bibbia
17 Aprile 2010 Share

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Parlare oggi della Bibbia vuol dire parlare del libro più diffuso nel mondo e, forse, più letto non solo come libro della fede cristiana, ma come libro di cultura. Quest’anno compie 400 anni la traduzione della Bibbia in italiano dell’oriundo lucchese, e protestante, Giovanni Diodati. Riportiamo di seguito una scheda tratta da un testo della Società biblica britannica e forestiera di Roma (la organizzazione evangelica che stampa in molte lingue la Bibbia e in essa collaborano cattolici e ortodossi) in occasione dell’anniversario della Diodatina.

La Bibbia di Giovanni Diodati è la traduzione classica delle Scritture per il protestantesimo di lingua italiana e, in assoluto, la più antica versione italiana che abbia avuto continuità di lettura ininterrotta dalla sua prima pubblicazione fino al giorno d’oggi.

Certamente già nel Medioevo ci sono testimonianze di traduzioni di testi biblici in italiano tramandate da codici manoscritti. Fu però durante l’Umanesimo e il Rinascimento che si ebbero le prime traduzioni complete, ad opera del monaco Niccolò Malermi sulla base del testo latino nel 1471 e dell’evangelico fiorentino Antonio Brucioli sui testi originali in ebraico e greco nel 1532. Entrambe le edizioni scomparvero ben presto dalla circolazione in base alle disposizioni del Concilio di Trento che indicava la versione Vulgata, in latino, come l’unico testo della Bibbia consentito e proibiva la lettura e il possesso di traduzioni in italiano.

Con la Riforma del XVI secolo, però, si era ormai affermata l’urgenza di leggere i testi delle Scritture nelle lingue nazionali: per il principio del “Sola Scriptura”, infatti, la Bibbia era l’autorità in base alla quale vivere la propria fede e riformare la chiesa. Era dunque importante che ogni credente potesse leggerne i testi nella propria lingua.

Ad offrire questa possibilità agli italiani fu il teologo e linguista Giovanni Diodati (1576-1649), nato a Ginevra ma “di nazion lucchese”, discendente di una famiglia che a metà del XVI secolo, insieme ad altri notabili della città, fu costretta a lasciare Lucca e a rifugiarsi nella città di Calvino a causa della propria fede protestante. Diodati studiò presso l’Accademia di Ginevra dove fu poi professore di lingua ebraica e di teologia. La sua fama è però legata alla traduzione in lingua italiana della Bibbia che egli pubblicò nel 1607 con l’intento di offrire ai suoi compatrioti un testo comprensibile e fedele agli originali ebraici e greci. Stampata dall’editore ginevrino Jean des Tournes, la Bibbia ha dimensioni abbastanza maneggevoli, pensate per una possibile evangelizzazione dell’Italia, ed è corredata da note esplicative. Sul frontespizio compare la figura di un seminatore, evidente richiamo alla parabola evangelica che invita a spargere il seme della Parola, e il motto “Son art en Dieu” (la sua arte in Dio).

A questa prima edizione, Diodati ne fece seguire una seconda nell’anno 1641, rivista in base a una riflessione più matura del traduttore e ampliata nelle note. Il formato è decisamente più voluminoso, pensato per la consultazione degli studiosi e per l’uso nelle chiese e in famiglia.

La Diodati ha avuto una storia avventurosa. Diffusa clandestinamente per secoli, vietata dalle autorità ecclesiastiche cattoliche – ancora nel 1925 il Sant’Uffizio ne proibiva l’uso -, sequestrata dalle autorità pubbliche, bruciata sui roghi insieme agli “eretici”, essa divenne sempre più la Bibbia dei protestanti di lingua italiana. Nell’Ottocento fu diffusa in Italia dalla Società biblica britannica e forestiera di Londra, che ne pubblicò una propria edizione nel 1808. Durante il Risorgimento essa fu stampata, limitatamente al Nuovo Testamento, a Roma nel 1849, durante il breve periodo repubblicano, come segno di libertà civile e religiosa; quando il papa rientrò nella città, ne fece requisire migliaia di copie per bruciarle in un cortile interno del Vaticano. I “colportori” evangelici (predicatori itineranti impegnati nella diffusione della Bibbia) seguirono i Mille e, nel 1860, aprirono un deposito a Palermo. Nello stesso anno il Nuovo Testamento del Diodati fu per la prima volta pubblicato in Italia dall’editrice protestante Claudiana. Nel 1870, nello stesso giorno della Breccia di Porta Pia, i colportori della Società biblica britannica e forestiera entrarono a Roma e cominciarono la diffusione della Bibbia, gettando il seme dal quale sarebbero germogliate le chiese evangeliche della capitale.

A causa dell’evoluzione della lingua e del conseguente invecchiamento dell’italiano utilizzato dalla prima traduzione, la Diodati fu sottoposta, a partire dal Settecento, ad alcune revisioni. Nel Novecento, un gruppo di studiosi, presieduto da Giovanni Luzzi, procedette a una revisione che, oltre ad aggiornare la lingua italiana, pose a confronto il testo della Diodati con manoscritti originali precedentemente sconosciuti. Nel 1924 venne dunque data alle stampe la versione nota come “Riveduta” del Luzzi. Un’ulteriore revisione è avvenuta nel 1994 ed è nota come “Nuova Riveduta”.

Vale la pena ricordare che la Bibbia del Diodati, nella versione del 1641, è stata riproposta al pubblico italiano, nel 1999, nella prestigiosa collana dei Meridiani Mondadori. curata da Michele Ranchettin e Milka Ventura Avanzinelli (e saggi di altri autori, tra cui lo storico della Riforma Emidio Campi); la ristampa permette di accedere al testo migliore della Diodatina, accompagnato da una ricca selezione di note dell’autore. ☺

g.anziani@libero.it

 

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