Lo squallore e l’infimo livello della politica nazionale stanno allontanando sempre di più la gente dagli impegni di natura pubblica, ma stanno anche distruggendo l’immagine della nostra Nazione all’estero. Non passa giorno che lo psiconano non attacchi la Magistratura o cerchi di intaccare i cardini della Costituzione e della Democrazia, mandando in avanscoperta i piccoli paggetti che ha fatto eleggere in Parlamento con una legge elettorale da vergogna. Le varie opposizioni, ad oggi, non riescono a coalizzarsi e sviluppare una linea comune che ponga un freno alla deriva democratica e populista alla quale ci sta portando questo piccolo governo, costituito da mezze figure.
Ma cambiare si può, anzi si deve, come hanno ribadito i Vescovi italiani preoccupati dal degrado morale, culturale e sociale della classe politica italiana. Non possiamo continuare a sentire solo questioni personali, rivendicazioni squallide o sgambetti per posizionamenti tattici: il Paese è bloccato da mesi per conflitti e interessi di parte. Disoccupazione, mercato del lavoro, redditi e famiglie in difficoltà sembrano temi di scarso interesse e non i veri problemi dell’Italia.
Dopo un lungo periodo di silenzio, se non di indiretta acquiescenza, sembra svegliarsi la Chiesa che di fronte a quotidiani scandali non poteva più tacere. Nella prolusione al Consiglio permanente della CEI il card. Bagnasco ha affermato: “Siamo angustiati per l’Italia. Siamo al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole e a quella divisione astiosa che è l’anticamera dell’implosione. Si declassano i problemi reali e le urgenze del Paese, si cercano finti trofei per non allungare lo sguardo sul bene comune”.
Bisogna voltare totalmente pagina, cambiare modi di vita e riporre al centro la questione morale. L’Italia ha oggi necessità assoluta di una nuova leva di giovani e di cattolici impegnati in politica. Lo aveva auspicato anche il Santo Padre a Cagliari.
Non è più il tempo delle liturgie o di spazi avulsi dalla realtà: bisogna buttarsi nell’agone ed investire il proprio patrimonio di credibilità per rendere più credibile la politica. Non si può o non possiamo più vivere di rendita o di piccoli bizantinismi. Bisogna formare una nuova classe politica all’impegno comune che guardi alle esigenze della gente, ai bisogni reali, alle necessità vere delle famiglie.
Il vuoto culturale e morale è di tutta la classe dirigente politica, investe anche il cosiddetto centrosinistra. Curzio Maltese, in una nota, ha magistralmente evidenziato che oggi a guidare il Partito Democratico è la vecchia classe burocratica del PCI che non ha né le intuizioni politiche dei vecchi compagni, né il carisma dei vecchi dirigenti. Come nella diaspora della Democrazia Cristiana sono saliti ai posti di comando le terze o quarte schiere, così oggi nel Partito Democratico sono nella stanza del comando piccoli e mediocri ex funzionari del PCI.
Se analizziamo la situazione regionale il dato è ancora più imbarazzante: vanno in giro meschine figure e figuri che ancora pensano di essere gli unici depositari della cultura e guardano dall’alto in basso la gente; ancora pensano di fare politica solo attaccando gli avversari sul piano personale e senza mai fare una proposta; ancora pensano di prendere in giro l’elettorato con i valzer di Roberto Ruta o con il teatro del mimo di Danilo Leva.
Una opposizione regionale, fatto salvo l’amico comune Michele Pietraroia, che si è venduta per meno di un piatto di lenticchie, non è credibile per essere classe dirigente. Questa gente va spazzata via unitamente a tutta quella parte della classe politica e dirigenziale del centrodestra che, insieme, hanno portato alla rovina la Regione Molise.
