atene genova e campobasso di Famiano Crucianelli | La Fonte TV
Grande è il caos sotto il cielo, la situazione è eccellente. Così amava ripetere il “grande timoniere cinese” alla fine degli anni 60. Oggi il caos non è minore, pure la situazione è tutt’altro che eccellente. In questi nostri difficili anni né le guerre, né la povertà sono mai uscite dalla storia, pure l’impotenza e la disperazione del popolo greco danno un’amarezza e una rabbia unica. Ieri un intero popolo quello greco ha dovuto sopportare una dittatura militare per interessi geopolitici, poi ha subito una classe dirigente domestica piena d’imbroglioni e di ladri che pur tuttavia ha sempre partecipato agli incontri nobili di Bruxelles, oggi quello stesso popolo deve subire l’accanimento di una tecnocrazia europea e l’ottusità della coppia Sarkozy-Merkel che sta portando quel paese che ha battezzato la nostra civiltà, sotto la soglia di sopravvivenza.
In questi ultimi due anni sotto gli imperativi del Fondo monetario internazionale e di un’Europa miope e cinica si sono tagliati salari, pensioni, posti di lavoro e si è pianificato un prestito al tasso usuraio del 5%. Il risultato di questa odiosa e dissennata politica è sotto gli occhi di tutti: il reddito medio di un cittadino greco è ormai di seicento euro non è chiaro se lordi o netti, lo stato sociale è ormai un ricordo, nessuno vuole più i titoli di stato greci a garanzia del debito pubblico, crescita e sviluppo sono parole vuote. Nulla si è fatto per incidere sui problemi strutturali di quel paese a partire da un’evasione e un’esportazione di capitali che ormai è oltre il 30%, nulla si è fatto per colpire le responsabilità di una classe dirigente cialtrona e corrotta. Beffa finale, ancora in questi giorni, tedeschi e francesi vogliono vendere armi e tecnologie militari all’esercito greco. Il rischio è grande, la possibilità di una rivolta che comprometta la democrazia e il futuro della Grecia è più che realistica, ma sarebbe grave e sciocco pensare che il problema sia solo dei greci.
Da quei palazzi incendiati di Atene viene un ammonimento a tutta l’Europa, da quelle manifestazioni rabbiose e impotenti vengono diversi chiari messaggi. Siamo ormai a un bivio chiaro e ineludibile: se l’Europa non supera la sua dimensione finanziaria e non mette in un angolo la logica burocratico-autoritaria del direttorio Merkel-Sarkozy sarà inevitabile il ritorno alle miserie dei nazionalismi e alle guerre fra poveri. L’Europa dei cittadini è la sola via perché il sogno europeo non si trasformi in un incubo europeo. Perché l’Europa possa non ridursi a una semplice espressione geografica, è decisivo che vi sia una vera europeizzazione dal sistema politico, dei sindacati e dei diritti. In secondo luogo il dramma greco ci dice molto di un grande problema che rappresenta la più grande ingiustizia dei nostri tempi, ovvero le enormi e crescenti diseguaglianze sociali fra i paesi e all’interno dei diversi paesi. Di fronte alla crisi non siamo tutti uguali, una minoranza si è arricchita e continua ad arricchirsi. In Italia il 10% dei cittadini possiede il 50% della ricchezza prodotta, in Italia come negli Stati Uniti la differenza di retribuzione fra lavoratore e manager privati e pubblici si è moltiplicata in questi ultimi decenni per cento, in Svizzera i forzieri delle banche sono stracolmi di capitali fuggiti dai paesi là dove vengono prodotti. Questa situazione di concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi non è solo una piaga sociale, ma anche un buco nero che rischia di compromettere l’intero sistema economico-finanziario globale.
Infine, la Grecia tragicamente evoca una grande questione che è particolarmente acuta a casa nostra: la politica. Se andiamo a scavare, passando dalla montagna al topolino potremmo dire che Atene chiama Genova. Mi riferisco alle primarie del Pd, a proposito delle quali sono state dette montagne di fesserie. A Genova non hanno vinto SEL, Vendola, Don Gallo, ultimo Burlando e tanti altri, perché se così fosse SEL dovrebbe essere il primo partito italiano e Vendola prossimo presidente del consiglio, tutte ipotesi evidentemente prive di fondamenta. In realtà le primarie a Genova, Milano, Napoli, Cagliari e in tanti piccoli altri centri evidenziano sempre lo stesso fatto: la ribellione dei cittadini verso una classe politica priva di credibilità, il rifiuto di partiti ridotti a consorterie e il disgusto per una politica che è interesse particolare e privato. Ogni partito che abbia vinto o perso nella competizione elettorale ha chiuso gli occhi per non vedere questa ferita profonda della democrazia. Se non si trova un nuovo interprete politico si può rapidamente degenerare in sfiducia e produrre un distruttivo cortocircuito della democrazia. In questo senso Genova chiama Campobasso.
