CARTA DI MATRICE
24 Marzo 2014 Share

CARTA DI MATRICE

CARTA DI MATRICE

 

“L'errore è stato quello di credere che la terra fosse nostra,

mentre la verità delle cose è che noi siamo della terra”

Nicanor Parra

 

 

INTRODUZIONE SUL CHI SIAMO, CON CHI SIAMO E COSA VOGLIAMO (RETE, BENI COMUNI, SALUTE)

 

Comitati locali in lotta, associazioni, movimenti e cittadini hanno incontrato, a Matrice, presso Villa di Penta, nei giorni 7 ed 8 marzo 2014, donne e uomini che hanno raccontato e dimostrato, attraverso le loro concrete esperienze, come si possa difendere il proprio territorio e diventare protagonisti di buone pratiche di autogoverno e gestione della propria terra, valorizzandone  la memoria storica e le specificità, anche in chiave di sviluppo autosostenibile. Attori dell'ascolto e del confronto sono stati il sindaco di Matrice, la prof. ssa Rubino, il Presidente della Pro Loco, il fabbro-archeologo Michele Fratino, Franco Sabatino, contadino oppostosi all'istallazione delle pale eoliche, i rappresentanti della Fattoria didattica Ruggero, impegnata nel recupero di antiche varietà di sementi autoctone, Antonio Di Lalla, il quale, con il periodico La Fonte, conduce una difesa dei terremotati che ancora aspettano la ricostruzione, ferma al 30% in molti comuni.

L'incontro, lungi dall'avere la pretesa di fornire una lettura del territorio molisano esaustiva e completa, ha dimostrato l'esistenza di resistenze diffuse che, sebbene non ancora coordinate tra loro, rappresentano un punto di partenza per la costruzione di un diverso presente. Pertanto, ci siamo messi in ascolto, come sono soliti fare i rivoluzionari del nostro tempo, senza avere la pretesa di insegnare qualcosa ad altri.

È emerso un quadro più ampio e particolareggiato di una regione, quale il Molise, che subisce abusi, violazioni del diritto di partecipare alle scelte di vita individuale e collettiva e l' indifferenza  nei confronti di chi ha lottato e lotta per sottrarre agli approfittatori di turno le proprie terre. Sono intervenute persone comuni che si adoperano quotidianamente per ricostruire quei  legami sociali necessari a porre le basi del cambiamento più complessivo e radicale, per il quale ci mettiamo in gioco nei nostri ed in altri contesti nazionali, europei ed internazionali.

Gli interventi e i dialoghi, che hanno spaziato dalla dittatura della troika alle iniziative praticate anche nel comune di Matrice, sono stati necessari per individuare il filo che lega il piano globale a quello locale e per comprendere che in un’ economia- mondo, caratterizzata dalla globalizzazione economica senza confini e dalla speculazione finanziaria, le resistenze nascono e si sviluppano, in modalità molteplici, plurali e differenti.

La crisi, che quotidianamente viene spacciata come finanziaria e che viene presentata come conseguenza dell'aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità è, in realtà, esplosa a causa delle degenerazioni dei mercati finanziari ed è utilizzata  come giustificazione alle politiche economiche di attacco ai diritti dei lavoratori ed a quelli civili e sociali. Il capitalismo, per sopravvivere, ha avuto bisogno di sfruttare risorse e lavoratori, ma, dopo aver distrutto e divorato il mondo del lavoro, spinto dalla necessità del profitto sempre maggiore,  ha dovuto espandere ulteriormente la sua sfera di azione e di accumulazione: il territorio. La devastazione territoriale non avviene unicamente contro la natura, ma minaccia la sopravvivenza  stessa dell'uomo. È per questo che crediamo necessario sviluppare, insieme  alla coscienza di classe, la  coscienza di luogo, dando inizio ad un processo di maturazione collettiva e di resistenza alle logiche dominanti, attraverso pratiche concrete di democrazia dal basso che si riapproprino della gestione diretta e partecipata dei beni comuni, come punto di partenza per l' auto-organizzazione.

 

Sono state, quindi, individuate alcune pratiche e proposte da sperimentare concretamente insieme affinché il Molise possa contribuire al cambiamento più generale della società.

 

TERRITORIO: TERRA, ARIA, ACQUA, ENERGIA

 

Sulla base delle esperienze strettamente legate al territorio, nate dalla lettura della sua storia e della sua identità, consapevole che non è più tempo di intervenire ex-post sui problemi, ma è indispensabile operare in tempi distesi, non in situazione d'emergenza, il primo gruppo di lavoro ritiene fondamentale per l'elaborazione di una carta programmatica i seguenti punti:

1)       Condivisione del senso di cittadinanza comune come espressione del nostro essere parte della stessa terra.

2)       Costruzione di un rapporto equilibrato e rispettoso con la terra e con tutti i viventi come premessa di serenità di rapporti sociali.

3)       Aderenza al territorio come prerequisito di qualsiasi idea di sviluppo sostenibile nella coscienza che la terra non è qualcosa di staccato da noi, che il paesaggio porta i segni della cultura di chi l'ha progettato ed è la fonte della nostra serenità di vita.