È tempo, come ha più volte evidenziato padre GianCarlo, che i molisani si assumano le proprie responsabilità e non sperino sempre che gli altri risolvano i problemi. Se in Italia va nuovamente lanciato l’appello di don Luigi Sturzo ai liberi forti, nel Molise l’appello è ai liberi, forti e coraggiosi.☺
riformista85@libero.it
Lo squallore e l’infimo livello della politica nazionale stanno allontanando sempre di più la gente dagli impegni di natura pubblica, ma stanno anche distruggendo l’immagine della nostra Nazione all’estero. Non passa giorno che lo psiconano non attacchi la Magistratura o cerchi di intaccare i cardini della Costituzione e della Democrazia, mandando in avanscoperta i piccoli paggetti che ha fatto eleggere in Parlamento con una legge elettorale da vergogna. Le varie opposizioni, ad oggi, non riescono a coalizzarsi e sviluppare una linea comune che ponga un freno alla deriva democratica e populista alla quale ci sta portando questo piccolo governo, costituito da mezze figure.
Ma cambiare si può, anzi si deve, come hanno ribadito i Vescovi italiani preoccupati dal degrado morale, culturale e sociale della classe politica italiana. Non possiamo continuare a sentire solo questioni personali, rivendicazioni squallide o sgambetti per posizionamenti tattici: il Paese è bloccato da mesi per conflitti e interessi di parte. Disoccupazione, mercato del lavoro, redditi e famiglie in difficoltà sembrano temi di scarso interesse e non i veri problemi dell’Italia.
Dopo un lungo periodo di silenzio, se non di indiretta acquiescenza, sembra svegliarsi la Chiesa che di fronte a quotidiani scandali non poteva più tacere. Nella prolusione al Consiglio permanente della CEI il card. Bagnasco ha affermato: “Siamo angustiati per l’Italia. Siamo al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole e a quella divisione astiosa che è l’anticamera dell’implosione. Si declassano i problemi reali e le urgenze del Paese, si cercano finti trofei per non allungare lo sguardo sul bene comune”.
Bisogna voltare totalmente pagina, cambiare modi di vita e riporre al centro la questione morale. L’Italia ha oggi necessità assoluta di una nuova leva di giovani e di cattolici impegnati in politica. Lo aveva auspicato anche il Santo Padre a Cagliari.
Non è più il tempo delle liturgie o di spazi avulsi dalla realtà: bisogna buttarsi nell’agone ed investire il proprio patrimonio di credibilità per rendere più credibile la politica. Non si può o non possiamo più vivere di rendita o di piccoli bizantinismi. Bisogna formare una nuova classe politica all’impegno comune che guardi alle esigenze della gente, ai bisogni reali, alle necessità vere delle famiglie.
Il vuoto culturale e morale è di tutta la classe dirigente politica, investe anche il cosiddetto centrosinistra. Curzio Maltese, in una nota, ha magistralmente evidenziato che oggi a guidare il Partito Democratico è la vecchia classe burocratica del PCI che non ha né le intuizioni politiche dei vecchi compagni, né il carisma dei vecchi dirigenti. Come nella diaspora della Democrazia Cristiana sono saliti ai posti di comando le terze o quarte schiere, così oggi nel Partito Democratico sono nella stanza del comando piccoli e mediocri ex funzionari del PCI.
Se analizziamo la situazione regionale il dato è ancora più imbarazzante: vanno in giro meschine figure e figuri che ancora pensano di essere gli unici depositari della cultura e guardano dall’alto in basso la gente; ancora pensano di fare politica solo attaccando gli avversari sul piano personale e senza mai fare una proposta; ancora pensano di prendere in giro l’elettorato con i valzer di Roberto Ruta o con il teatro del mimo di Danilo Leva.
Una opposizione regionale, fatto salvo l’amico comune Michele Pietraroia, che si è venduta per meno di un piatto di lenticchie, non è credibile per essere classe dirigente. Questa gente va spazzata via unitamente a tutta quella parte della classe politica e dirigenziale del centrodestra che, insieme, hanno portato alla rovina la Regione Molise.
