Mettiamoci al lavoro
29 Dicembre 2023
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Mettiamoci al lavoro

Lettera aperta per ridestare le coscienze
Un nuovo anno è sempre carico di speranze ma se si dovesse affrontare il 2024 sviluppando le politiche sociali, economiche e belliche avviate nel 2023 sarebbe meglio passare direttamente al 2025. Perché non accada che si proceda di male in peggio, con ostinazione è necessario ridestare le coscienze, lottare con tutte le forze per un mondo altro da questo che stiamo costruendo.
Pace
Il primo gennaio è la giornata mondiale della pace. Non è un anniversario da commemorare, è un impegno, quello della Pace, da assumerci senza tentennamenti e da sviluppare, giorno per giorno, mettendoci in gioco. I nostri silenzi diventano assenso alle politiche del governo. Nei decenni scorsi era viva l’esigenza di riconvertire le industrie belliche per non costruire più strumenti di morte ma oggi sono così fiorenti che è un tabù anche il solo parlarne. Il movimento pacifista caldeggiava l’obiezione alle spese militari in favore di progetti di pace, e per questo anch’io ho subìto processi e pignoramenti, ma oggi non se ne parla quasi più. Ci siamo rassegnati a veder finanziare guerre criminali, e le guerre sono sempre criminali perché danno come risultato vincitori e vinti, non torti e ragioni, senza scendere in piazza, anzi votando i partiti che vogliono le guerre, succubi di Stati Uniti e NATO. Oggi finalmente è lampante per tutti che in Ucraina la guerra si poteva e si doveva evitare ma del senno di poi sono pieni i cimiteri. Purtroppo ora gli Stati non sanno come uscirne mentre le persone continuano ad uccidere e ad essere uccise. Non contenti di questa sciagura stiamo appoggiando con nuova passione la carneficina che Israele impunemente sta compiendo nella striscia di Gaza. Finché non c’è giustizia non potrà mai esserci pace vera e duratura. Il Papa nel messaggio di quest’anno per la Pace dice efficacemente tra l’altro: “Non è responsabilità di pochi, ma dell’intera famiglia umana. La pace, infatti, è il frutto di relazioni, che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità, e di cooperazione e impegno nella ricerca dello sviluppo integrale di tutte le persone e di tutti i popoli”.
Religioni
Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, i cristiani di tutte le chiese celebrano la settimana di preghiera per l’unità. Uniti non per essere più forti ma più credibili. Lungo i secoli ci si è scannati nel nome di Dio, tra cristiani di diverse confessioni e fra cristiani e credenti di altre religioni, addirittura i nazisti avevano scritto sui cinturoni: “Got mit uns” (Dio è con noi). A qualunque religione si appartenga, quella di combattere nel nome di Dio è la bestemmia più grande che si possa mai fare perché Dio non può volere che la pace, l’amore fra le creature. Cristo è lo shalom di Dio per l’umanità tutta. Papa Francesco sempre nel messaggio per la giornata mondiale della pace, dedicata a Intelligenza artificiale e Pace, scrive: “Pos- sano i fedeli cristiani, i credenti di varie religioni e gli uomini e le donne di buona volontà collaborare in armonia per cogliere le opportunità e affrontare le sfide poste dalla rivoluzione digitale, e consegnare alle generazioni future un mondo più solidale, giusto e pacifico”.
Shoah
Il 27 gennaio si ricorda lo sterminio del popolo ebraico perpetrato dai nazisti dal 1935 al 1945. Non ci sono parole per descrivere le efferatezze di questo massacro, un olocausto che aveva di mira l’eliminazione degli ebrei in quanto ebrei. Purtroppo non abbiamo messo giudizio e così si è ripetuto in Ruanda e poi ancora in Bosnia, per citare solo le tragedie più note. Oggi il governo israeliano, che non va identificato con gli ebrei, – come il governo delle destracce in Italia non può essere identificato con tutti gli italiani -, e quindi la contestazione non può dare la stura al risorgere dall’antisemitismo, sta conducendo una politica omicida e suicida nei territori occupati, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania con l’appoggio esplicito o silente di governi occidentali irresponsabili. Il presidente Mattarella, l’anno scorso nel giorno della memoria, ebbe a dire: “Il valore della Memoria non si esprime soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe, delle vittime e delle disumane sofferenze loro inflitte. Ma è espresso nell’impegno che – alla fine della Seconda guerra mondiale – gli uomini liberi e gli Stati democratici presero, sulle ceneri di Auschwitz, per dire mai più. Un impegno che oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo”.
Gay
Grande scalpore ha destato il via libera del Vaticano alla benedizione di coppie gay, con tutti i distinguo possibili e immaginabili, conoscendo la suscettibilità di pseudocristiani pronti a scandalizzarsi, a stracciarsi le vesti, per farne pretesto per demolire l’attuale papato. Si benedicono cose, si benedicono animali, si sono benedetti armi ed eserciti in guerra e ci si vorrebbe scandalizzare nel benedire persone che si accettano come sono, che si amano, che decidono di vivere insieme! Quel famoso: “Chi sono io per giudicare un gay?” di papa Francesco torna di grande attualità. Il nostro compito è quello di accompagnare, di aiutare a vivere, di abbattere qualunque forma di discriminazione, non quello di condannare.
Se è vero che possiamo incidere poco a livello internazionale allora partiamo a livello locale: contro l’autonomia differenziata, sulla sanità allo sbando, per una politica diversa nei comuni di Termoli e Campobasso, ecc. Dunque mettiamoci al lavoro.☺

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