4)       Capacità di costruire una progettazione produttiva a lungo termine, che tenga conto delle dimensioni e della tipologia del territorio e crei piccoli distretti collegati tra loro, ponendo al primo posto la manutenzione e la conservazione della terra.

5)       Consapevolezza che solo la messa in comune di conoscenze e di esperienze di buone pratiche sociali, ambientali ed economiche può consentire la crescita di una coscienza comune li luogo.

6)       Costruzione di un centro di raccolta di esperienze territoriali, con lo scopo di condividere saperi e metodologie,  ritrasmetterli e generare nuove esperienze.

7)       Consapevolezza che la scuola è il luogo principe dove far nascere dal basso la coscienza sociale e l'identità collettiva, per far acquisire la capacità di autodeterminarsi in rapporto al tipo di futuro da dare al territorio.

8)       Necessità di rimanere legati al territorio per tutelare la salute pubblica e la possibilità di una buona vita.

9)       Istituzione di presidi di controllo anti corruzione , dove il ruolo dei cittadini garantisca la trasparenza totale dei meccanismi amministrativi, di bilancio, di gestione della sanità e ne autentichi la correttezza.

10)   Rispetto del principio di assoluta gratuità e non commerciabilità dei beni comuni, acqua, salute, scuola.

11)   Tutela e diffusione della biodiversità, attraverso il recupero dei cultivar tipici e il sostegno alle esperienze di fattorie sociali, dei gruppi di acquisto popolare e solidale, per garantire la diversificazione delle coltivazioni e l'uso sostenibile della terra.

 

BENI COMUNI: MODELLI DI SERVIZIO E GARANZIE SOCIALI IN UN MOLISE SPOPOLATO

 

Il territorio, inteso esso stesso come bene comune, subisce un attacco diretto frutto dell'applicazione di logiche di mercato e  gestione privatistica e clientelare dello stato sociale.

Da qui  la necessità di costruire un nuovo spirito pubblico che parta da esperienze collettive, comunitarie e  di insorgenze sociali tramite cui  si possano formare anche le nuove coscienze.

A tutt'oggi, nessuna delle   esperienze già in essere trova cittadinanza all'interno del quadro politico istituzionale, dove ogni rivendicazione sociale viene intesa solo come un problema di ordine pubblico e, dunque, criminalizzata.

Il territorio subisce sempre più un processo di mercificazione che si traduce in scelte politiche che lo trasformano in una variabile di mercato, in cui il bene pubblico è diventato un prodotto spendibile e acquistabile. La devastazione territoriale non avviene unicamente rispetto alla natura, ma coinvolge l'intera società e la vita stessa. Da qui l'attacco al welfare.

In questo contesto il capitale fa un ulteriore “salto di qualità”, aggiungendo alla già secolare esistenza della contraddizione capitale-lavoro il nuovo paradigma capitale-territorio.

Perciò, alla luce di tutto questo i movimenti, i comitati e le reti sociali devono  assumere una nuova fisionomia  che alla coscienza di classe affianchi anche la coscienza di luogo. All'attacco sistemico del capitale è necessario rispondere anche con il superamento  della logica localistica e settoriale delle rivendicazioni e con la costruzione di una rete solidale in grado di porre conflittualità e  creare   alterità, coscienze e intelligenze.

Il Molise, a fronte della sua marginalità e per la sua composizione territoriale, subisce gli effetti devastanti delle politiche liberiste fatte di tagli ai sevizi resi del tutto inaccessibili alla popolazione locale. Scuola, sanità, trasporti diventano sempre più merce e settore di affari a disposizione di un connubio di classe politica dirigente e interessi imprenditoriali privati. Questo, per i nostri territori,  rappresenta una delocalizzazione di servizi  dai piccoli centri alle città e provoca,  da un lato, una desertificazione umana e, dall'altro, urbanizzazioni e cementificazioni selvagge, utili solo ai grandi speculatori.

La scuola deve diventare, anche nelle piccole realtà, centro di educazione e formazione permanenti,  assumendo carattere di scuola popolare aperta alla collettività e luogo di presidio democratico connesso ai bisogni e alle aspirazioni (anche lavorative) del territorio.

Per realizzare una scuola che sia luogo di incontro di bisogni e prospettive è necessario connettere i territori limitrofi in un'azione sinergica, che consenta di unire le specificità e le risorse per contrastare l'agonia dei piccoli centri, restituendo loro opportunità di crescita lavorativa e umana.

La sanità deve rispettare, innanzitutto, il diritto alla salute sancito dalla Costituzione che solo il Servizio sanitario pubblico può pienamente tutelare; il denaro pubblico, pertanto, non deve essere speso per salvare le strutture private mentre quelle pubbliche presentano gravi criticità. Le strutture accreditate possono essere di supporto al servizio sanitario pubblico, ma non devono sostituirsi ad esso e la loro incidenza non deve superare la percentuale del 20%. E' necessario, inoltre,  eliminare i veri sprechi che rischiano di annullare l'intero sistema sanitario pubblico a favore dei privati e recuperare le risorse da investire in formazione e tecnologia nella sanità pubblica, affinché essa possa garantire servizi più efficienti e più efficaci a tutti i cittadini.

