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caro mohammed | La Fonte TV
Caro Mohammed,
ora che sei tornato in Tunisia a testa alta,
ora che sei diventato cittadino italiano per amore,
ora che hai un lavoro dignitoso che ti rende autonomo,
ora che da quell’aereo guarderai l’Italia piccola, piccola,
ora che hai attraversato le maglie strette di una legge razzista,
ora che le lacrime ti solcheranno il viso, alla vista della tua amata sorella,
ora che dovrai cercare parole per raccontare la droga, il carcere e la comunità,
ora che dovrai parlare di una Italietta governata da chi trasforma l’amore in un reality,
ora che dovrai parlare della legge in cui i tuoi amici italiani si riconoscono: quella del rispetto per la dignità di ogni persona,
ora, non dimenticarti di quanti non ce l’hanno fatta, di quanti hanno ricevuto un pugno al posto di una mano aperta,
ora sei una persona con la stessa dignità di prima, di sempre, ma questo gli italiani non lo sanno,
non sanno che la violenza che tentano di prevenire entra perché non si accoglie la “differenza”,
non sanno che le leggi non dovrebbero creare privilegi per pochi e togliere dignità a tanti,
non sanno che un popolo non si riconosce dalla terra che abita, ma da come l’abita,
non sanno che quando non si accoglie l’altro si compie sempre un omicidio,
non sanno che la terra ed il mare hanno bevuto il sangue fraterno,
non sanno che hanno compiuto una semina fatale,
non sanno che per quelli che l’hanno accolto quel sangue innocente è annuncio di una nuova risurrezione,
risurrezione di vita, di diritti, di non violenza, di speranza per chi lotta ed accoglie la dignità che è in ogni persona.
Antonio De Lellis
adelellis@virgilio.it
Caro Mohammed,
ora che sei tornato in Tunisia a testa alta,
ora che sei diventato cittadino italiano per amore,
ora che hai un lavoro dignitoso che ti rende autonomo,
ora che da quell’aereo guarderai l’Italia piccola, piccola,
ora che hai attraversato le maglie strette di una legge razzista,
ora che le lacrime ti solcheranno il viso, alla vista della tua amata sorella,
ora che dovrai cercare parole per raccontare la droga, il carcere e la comunità,
ora che dovrai parlare di una Italietta governata da chi trasforma l’amore in un reality,
ora che dovrai parlare della legge in cui i tuoi amici italiani si riconoscono: quella del rispetto per la dignità di ogni persona,
ora, non dimenticarti di quanti non ce l’hanno fatta, di quanti hanno ricevuto un pugno al posto di una mano aperta,
ora sei una persona con la stessa dignità di prima, di sempre, ma questo gli italiani non lo sanno,
non sanno che la violenza che tentano di prevenire entra perché non si accoglie la “differenza”,
non sanno che le leggi non dovrebbero creare privilegi per pochi e togliere dignità a tanti,
non sanno che un popolo non si riconosce dalla terra che abita, ma da come l’abita,
non sanno che quando non si accoglie l’altro si compie sempre un omicidio,
non sanno che la terra ed il mare hanno bevuto il sangue fraterno,
non sanno che hanno compiuto una semina fatale,
non sanno che per quelli che l’hanno accolto quel sangue innocente è annuncio di una nuova risurrezione,
risurrezione di vita, di diritti, di non violenza, di speranza per chi lotta ed accoglie la dignità che è in ogni persona.
Antonio De Lellis
adelellis@virgilio.it
caro mohammed
Caro Mohammed,
ora che sei tornato in Tunisia a testa alta,
ora che sei diventato cittadino italiano per amore,
ora che hai un lavoro dignitoso che ti rende autonomo,
ora che da quell’aereo guarderai l’Italia piccola, piccola,
ora che hai attraversato le maglie strette di una legge razzista,
ora che le lacrime ti solcheranno il viso, alla vista della tua amata sorella,
ora che dovrai cercare parole per raccontare la droga, il carcere e la comunità,
ora che dovrai parlare di una Italietta governata da chi trasforma l’amore in un reality,
ora che dovrai parlare della legge in cui i tuoi amici italiani si riconoscono: quella del rispetto per la dignità di ogni persona,
ora, non dimenticarti di quanti non ce l’hanno fatta, di quanti hanno ricevuto un pugno al posto di una mano aperta,
ora sei una persona con la stessa dignità di prima, di sempre, ma questo gli italiani non lo sanno,
non sanno che la violenza che tentano di prevenire entra perché non si accoglie la “differenza”,
non sanno che le leggi non dovrebbero creare privilegi per pochi e togliere dignità a tanti,
non sanno che un popolo non si riconosce dalla terra che abita, ma da come l’abita,
non sanno che quando non si accoglie l’altro si compie sempre un omicidio,
non sanno che la terra ed il mare hanno bevuto il sangue fraterno,
non sanno che hanno compiuto una semina fatale,
non sanno che per quelli che l’hanno accolto quel sangue innocente è annuncio di una nuova risurrezione,
risurrezione di vita, di diritti, di non violenza, di speranza per chi lotta ed accoglie la dignità che è in ogni persona.
Antonio De Lellis
adelellis@virgilio.it
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