Il Molise è uno dei laboratori più pericolosi di questa avanzata decomposizione del sistema politico. I fatti sono di un’eloquenza disarmante. Nelle ultime regionali ha votato poco più del 50% degli aventi diritto. Vi sono partiti che hanno perso tutte le ultime elezioni, da Termoli a Campobasso sino alle regionali, partiti che hanno disperso consensi elettorali, militanti, iscritti e pur tuttavia i vertici di quei partiti sono inamovibili. Il trasformismo e il clientelismo sono divenute le regole ordinarie della politica molisana. La vita democratica e istituzionale dell’intera regione Molise è ridotta da tempo ad amministrazione clientelare e personale, pur tuttavia nella politica e nelle istituzioni nulla sembra muoversi, al più abbiamo dei falsi movimenti con qualche rarissima e lodevole eccezione. In questa situazione ribellarsi non solo è giusto, ma è anche un dovere fondamentale.
Per diversi secoli, quando la civiltà aveva abbandonato la nostra Europa, alcuni monaci in povertà, in silenzio e in contrasto con i fasti della Chiesa di Roma, conservarono la memoria della scienza e della cultura e tennero aperto il viottolo del sapere e della conoscenza. Per alcuni versi noi rischiamo di cadere entro un moderno e pericoloso medioevo e la decadenza della politica ne è il sintomo più chiaro: prima che sia tardi è bene che le persone di buona volontà si assumano le loro responsabilità.☺
famiano.crucianelli@tiscali.it
Grande è il caos sotto il cielo, la situazione è eccellente. Così amava ripetere il “grande timoniere cinese” alla fine degli anni 60. Oggi il caos non è minore, pure la situazione è tutt’altro che eccellente. In questi nostri difficili anni né le guerre, né la povertà sono mai uscite dalla storia, pure l’impotenza e la disperazione del popolo greco danno un’amarezza e una rabbia unica. Ieri un intero popolo quello greco ha dovuto sopportare una dittatura militare per interessi geopolitici, poi ha subito una classe dirigente domestica piena d’imbroglioni e di ladri che pur tuttavia ha sempre partecipato agli incontri nobili di Bruxelles, oggi quello stesso popolo deve subire l’accanimento di una tecnocrazia europea e l’ottusità della coppia Sarkozy-Merkel che sta portando quel paese che ha battezzato la nostra civiltà, sotto la soglia di sopravvivenza.
In questi ultimi due anni sotto gli imperativi del Fondo monetario internazionale e di un’Europa miope e cinica si sono tagliati salari, pensioni, posti di lavoro e si è pianificato un prestito al tasso usuraio del 5%. Il risultato di questa odiosa e dissennata politica è sotto gli occhi di tutti: il reddito medio di un cittadino greco è ormai di seicento euro non è chiaro se lordi o netti, lo stato sociale è ormai un ricordo, nessuno vuole più i titoli di stato greci a garanzia del debito pubblico, crescita e sviluppo sono parole vuote. Nulla si è fatto per incidere sui problemi strutturali di quel paese a partire da un’evasione e un’esportazione di capitali che ormai è oltre il 30%, nulla si è fatto per colpire le responsabilità di una classe dirigente cialtrona e corrotta. Beffa finale, ancora in questi giorni, tedeschi e francesi vogliono vendere armi e tecnologie militari all’esercito greco. Il rischio è grande, la possibilità di una rivolta che comprometta la democrazia e il futuro della Grecia è più che realistica, ma sarebbe grave e sciocco pensare che il problema sia solo dei greci.
Da quei palazzi incendiati di Atene viene un ammonimento a tutta l’Europa, da quelle manifestazioni rabbiose e impotenti vengono diversi chiari messaggi. Siamo ormai a un bivio chiaro e ineludibile: se l’Europa non supera la sua dimensione finanziaria e non mette in un angolo la logica burocratico-autoritaria del direttorio Merkel-Sarkozy sarà inevitabile il ritorno alle miserie dei nazionalismi e alle guerre fra poveri. L’Europa dei cittadini è la sola via perché il sogno europeo non si trasformi in un incubo europeo. Perché l’Europa possa non ridursi a una semplice espressione geografica, è decisivo che vi sia una vera europeizzazione dal sistema politico, dei sindacati e dei diritti. In secondo luogo il dramma greco ci dice molto di un grande problema che rappresenta la più grande ingiustizia dei nostri tempi, ovvero le enormi e crescenti diseguaglianze sociali fra i paesi e all’interno dei diversi paesi. Di fronte alla crisi non siamo tutti uguali, una minoranza si è arricchita e continua ad arricchirsi. In Italia il 10% dei cittadini possiede il 50% della ricchezza prodotta, in Italia come negli Stati Uniti la differenza di retribuzione fra lavoratore e manager privati e pubblici si è moltiplicata in questi ultimi decenni per cento, in Svizzera i forzieri delle banche sono stracolmi di capitali fuggiti dai paesi là dove vengono prodotti. Questa situazione di concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi non è solo una piaga sociale, ma anche un buco nero che rischia di compromettere l’intero sistema economico-finanziario globale.