È tempo, come ha più volte evidenziato padre GianCarlo, che i molisani si assumano le proprie responsabilità e non sperino sempre che gli altri risolvano i problemi. Se in Italia va nuovamente lanciato l’appello di don Luigi Sturzo ai liberi forti, nel Molise l’appello è ai liberi, forti e coraggiosi.☺
Lo squallore e l’infimo livello della politica nazionale stanno allontanando sempre di più la gente dagli impegni di natura pubblica, ma stanno anche distruggendo l’immagine della nostra Nazione all’estero. Non passa giorno che lo psiconano non attacchi la Magistratura o cerchi di intaccare i cardini della Costituzione e della Democrazia, mandando in avanscoperta i piccoli paggetti che ha fatto eleggere in Parlamento con una legge elettorale da vergogna. Le varie opposizioni, ad oggi, non riescono a coalizzarsi e sviluppare una linea comune che ponga un freno alla deriva democratica e populista alla quale ci sta portando questo piccolo governo, costituito da mezze figure.
Ma cambiare si può, anzi si deve, come hanno ribadito i Vescovi italiani preoccupati dal degrado morale, culturale e sociale della classe politica italiana. Non possiamo continuare a sentire solo questioni personali, rivendicazioni squallide o sgambetti per posizionamenti tattici: il Paese è bloccato da mesi per conflitti e interessi di parte. Disoccupazione, mercato del lavoro, redditi e famiglie in difficoltà sembrano temi di scarso interesse e non i veri problemi dell’Italia.
Dopo un lungo periodo di silenzio, se non di indiretta acquiescenza, sembra svegliarsi la Chiesa che di fronte a quotidiani scandali non poteva più tacere. Nella prolusione al Consiglio permanente della CEI il card. Bagnasco ha affermato: “Siamo angustiati per l’Italia. Siamo al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole e a quella divisione astiosa che è l’anticamera dell’implosione. Si declassano i problemi reali e le urgenze del Paese, si cercano finti trofei per non allungare lo sguardo sul bene comune”.
Bisogna voltare totalmente pagina, cambiare modi di vita e riporre al centro la questione morale. L’Italia ha oggi necessità assoluta di una nuova leva di giovani e di cattolici impegnati in politica. Lo aveva auspicato anche il Santo Padre a Cagliari.
Non è più il tempo delle liturgie o di spazi avulsi dalla realtà: bisogna buttarsi nell’agone ed investire il proprio patrimonio di credibilità per rendere più credibile la politica. Non si può o non possiamo più vivere di rendita o di piccoli bizantinismi. Bisogna formare una nuova classe politica all’impegno comune che guardi alle esigenze della gente, ai bisogni reali, alle necessità vere delle famiglie.
Il vuoto culturale e morale è di tutta la classe dirigente politica, investe anche il cosiddetto centrosinistra. Curzio Maltese, in una nota, ha magistralmente evidenziato che oggi a guidare il Partito Democratico è la vecchia classe burocratica del PCI che non ha né le intuizioni politiche dei vecchi compagni, né il carisma dei vecchi dirigenti. Come nella diaspora della Democrazia Cristiana sono saliti ai posti di comando le terze o quarte schiere, così oggi nel Partito Democratico sono nella stanza del comando piccoli e mediocri ex funzionari del PCI.
Se analizziamo la situazione regionale il dato è ancora più imbarazzante: vanno in giro meschine figure e figuri che ancora pensano di essere gli unici depositari della cultura e guardano dall’alto in basso la gente; ancora pensano di fare politica solo attaccando gli avversari sul piano personale e senza mai fare una proposta; ancora pensano di prendere in giro l’elettorato con i valzer di Roberto Ruta o con il teatro del mimo di Danilo Leva.
Una opposizione regionale, fatto salvo l’amico comune Michele Pietraroia, che si è venduta per meno di un piatto di lenticchie, non è credibile per essere classe dirigente. Questa gente va spazzata via unitamente a tutta quella parte della classe politica e dirigenziale del centrodestra che, insieme, hanno portato alla rovina la Regione Molise.
È tempo, come ha più volte evidenziato padre GianCarlo, che i molisani si assumano le proprie responsabilità e non sperino sempre che gli altri risolvano i problemi. Se in Italia va nuovamente lanciato l’appello di don Luigi Sturzo ai liberi forti, nel Molise l’appello è ai liberi, forti e coraggiosi.☺
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