Ballando con le stelle
Ieri sera guardavo Ballando con le stelle ma solo perché volevo assistere all’esibizione di Oney Tapia. L’atleta paralimpico, classe 1976, non vedente, in coppia con Veera Kinnunen fa l’en plein: 50 punti. Ma non pensate a 50 punti regalati per il suo handicap: è stata una esibizione straordinaria per l’empatia che ogni volta la coppia regala al pubblico, per la capacità (di lui) di calarsi in un ruolo non suo. Vedere un omone di un metro e novanta, per oltre cento chili di peso, ballare un valzer con la leggerezza di un ballerino, vedere le sue mani cercare con le mani il punto per sollevare la sua compagna, e poi seguirlo nella sua esibizione ha emozionato non solo me ma credo anche tutti coloro che lo hanno visto. Eppure fino a sette anni fa Tapia era un atleta che giocava a rugby e a baseball, e per mantenere se stesso e la sua famiglia faceva altro.
Ecco la sua storia: Tapia non è non vedente dalla nascita, ma ha perso la vista nel 2011 in seguito ad un incidente sul lavoro. Arrivato da Cuba nel 2002 per essere ingaggiato da una squadra di baseball veneta, nella culla del rugby italiano ha scoperto la palla ovale e dal 2009 ha iniziato a giocare per il club di Treviglio. Sia il baseball che il rugby di provincia non sono però certo sport in grado di garantire un reddito e così Tapia, per vivere, ha trovato lavoro come giardiniere presso una cooperativa. Impiego che ha portato avanti fino al 2011, quando durante un intervento di potatura a Lodi è stato vittima di un pauroso incidente. Mentre era arrampicato su un albero, è stato colpito alla testa da un grosso ramo che ha danneggiato in maniera irreversibile i centri nervosi responsabili della vista.
“Anche se l’avevo già intuito – ha raccontato il 37enne in un’intervista – i medici mi spiegarono che non avrei mai più visto. All’inizio fu terribile, ma mi feci forza e cominciai a calarmi in questa nuova realtà”. Una volta trasferito dal Niguarda di Milano all’ospedale di Bergamo, Tapia è entrato in contatto con le associazioni di non vedenti. In particolare quelle sportive che lo hanno introdotto al gioco del “Goalball”, una disciplina nata come strumento di riabilitazione per i veterani della Seconda guerra mondiale e che dal 1980 fa parte del programma delle Paralimpiadi.
Il gioco consiste in una specie di pallamano giocata in terra utilizzando una palla che contiene sonagli metallici capaci di emettere suoni che guidano i giocatori nelle loro mosse. “All’inizio – ha raccontato ancora Tapia – ridevo quando mi dicevano quante cose possono fare i non vedenti. Non mi sembrava possibile, anche perché quello era stato un mondo a me totalmente estraneo fino a quel momento. E invece ho scoperto quante cose si possono fare pur avendo questo tipo di handicap”. Dopo essersi laureato campione italiano di Goalball con la “Omero Bergamo”, è stato anche nella nazionale italiana che ha conquistato il terzo posto agli europei del 2013.
Instancabile, Tapia si è dato quindi al judo prima di approdare al lancio del disco dove l’atleta italo-cubano ha conquistato la medaglia d’argento alle Paralimpiadi.
La dimensione di non vedente, ha confessato durante un’intervista, sembra quasi avergli svelato una nuova dimensione di vita. “Sinceramente – ha spiegato – non farei cambio con uno che ci vede. Ormai ho visto tutto quello c’era da vedere e credo che questa esperienza mi stia arricchendo. Certo, non nego che ci sono alti e bassi, ma sono una persona con una grande forza d’animo e non mi lascio abbattere facilmente”.
Sono queste le emozioni che mi dà lo sport. Vedere uomini, donne, fare cose tanto diverse. Provate a pensare alla forza di volontà che ci vuole nel passare da persona “normale” a non vedente da un giorno all’altro, senza per questo perdere di vista la propria umanità e capacità di interfacciarsi con gli altri. Ieri sera lo ascoltavo mentre scherzava con Bebe Vio, altra icona dello Sport, famosa in tutto il mondo per le sue medaglie alle ultime Olimpiadi.
Sapete… non meravigliatevi se fra qualche settimana vedrete a Ballando sotto le Stelle, come ospite d’onore, ballare lei… in fondo qual è la difficoltà nel ballare per una ragazzina che ha vinto due medaglie d’oro alle Paraolimpiadi, ah sì… dimenticarsi di non avere né braccia né gambe.
