Artigiani di pace
16 Dicembre 2022
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Artigiani di pace

Lettera aperta a quanti vogliono vivere l’utopia

Si può credere in un bambino che viene al mondo in situazioni precarie, in un angolo sperduto dell’impero romano, con la pretesa di cambiare il mondo, ed essere dei rassegnati, vittime di un becero realismo? Assolutamente no perché la fede è forza propulsiva per il cambiamento, altro che mera alienazione per evadere dalla tristezza di un faticoso e insopportabile presente.

A Natale, se i potenti della terra non rinsaviscono prima, come è fortemente auspicabile, inizierà l’undicesimo mese di una guerra assurda, come lo sono tutti i conflitti, che ci trova, nostro malgrado, più coinvolti del solito per la vicinanza fisica e per il rischio nucleare. Mentre nelle chiese torneremo a cantare con gli angeli a Betlemme “gloria a Dio e pace in terra” ci sarà chi continuerà a produrre e commerciare armi perché in terra non si realizzi la profezia di Isaia: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (2,4). Mentre contempliamo un Cristo che nasce, tanti, troppi poveri cristi continueranno a darsi la morte, in una indifferenza cimiteriale. Il popolo della pace è sceso in piazza all’inizio di novembre, abbiamo fatto sentire forte e chiaro il nostro no alla guerra ma non basta. Possibile che non ci rendiamo conto che partecipiamo al gioco perverso degli Stati Uniti che vogliono destabilizzare l’Europa facendoci scannare tra di noi? Che questa guerra, come le altre, non nasce per caso ma era stata già programmata da anni? Dall’inizio della guerra sentiamo il presidente dell’Ucraina chiedere incessantemente armi anziché la pace a qualsiasi costo: sta facendo l’interesse della sua martoriata nazione o è il fantoccio nelle mani di una spietata finanza che si arricchisce con il sangue della povera gente? Un vero capo di stato non combatte fino all’ultimo uomo ma cerca di impedire che ogni singolo uomo venga ucciso. D’accordo: la Russia è l’aggressore e l’Ucraina è l’aggredita ma se con le nostre armi si sta rendendo deserta l’Ucraina e affamando l’Europa qualcosa di sbagliato in questa strategia bellica deve pur esserci! Torniamo a dirlo: criminale è la guerra prima che i bombardamenti, perciò va dichiarata fuori legge. Subito. Ho praticato finché ho potuto, l’obiezione fiscale, cioè mi sono rifiutato di dare allo stato il denaro che usa per le armi. Per questo ho subìto processi, pignoramenti, vendita all’asta dei beni. Rifarei tutto, facciamolo tutti. Lottiamo seriamente perché le guerre finiscano, perché siano considerate come tabù, vergognose anche solo a pensarle, perché si dismettano le fabbriche di armi. Diventiamo artigiani di pace.

A Natale contempliamo un Dio che viene a condividere la vita dei poveri e allora una politica che si ispira al cristianesimo può ignorare i poveri? Se i governi di sinistra spesso hanno fallito è perché non hanno avuto il coraggio di dare dignità agli scarti umani, non hanno messo al centro i bisogni dei più fragili, ma i governi di destra li ignorano di principio, tolgono il reddito di cittadinanza, o come vogliamo chiamarlo, per mettere in balìa dei più ricchi proprio i poveri che dovranno vendersi per un pezzo di pane. È una vergogna che dei poveri debbano occuparsi la Caritas e gli altri enti assistenziali. Uno Stato che non protegge i più deboli ha fallito in partenza.

A Natale siamo scandalizzati perché Maria e Giuseppe non trovano una casa dove far nascere il figlio e poi non abbiamo pietà per gli sfollati, per quelli che arrivano per mare o per terra in cerca di lavoro, di casa, di un futuro possibile per loro e per i loro figli. Una politica predatoria potrà essere repressiva finché si voglia ma alla fine sarà travolta dall’ira dei poveri. La nostra unica fortuna è che i poveri si fanno ancora la guerra tra loro ma il giorno in cui si uniranno nel rivendicare i loro diritti negati sarà la fine di questo modello di società che privilegia i capitali a scapito delle persone.

Questo Natale può segnare l’inizio di un’era nuova anche per il Molise sgovernato da decenni da soggetti che hanno avuto a cuore non il bene comune ma solo interessi di bottega. In una delle prossime puntate di “Chi l’ha visto?” andrà in scena la ricerca affannosa del presidente della giunta regionale Toma e della sua giunta, scomparsi da tutti i radar. Si sono mimetizzati per riapparire, sotto mentite spoglie, alle prossime elezioni sperando che nessuno ricordi più i danni che hanno provocato su sanità, ambiente, sviluppo compatibile e via dicendo. Noi, mai stanchi di credere che una regione diversa sia possibile, stiamo lavorando per darci un programma, un candidato presidente credibile e capace, delle alleanze non finalizzate a vincere ma a governare con quelli che condividono la nostra progettualità. Il vecchio, il clientelismo, la rassegnazione sono sempre alla porta. Come artigiani del bene comune riusciremo a fare una cosa nuova se sapremo mettere da parte i mille distinguo che caratterizzano una certa sinistra e ci uniremo per dare un volto nuovo al Molise. Anche questo sperduto angolo di mondo può essere abitato dall’utopia!☺

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