Infine, la Grecia tragicamente evoca una grande questione che è particolarmente acuta a casa nostra: la politica. Se andiamo a scavare, passando dalla montagna al topolino potremmo dire che Atene chiama Genova. Mi riferisco alle primarie del Pd, a proposito delle quali sono state dette montagne di fesserie. A Genova non hanno vinto SEL, Vendola, Don Gallo, ultimo Burlando e tanti altri, perché se così fosse SEL dovrebbe essere il primo partito italiano e Vendola prossimo presidente del consiglio, tutte ipotesi evidentemente prive di fondamenta. In realtà le primarie a Genova, Milano, Napoli, Cagliari e in tanti piccoli altri centri evidenziano sempre lo stesso fatto: la ribellione dei cittadini verso una classe politica priva di credibilità, il rifiuto di partiti ridotti a consorterie e il disgusto per una politica che è interesse particolare e privato. Ogni partito che abbia vinto o perso nella competizione elettorale ha chiuso gli occhi per non vedere questa ferita profonda della democrazia. Se non si trova un nuovo interprete politico si può rapidamente degenerare in sfiducia e produrre un distruttivo cortocircuito della democrazia. In questo senso Genova chiama Campobasso.
Il Molise è uno dei laboratori più pericolosi di questa avanzata decomposizione del sistema politico. I fatti sono di un’eloquenza disarmante. Nelle ultime regionali ha votato poco più del 50% degli aventi diritto. Vi sono partiti che hanno perso tutte le ultime elezioni, da Termoli a Campobasso sino alle regionali, partiti che hanno disperso consensi elettorali, militanti, iscritti e pur tuttavia i vertici di quei partiti sono inamovibili. Il trasformismo e il clientelismo sono divenute le regole ordinarie della politica molisana. La vita democratica e istituzionale dell’intera regione Molise è ridotta da tempo ad amministrazione clientelare e personale, pur tuttavia nella politica e nelle istituzioni nulla sembra muoversi, al più abbiamo dei falsi movimenti con qualche rarissima e lodevole eccezione. In questa situazione ribellarsi non solo è giusto, ma è anche un dovere fondamentale.
Per diversi secoli, quando la civiltà aveva abbandonato la nostra Europa, alcuni monaci in povertà, in silenzio e in contrasto con i fasti della Chiesa di Roma, conservarono la memoria della scienza e della cultura e tennero aperto il viottolo del sapere e della conoscenza. Per alcuni versi noi rischiamo di cadere entro un moderno e pericoloso medioevo e la decadenza della politica ne è il sintomo più chiaro: prima che sia tardi è bene che le persone di buona volontà si assumano le loro responsabilità.☺
Grande è il caos sotto il cielo, la situazione è eccellente. Così amava ripetere il “grande timoniere cinese” alla fine degli anni 60. Oggi il caos non è minore, pure la situazione è tutt’altro che eccellente. In questi nostri difficili anni né le guerre, né la povertà sono mai uscite dalla storia, pure l’impotenza e la disperazione del popolo greco danno un’amarezza e una rabbia unica. Ieri un intero popolo quello greco ha dovuto sopportare una dittatura militare per interessi geopolitici, poi ha subito una classe dirigente domestica piena d’imbroglioni e di ladri che pur tuttavia ha sempre partecipato agli incontri nobili di Bruxelles, oggi quello stesso popolo deve subire l’accanimento di una tecnocrazia europea e l’ottusità della coppia Sarkozy-Merkel che sta portando quel paese che ha battezzato la nostra civiltà, sotto la soglia di sopravvivenza.
In questi ultimi due anni sotto gli imperativi del Fondo monetario internazionale e di un’Europa miope e cinica si sono tagliati salari, pensioni, posti di lavoro e si è pianificato un prestito al tasso usuraio del 5%. Il risultato di questa odiosa e dissennata politica è sotto gli occhi di tutti: il reddito medio di un cittadino greco è ormai di seicento euro non è chiaro se lordi o netti, lo stato sociale è ormai un ricordo, nessuno vuole più i titoli di stato greci a garanzia del debito pubblico, crescita e sviluppo sono parole vuote. Nulla si è fatto per incidere sui problemi strutturali di quel paese a partire da un’evasione e un’esportazione di capitali che ormai è oltre il 30%, nulla si è fatto per colpire le responsabilità di una classe dirigente cialtrona e corrotta. Beffa finale, ancora in questi giorni, tedeschi e francesi vogliono vendere armi e tecnologie militari all’esercito greco. Il rischio è grande, la possibilità di una rivolta che comprometta la democrazia e il futuro della Grecia è più che realistica, ma sarebbe grave e sciocco pensare che il problema sia solo dei greci.
