzione degli inquinanti e le loro concentrazioni atmosferiche. Manca insomma lo strumento di controllo e governo del territorio: come è possibile allora asserire che non vi sarà aggravio del carico inquinante totale, e autorizzare nuove produzioni, se non abbiamo il quadro del contesto esistente? Già nel 2010 l’Istituto Superiore di Sanità invitava a monitorare attentamente l’area del Nucleo, dove alcune concentrazioni erano vicine allo sforamento; invece in questi anni, con i tagli economici e lo smantellamento del laboratorio di Termoli, l’Arpa è stata indebolita, e denuncia essa stessa l’impossibilità di garantire controlli completi. Di che cosa parliamo, allora? Signori della Regione, come fate ad autorizzare nuove emissioni senza avere il piano di zonizzazione? E a Termoli il Sindaco, per legge tutore della salute pubblica, non ha nulla da dire?
Secondo: Tagli alla Sanità
Dopo anni e anni di gestione “poco accorta”, il commissariamento prima e il Decreto Balduzzi poi mettono in ginocchio il diritto alla salute dei cittadini molisani. Inerzia e silenzio delle amministrazioni locali, specie di quella di Termoli, e addirittura la Regione non si presenta alle Conferenza di Servizio per far valere la specificità di un territorio difficile, dove le chiusure ormai quasi certe renderanno l’assistenza medica una scommessa con il destino, dalla nascita di un bimbo al soccorso ad un cardiopatico, violando in modo palese la Costituzione. Nel vicino Abruzzo i sindaci con la fascia tricolore guidano i cortei di cittadini e vanno a Roma a presidiare il Ministero, dichiarando e dimostrando con i fatti che non lasceranno sguarnito il loro territorio.
Terzo: ripubblicizzazione dell’acqua a Termoli.
Il Comune tace, rimandando tutto all’ azione della Regione. Nel frattempo il Decreto Sblocca Italia (o meglio Sporca Italia) rimette in pista la possibilità di privatizzare, cancellata dal voto di milioni di italiani. E nonostante gli sforzi titanici del Comitato Acqua Bene Comune di Termoli, dopo un primo incontro non si riesce ad andare avanti nei contatti con la costosissima Commissione Regionale appena insediata ad hoc, che ha già dichiarato di essere aperta a tutte le opzioni, inclusa quella privata. E il referendum? E il voto compatto e plebiscitario del Basso Molise per l’acqua bene comune? E la democrazia?
Quarto: Decreto Sblocca Italia, ed emergenza trivelle gasdotti.
Per arginarne le gravissime conseguenze, dato che di fatto con esso il governo centrale esautora tutti gli enti locali dalla possibilità di impedire gli insediamenti dannosi per il territorio, i comitati civici molisani chiedono alla Regione di impugnarlo davanti alla Corte Costituzionale, come subito hanno fatto già sei regioni italiane. La Regione Molise non firma, si limita ad impugnare la legge di stabilità, rinunciando così ad un’arma efficace contro lo strapotere del governo in materia ambientale. E i nostri parlamentari hanno tutti votato lo Sblocca Italia, nonostante gli appelli in senso contrario. Molti non sanno ancora che il territorio del Molise è interessato (per circa l’80%) alle numerosissime autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi, in terra e in mare. Grazie al Decreto Sblocca Italia stoccaggio di gas, elettrodotti e trivelle sfregeranno la nostra terra,danneggiando l’agricoltura e la salute nell’indifferenza di politica e cittadini. Eppure la vicenda delle Gran Manze e della biomasse bloccata a Campochiaro ci insegnano che reagendo con decisione e unendo le forze si riesce talvolta a fermare le aggressioni alla vita; perché di questo si tratta.
La Fondazione Milani si batte su tutti i fronti qui elencati, e chiede a tutti i cittadini del Molise di svegliarsi prima che sia tardi, di informarsi, di partecipare alle iniziative che le varie associazioni stanno preparando, e di difendere il territorio con tenacia e senza paura: solo alzandoci in piedi e dicendo NO con consapevolezza possiamo riprenderci il diritto di decidere del nostro futuro, solo rifiutando il ricatto salute-lavoro possiamo cambiare la strada che ci viene prospettata come unica possibile, solo infrangendo le catene del baratto elettorale dei posti di lavoro riprenderemo a sentirci cittadini e non sudditi.☺
Fondazione Lorenzo Milani ONLUS
“Quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’ oppressione è diritto-dovere dei cittadini” (Giu- seppe Dossetti). L’attacco al bene comune territorio in Molise sta ormai arrivando alla fase finale: non si tratta più, ammesso che mai sia stato così, di semplice inerzia o mancanza di intuizione delle possibili conseguenze negative di una decisione, ma di coscienti scelte deleterie.
Quattro minacce gravissime, in particolare, si stanno chiudendo a cerchio, sovvertendo la democrazia.
