Assistenza agli anziani non-autosufficienti
7 Marzo 2024
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Assistenza agli anziani non-autosufficienti

Una riforma è tale quando si pone come obiettivo quello di avviare un profondo, incisivo e complessivo rinnovamento, generale o di un suo settore specifico, dopo avere verificato e valutato i cambiamenti socio-assistenziali e culturali che hanno interessato la società, i potenziali utenti incidendo sui loro bisogni, la disponibilità di operatori professionalmente capaci di adempiere anche ai nuovi compiti previsti e il loro addestramento e le strutture e i servizi socio-assistenziali necessarie/i. Il Decreto attuativo della Legge delega sulla non-autosufficienza (L. 23 marzo 2023, n. 33) sé è imbattuto, in proposito, in forti difficoltà.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha posto come obiettivo un complessivo rinnovamento di tale settore di modo che lo stesso potesse rispondere in modo efficiente e soddisfacente ai diversificati e personalizzati bisogni socio-assisten- ziali che gli anziani non-autosufficienti e le loro famiglie vanno ponendo. Una riforma coerente con tale indicazione deve: trasformare l’assistenza vigente in un settore integrato superando lo ‘spezzettamento’ in interventi sociali, sanitari e monetari (erogati dall’INPS); e cioè appropriarsi di un approccio che pone al centro la persona sofferente e la sua famiglia e la sua cura e non un corpo o una sua parte. La legge 33/2023 prevede un sistema socio-assistenziale nazionale per la popolazione anziana non-autosuffi- ciente (SNAA) e una programmazione integrata di tutti i servizi pubblici per la non-autosufficienza a livello centrale, regionale e locale. Tale programmazione deve tenere conto delle indicazioni del Governo.
Il Decreto non parla, invece, di programmazione integrata dell’insieme delle misure ma solo dei servizi e degli interventi. Si annulla nei fatti il SNAA. Non fungeranno, perciò, da guida i criteri standard utilizzati a livello internazionale che validano una riforma dell’assistenza agli anziani: un settore integrato, guidato da logiche e modelli unitari; un settore con un grado di autonomia rispetto ai settori componenti il Welfare. Il Decreto disattende anche gli inviti delle Raccomandazioni comunitarie a uniformare, pur nel rispetto della normativa nazionale, il settore assistenza anziani non-autosufficienti e a tenere conto delle esperienze comunitarie.
Cambiano le valutazioni della condizione della non-autosuffienza a cui sono legate le prestazioni. Si riducono a due: una valutazione di competenza statale e una valutazione di competenza regionale. Sono strettamente correlati volendo garantire la continuità assistenziale. Come ciò si concretizzerà è rimandato a successivi provvedimenti.
La legge n. 33/2023, stante la debolezza documentata dell’assistenza a domicilio, in special modo, l’assistenza a domicilio per i non-autosufficienti, ne prevede la riforma. Il Decreto ignora tali indicazioni. Prevede solo un coordinamento tra interventi sociali e interventi sanitari in essere erogati dal servizio domiciliare senza specificarne la durata degli stessi e quali siano gli operatori coinvolti. E, soprattutto, si ‘dimentica’ di individuare quali siano i bisogni, vecchi e nuovi, degli anziani non-autosufficienti a cui si deve dare risposta. Si eleverebbero, qualitativamente, servizi e prestazioni. Si rimane ‘schiavi’ dell’assistenzialismo tradizionale. Gli interventi che vengono erogati oggi sono l’ADI (assistenza domiciliare integrata), in capo alle ASL. Erogano prestazioni infermieristiche, temporalmente limitate, senza prendere in carico la persona e la famiglia. Sono servizi che rispondono, non sempre sufficientemente, anche agli anziani autosufficienti. I servizi residenziali non sono presi in considerazioni ma rinviati a un futuro decreto. Fatti recenti mostrano come interventi strutturali e socio-assistenziali siano da subito necessari. La legge riforma l’indennità di accompagnamento fissandola in 513 euro mensili senza vincoli d’uso. Il Decreto la ignora. Si stanziano 500 milioni di euro per il biennio 2025-26.☺

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