Aspettative
25 Maggio 2017
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Aspettative

“Dovevamo chiamarla “flessibilità”, parola ambigua che evocava l’immagine di cose leggere e forti, il legno dell’arco e le chiome piegate dei giunchi al vento” (Michela Murgia). Invece è diventata “precarietà” la parola che esprime lo spirito del nostro tempo: l’ incertezza del futuro – ma anche del presente -, la provvisorietà, l’assenza di speranza invadono tutti i settori, imponendosi anche come modo di pensare e vedere il mondo.

Non deve stupire quindi che, anche in una giornata festiva quale la Pasqua, ci siano persone disposte a destinare il loro tempo alla “sala giochi”, e “divertirsi” (?) con le slot machine [pronuncia: slot-mascìn]! Stiamo ancora parlando di gioco d’azzardo.

Il nome slot machine prende origine da slot, vale a dire la fessura attraverso la quale venivano inseriti gettoni o monete che determinavano l’avvio della “macchina”. Qualche anno fa l’avremmo chiamata “gettoniera”; oggi il termine potrebbe ancora essere usato per indicare un “distributore automatico”, che per la stragrande maggioranza delle persone rappresenta l’inatteso colpo di fortuna! Non carte da gioco, fiche o roulette bensì una semplice macchina elettronica che nei molteplici tentativi dell’utente propone una combinazione di simboli che a volte potrebbe rivelarsi quella giusta per ottenere un premio in denaro.

Purtroppo la febbre del gioco, facilitata dalla semplicità di uso della macchina, aumenta sempre più; e non sembri esagerato il paragone con i ragazzi napoletani che Roberto Saviano descrive ne La paranza dei bambini, per i quali “fare soldi subito era il loro pensiero, il domani non esisteva. Appagare ogni desiderio, al di là di qualsiasi bisogno”. Non valgono come deterrente le statistiche sulle condizioni economiche della società italiana, sul divario tra ricchi e poveri, includendo in quest’ultima categoria anche fasce di popolazione fino a ieri abituate ad una vita dignitosa. E la mancanza di denaro significa anche insicurezza, precarietà e fragilità relazionale.

È una povertà che porta con sé nuovi pericoli, quali la sfiducia e l’ esclusione sociale, ed alimenta invece una visione rinunciataria e fatalista. Ben attecchiscono allora i miraggi della vincita facile, del rischio, del colpo di fortuna. Provare una partita alla slot machine, magari con una piccola vincita iniziale, invoglia a proseguire su questa strada, affidandosi al caso e alla “buona sorte”, perdendo di vista il percorso che si sta compiendo.

Nella condizione di precarietà in cui ci troviamo immersi oggi, bisogni e desideri sono sovrapponibili: nella nostra società casa, lavoro, famiglia, quelli che un tempo erano considerati punti di rifermento stabili e normali bisogni si sono trasformati, negli ultimi anni, in desideri, perché non costituiscono più garanzie come avveniva per le generazioni precedenti. La combinazione fortuita che può verificarsi durante una partita alle slot machine reca l’illusione di potersi risollevare da una condizione di deprivazione, porta con sé anche il sogno di migliorarsi; poggia però sull’effimero e sull’inconsistente.

Se non siamo noi singoli individui a porci dei limiti, attraverso una personale presa di consapevolezza, la realtà esterna troppo spesso ci convince che i limiti possono essere superati o addirittura che non ci siano. Dovremmo invece comprendere che è necessario un equilibrio tra bisogni, desideri e aspettative: una insoddisfazione continua è il frutto della mancanza di obiettivi, della percezione del proprio vivere svincolata da qualsiasi realistica visione: chi è sempre insoddisfatto non può che consumare e consumarsi. Vale la pena affidarsi al caso, alla slot machine?

“Le aspettative sono solo desideri sporchi di paura: passiamo una vita nell’attesa di raggiungere quel che ci proponiamo di fare. Dalle aspettative germoglia la speranza e, se non si sta attenti, appassisce e si tramuta in delusione” (Mario De Maglie).

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