Atmosfere sospese
8 Giugno 2020
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Atmosfere sospese

L’esponente più importante dei macchiaioli – pittori precursori dell’impressionismo di cui fecero parte Silvestro Lega e Telemaco Signorini – è Giovanni Fattori.
Nato a Livorno nel 1825, prese parte alle battaglie per l’unità d’Italia collaborando con il Partito d’Azione. Trasferitosi a Firenze si iscrisse all’Accademia di Belle Arti iniziando a frequentare il noto ritrovo di artisti Caffè Michelangelo. La sua pittura andò sempre più semplificandosi arrivando a concepire la luminosità con l’effetto di macchia che caratterizza il nome del gruppo di cui faceva parte (macchiaioli appunto), con rapidi e piccoli abbozzi attraverso poche, essenziali macchie di colori. Discostandosi dalle forme accademiche, cercava di rendere la rappresentazione della realtà orientandosi verso i più umili aspetti della vita quotidiana, animali e scene di vita rustica.
Questo nuovo modo di dipingere fu uno degli argomenti più discussi dagli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo. Ma Fattori dipinse anche vari soggetti di carattere risorgimentale raffiguranti battaglie, a volte soldati che seguono con la loro presenza paesaggi Italiani. In queste opere Fattori voleva porre l’attenzione non sui valori eroici della guerra ma sulla tragica realtà di battaglie fatte di morte e feriti. La Maremma Toscana, di cui era originario, divenne uno dei soggetti preferiti e i suoi paesaggi segnati da essenzialità, colore disteso e omogeneo. I soggetti vengono definiti in modo sintetico. Morì a Firenze il 30 agosto 1908.
I colori
I dipinti sono di estrema essenzialità. “In Vedetta” è costituito da alcuni elementi: un muro bianco in diagonale, sul quale si staglia l’ombra di una figura di soldato a cavallo poco più indietro due sono di vedetta. Il soggetto militare è reso quasi astratto dall’abbagliante luce solare.
Una tavola di piccole dimensioni, “La Rotonda dei Bagni Palmieri”, è ambientata in uno stabilimento balneare sul lungomare di Livorno. L’opera è divisa in fasce: la spiaggia, l’azzurro intenso del mare, il cielo azzurro pallido, il giallo del tendone. La tavola utilizzata è allungata quasi a sottolineare la vastità dell’orizzonte.
“Il Riposo” è la descrizione del momento in cui l’uomo è abbandonato sul terreno, gambe divaricate, con le mani, ingrossate dal duro lavoro, posate sulle gambe. Alla sua sinistra la dimensione è ampliata da due buoi di razza maremmana (dalle corna arcuate), che si stagliano immobili al centro della tela con solennità statuaria, accentuata dallo scorcio dal basso. Il lato estremo è sovrastato da un grande carro rosso, anch’esso in posizione di riposo, con la stanga rialzata ed appoggiata ad un sostegno. Anche il mare, in lontananza, immoto sullo sfondo, richiama alla quiete. L’opera è definita dalla linea trasversale che l’attraversa, ove prevalgono i colori bruni e verdi, in contrasto con la vibrante tonalità della parte soleggiata. I toni frequentemente scuri sono qui attenuati dalla ricchezza della macchia di colore, distribuita in larghe zone con la finalità di non dar rilievo al personaggio, ma sottolineare il vero; ricercare le tonalità del chiaroscuro risponde alla concezione più spiccatamente fiorentina del disegno come mezzo intellettuale per comprendere la realtà.
Il verismo italiano si distanzia dalla fugacità della visione impressionista e si cimenta in temi di carattere sociale, assegnando all’arte anche una funzione politica. L’artista conferma la fissità del rapporto dell’uomo con la natura e in quest’opera, “Il Riposo” sembra alitare un‘atmosfera sospesa, l’attesa di qualcosa che verrà.☺

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