Da quei palazzi incendiati di Atene viene un ammonimento a tutta l’Europa, da quelle manifestazioni rabbiose e impotenti vengono diversi chiari messaggi. Siamo ormai a un bivio chiaro e ineludibile: se l’Europa non supera la sua dimensione finanziaria e non mette in un angolo la logica burocratico-autoritaria del direttorio Merkel-Sarkozy sarà inevitabile il ritorno alle miserie dei nazionalismi e alle guerre fra poveri. L’Europa dei cittadini è la sola via perché il sogno europeo non si trasformi in un incubo europeo. Perché l’Europa possa non ridursi a una semplice espressione geografica, è decisivo che vi sia una vera europeizzazione dal sistema politico, dei sindacati e dei diritti. In secondo luogo il dramma greco ci dice molto di un grande problema che rappresenta la più grande ingiustizia dei nostri tempi, ovvero le enormi e crescenti diseguaglianze sociali fra i paesi e all’interno dei diversi paesi. Di fronte alla crisi non siamo tutti uguali, una minoranza si è arricchita e continua ad arricchirsi. In Italia il 10% dei cittadini possiede il 50% della ricchezza prodotta, in Italia come negli Stati Uniti la differenza di retribuzione fra lavoratore e manager privati e pubblici si è moltiplicata in questi ultimi decenni per cento, in Svizzera i forzieri delle banche sono stracolmi di capitali fuggiti dai paesi là dove vengono prodotti. Questa situazione di concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi non è solo una piaga sociale, ma anche un buco nero che rischia di compromettere l’intero sistema economico-finanziario globale.
Infine, la Grecia tragicamente evoca una grande questione che è particolarmente acuta a casa nostra: la politica. Se andiamo a scavare, passando dalla montagna al topolino potremmo dire che Atene chiama Genova. Mi riferisco alle primarie del Pd, a proposito delle quali sono state dette montagne di fesserie. A Genova non hanno vinto SEL, Vendola, Don Gallo, ultimo Burlando e tanti altri, perché se così fosse SEL dovrebbe essere il primo partito italiano e Vendola prossimo presidente del consiglio, tutte ipotesi evidentemente prive di fondamenta. In realtà le primarie a Genova, Milano, Napoli, Cagliari e in tanti piccoli altri centri evidenziano sempre lo stesso fatto: la ribellione dei cittadini verso una classe politica priva di credibilità, il rifiuto di partiti ridotti a consorterie e il disgusto per una politica che è interesse particolare e privato. Ogni partito che abbia vinto o perso nella competizione elettorale ha chiuso gli occhi per non vedere questa ferita profonda della democrazia. Se non si trova un nuovo interprete politico si può rapidamente degenerare in sfiducia e produrre un distruttivo cortocircuito della democrazia. In questo senso Genova chiama Campobasso.
Il Molise è uno dei laboratori più pericolosi di questa avanzata decomposizione del sistema politico. I fatti sono di un’eloquenza disarmante. Nelle ultime regionali ha votato poco più del 50% degli aventi diritto. Vi sono partiti che hanno perso tutte le ultime elezioni, da Termoli a Campobasso sino alle regionali, partiti che hanno disperso consensi elettorali, militanti, iscritti e pur tuttavia i vertici di quei partiti sono inamovibili. Il trasformismo e il clientelismo sono divenute le regole ordinarie della politica molisana. La vita democratica e istituzionale dell’intera regione Molise è ridotta da tempo ad amministrazione clientelare e personale, pur tuttavia nella politica e nelle istituzioni nulla sembra muoversi, al più abbiamo dei falsi movimenti con qualche rarissima e lodevole eccezione. In questa situazione ribellarsi non solo è giusto, ma è anche un dovere fondamentale.
Per diversi secoli, quando la civiltà aveva abbandonato la nostra Europa, alcuni monaci in povertà, in silenzio e in contrasto con i fasti della Chiesa di Roma, conservarono la memoria della scienza e della cultura e tennero aperto il viottolo del sapere e della conoscenza. Per alcuni versi noi rischiamo di cadere entro un moderno e pericoloso medioevo e la decadenza della politica ne è il sintomo più chiaro: prima che sia tardi è bene che le persone di buona volontà si assumano le loro responsabilità.☺
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.