Primo: Ampliamento industrie chimiche
O meglio ampliamenti. Anche la FIS (industria farmaceutica) pare abbia ottenuto l’autorizzazione ad aumentare la produzione. La Regione ha dato il via libera alla Momentive, nonostante tra le altre irregolarità manchi sin dal 2002 il piano di zonizzazione, che definisce gli interventi idonei per la riduzione degli inquinanti e le loro concentrazioni atmosferiche. Manca insomma lo strumento di controllo e governo del territorio: come è possibile allora asserire che non vi sarà aggravio del carico inquinante totale, e autorizzare nuove produzioni, se non abbiamo il quadro del contesto esistente? Già nel 2010 l’Istituto Superiore di Sanità invitava a monitorare attentamente l’area del Nucleo, dove alcune concentrazioni erano vicine allo sforamento; invece in questi anni, con i tagli economici e lo smantellamento del laboratorio di Termoli, l’Arpa è stata indebolita, e denuncia essa stessa l’impossibilità di garantire controlli completi. Di che cosa parliamo, allora? Signori della Regione, come fate ad autorizzare nuove emissioni senza avere il piano di zonizzazione? E a Termoli il Sindaco, per legge tutore della salute pubblica, non ha nulla da dire?
Secondo: Tagli alla Sanità
Dopo anni e anni di gestione “poco accorta”, il commissariamento prima e il Decreto Balduzzi poi mettono in ginocchio il diritto alla salute dei cittadini molisani. Inerzia e silenzio delle amministrazioni locali, specie di quella di Termoli, e addirittura la Regione non si presenta alle Conferenza di Servizio per far valere la specificità di un territorio difficile, dove le chiusure ormai quasi certe renderanno l’assistenza medica una scommessa con il destino, dalla nascita di un bimbo al soccorso ad un cardiopatico, violando in modo palese la Costituzione. Nel vicino Abruzzo i sindaci con la fascia tricolore guidano i cortei di cittadini e vanno a Roma a presidiare il Ministero, dichiarando e dimostrando con i fatti che non lasceranno sguarnito il loro territorio.
Terzo: ripubblicizzazione dell’acqua a Termoli.
Il Comune tace, rimandando tutto all’ azione della Regione. Nel frattempo il Decreto Sblocca Italia (o meglio Sporca Italia) rimette in pista la possibilità di privatizzare, cancellata dal voto di milioni di italiani. E nonostante gli sforzi titanici del Comitato Acqua Bene Comune di Termoli, dopo un primo incontro non si riesce ad andare avanti nei contatti con la costosissima Commissione Regionale appena insediata ad hoc, che ha già dichiarato di essere aperta a tutte le opzioni, inclusa quella privata. E il referendum? E il voto compatto e plebiscitario del Basso Molise per l’acqua bene comune? E la democrazia?
Quarto: Decreto Sblocca Italia, ed emergenza trivelle gasdotti.
Per arginarne le gravissime conseguenze, dato che di fatto con esso il governo centrale esautora tutti gli enti locali dalla possibilità di impedire gli insediamenti dannosi per il territorio, i comitati civici molisani chiedono alla Regione di impugnarlo davanti alla Corte Costituzionale, come subito hanno fatto già sei regioni italiane. La Regione Molise non firma, si limita ad impugnare la legge di stabilità, rinunciando così ad un’arma efficace contro lo strapotere del governo in materia ambientale. E i nostri parlamentari hanno tutti votato lo Sblocca Italia, nonostante gli appelli in senso contrario. Molti non sanno ancora che il territorio del Molise è interessato (per circa l’80%) alle numerosissime autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi, in terra e in mare. Grazie al Decreto Sblocca Italia stoccaggio di gas, elettrodotti e trivelle sfregeranno la nostra terra,danneggiando l’agricoltura e la salute nell’indifferenza di politica e cittadini. Eppure la vicenda delle Gran Manze e della biomasse bloccata a Campochiaro ci insegnano che reagendo con decisione e unendo le forze si riesce talvolta a fermare le aggressioni alla vita; perché di questo si tratta.
La Fondazione Milani si batte su tutti i fronti qui elencati, e chiede a tutti i cittadini del Molise di svegliarsi prima che sia tardi, di informarsi, di partecipare alle iniziative che le varie associazioni stanno preparando, e di difendere il territorio con tenacia e senza paura: solo alzandoci in piedi e dicendo NO con consapevolezza possiamo riprenderci il diritto di decidere del nostro futuro, solo rifiutando il ricatto salute-lavoro possiamo cambiare la strada che ci viene prospettata come unica possibile, solo infrangendo le catene del baratto elettorale dei posti di lavoro riprenderemo a sentirci cittadini e non sudditi.☺
“Quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’ oppressione è diritto-dovere dei cittadini” (Giu- seppe Dossetti).
“Quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’ oppressione è diritto-dovere dei cittadini” (Giu- seppe Dossetti). L’attacco al bene comune territorio in Molise sta ormai arrivando alla fase finale: non si tratta più, ammesso che mai sia stato così, di semplice inerzia o mancanza di intuizione delle possibili conseguenze negative di una decisione, ma di coscienti scelte deleterie.
Quattro minacce gravissime, in particolare, si stanno chiudendo a cerchio, sovvertendo la democrazia.
Primo: Ampliamento industrie chimiche
O meglio ampliamenti. Anche la FIS (industria farmaceutica) pare abbia ottenuto l’autorizzazione ad aumentare la produzione. La Regione ha dato il via libera alla Momentive, nonostante tra le altre irregolarità manchi sin dal 2002 il piano di zonizzazione, che definisce gli interventi idonei per la riduzione degli inquinanti e le loro concentrazioni atmosferiche. Manca insomma lo strumento di controllo e governo del territorio: come è possibile allora asserire che non vi sarà aggravio del carico inquinante totale, e autorizzare nuove produzioni, se non abbiamo il quadro del contesto esistente? Già nel 2010 l’Istituto Superiore di Sanità invitava a monitorare attentamente l’area del Nucleo, dove alcune concentrazioni erano vicine allo sforamento; invece in questi anni, con i tagli economici e lo smantellamento del laboratorio di Termoli, l’Arpa è stata indebolita, e denuncia essa stessa l’impossibilità di garantire controlli completi. Di che cosa parliamo, allora? Signori della Regione, come fate ad autorizzare nuove emissioni senza avere il piano di zonizzazione? E a Termoli il Sindaco, per legge tutore della salute pubblica, non ha nulla da dire?
Secondo: Tagli alla Sanità
Dopo anni e anni di gestione “poco accorta”, il commissariamento prima e il Decreto Balduzzi poi mettono in ginocchio il diritto alla salute dei cittadini molisani. Inerzia e silenzio delle amministrazioni locali, specie di quella di Termoli, e addirittura la Regione non si presenta alle Conferenza di Servizio per far valere la specificità di un territorio difficile, dove le chiusure ormai quasi certe renderanno l’assistenza medica una scommessa con il destino, dalla nascita di un bimbo al soccorso ad un cardiopatico, violando in modo palese la Costituzione. Nel vicino Abruzzo i sindaci con la fascia tricolore guidano i cortei di cittadini e vanno a Roma a presidiare il Ministero, dichiarando e dimostrando con i fatti che non lasceranno sguarnito il loro territorio.
Terzo: ripubblicizzazione dell’acqua a Termoli.
Il Comune tace, rimandando tutto all’ azione della Regione. Nel frattempo il Decreto Sblocca Italia (o meglio Sporca Italia) rimette in pista la possibilità di privatizzare, cancellata dal voto di milioni di italiani. E nonostante gli sforzi titanici del Comitato Acqua Bene Comune di Termoli, dopo un primo incontro non si riesce ad andare avanti nei contatti con la costosissima Commissione Regionale appena insediata ad hoc, che ha già dichiarato di essere aperta a tutte le opzioni, inclusa quella privata. E il referendum? E il voto compatto e plebiscitario del Basso Molise per l’acqua bene comune? E la democrazia?
Quarto: Decreto Sblocca Italia, ed emergenza trivelle gasdotti.
Per arginarne le gravissime conseguenze, dato che di fatto con esso il governo centrale esautora tutti gli enti locali dalla possibilità di impedire gli insediamenti dannosi per il territorio, i comitati civici molisani chiedono alla Regione di impugnarlo davanti alla Corte Costituzionale, come subito hanno fatto già sei regioni italiane. La Regione Molise non firma, si limita ad impugnare la legge di stabilità, rinunciando così ad un’arma efficace contro lo strapotere del governo in materia ambientale. E i nostri parlamentari hanno tutti votato lo Sblocca Italia, nonostante gli appelli in senso contrario. Molti non sanno ancora che il territorio del Molise è interessato (per circa l’80%) alle numerosissime autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi, in terra e in mare. Grazie al Decreto Sblocca Italia stoccaggio di gas, elettrodotti e trivelle sfregeranno la nostra terra,danneggiando l’agricoltura e la salute nell’indifferenza di politica e cittadini. Eppure la vicenda delle Gran Manze e della biomasse bloccata a Campochiaro ci insegnano che reagendo con decisione e unendo le forze si riesce talvolta a fermare le aggressioni alla vita; perché di questo si tratta.
La Fondazione Milani si batte su tutti i fronti qui elencati, e chiede a tutti i cittadini del Molise di svegliarsi prima che sia tardi, di informarsi, di partecipare alle iniziative che le varie associazioni stanno preparando, e di difendere il territorio con tenacia e senza paura: solo alzandoci in piedi e dicendo NO con consapevolezza possiamo riprenderci il diritto di decidere del nostro futuro, solo rifiutando il ricatto salute-lavoro possiamo cambiare la strada che ci viene prospettata come unica possibile, solo infrangendo le catene del baratto elettorale dei posti di lavoro riprenderemo a sentirci cittadini e non sudditi.☺
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