La risposta deve essere la rete tra comuni limitrofi che, oltre a rappresentare una forma di resistenza attiva, sia anche un'opportunità per far sopravvivere i nostri territori,  trasformandoli  dal basso in comunità che ritrovino il senso di appartenenza nei legami sociali, sperimentando anche forme  di autorganizzazione.

 

DITTATURA FINANZIARIA, DEBITO, PATTO DI STABILITA’ E CASSA DEPOSITI E PRESTITI

 

Nel 2008 il mondo è entrato nella tormenta di una crisi finanziaria globale, che puntualmente si è abbattuta sull’economia reale. Non un colpevole, non un responsabile. Non è così. Il cataclisma è stato provocato da banchieri senza scrupoli lanciati in operazioni avventate e truffaldine che hanno trascinato l’intero sistema sull’orlo del baratro. E mentre cercavamo di superare questo terremoto un’altra crisi ci è caduta addosso: quella del debito pubblico.

Da dove viene l’enorme debito pubblico italiano? Davvero l’unica cosa da fare, di fronte all’austerity imposta dalla finanza internazionale, è pagare, pagare, pagare?

Troppe scelte vengono prese sopra le nostre teste senza consultarci. Scelte gravi, che lasciano segni indelebili sui nostri corpi individuali e sociali. Loro decidono, noi paghiamo. Chi sa che negli anni che vanno dal 1980 al 2012 vi è stato un risparmio netto di 523 miliardi di euro? Questo risparmio, però è stato assorbito dal debito di partenza, di soli 114 miliardi e soprattutto dagli interessi pagati sul debito pari a 2230 miliardi.  Questi interessi sono stati determinati da operazioni speculative, da politiche economiche internazionali e dal divorzio della Banca d’Italia con il Ministero del tesoro. Noi che c’entriamo? Ma è possibile uscirne se solo prendiamo consapevolezza del fatto che anche i creditori possono assumersi una parte del costo. Inoltre i soldi per uscire dalla crisi ci sono e sono i nostri. Ce li ha Cassa Depositi e Prestiti (CDP): è il salvadanaio degli italiani e raccoglie 235 miliardi di euro, il risparmio postale dei cittadini. La nonna che apre un libretto postale – e suo – nipote- non hanno idea di dove finiscano i loro soldi: i risparmi di 24 milioni di italiani. Che con i nostri soldi potrebbe aiutare l’Italia a uscire dalla crisi, se soltanto guardasse al “Bene comune” e non solo al profitto. Questa banca pubblica degli enti locali che per più di 100 anni ha aiutato i Comuni, le Province e le Regioni, con costi sostenibili, a realizzare opere pubbliche che davano lavoro e arricchivano il territorio, nel 2003 è stata privatizzata con l’entrata delle fondazioni bancarie che hanno aumentato i tassi rendendo quasi equivalente ricorrere alla CDP o al sistema bancario, peggiorando i debiti degli Enti Locali che hanno accettato anche prodotti finanziari rischiosi come i derivati. Anche in Molise si è fatto ricorso ai derivati accrescendo ulteriormente il debito regionale che ormai ha assorbito tutti gli avanzi passati. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il bilancio regionale 2011 , unico caso in Italia.

Sottolineiamo l'importanza della campagna per la risocializzazione della Cassa Depositi e Prestiti e del controllo (audit) popolare sul debito pubblico. È un'iniziativa che lega tute le realtà sociali ed è necessario uno sforzo comune. Ricordiamo che la campagna Cassa Depositi e Prestiti ha avuto già in Molise alcuni momenti pubblici dinanzi alle Poste di Campobasso, Termoli e Isernia . E', inoltre, del Molise la  prima delibera comunale per la ri-socializzazione di CDP (Montefalcone del Sannio).

Ci è stato raccontato per anni che privatizzare è l'ipotesi preferibile (privato è bello) e che ciò è inevitabile.

Qualcuno ha mai verificato se i servizi fondamentali, una volta privatizzati, sono migliori e costano meno?

Nel chiedere più democrazia vogliamo partecipare alle scelte fondamentali di pertinenza della comunità, compreso l'uso del risparmio e la sua riappropriazione nella direzione di una necessaria ri-localizzazione. Abbiamo verificato come i servizi postali ed in particolare i libretti di risparmio siano utilizzati dagli immigrati ed è per questo che un loro coinvolgimento risulta indispensabile.

 

CONVIVIALITA' e ACCOGLIENZA: immigrazione e diversità per una comunità solidale.

 

Il nostro gruppo di lavoro si è principalmente preoccupato di indagare il nesso che lega la rivoluzione personale al cambiamento sociale. A partire dalle molte contraddizioni che caratterizzano il tempo presente, abbiamo scelto di abbracciare il punto di vista dei cosiddetti 'diversi': migranti, donne e uomini portatori di diversità, e il vasto ambito del disagio sociale.

Riteniamo che il cambiamento più radicale di cui ci sarebbe bisogno non possa prescindere dalla costruzione di relazioni sociali altre e conviviali, quotidianamente vissute. La sfera della convivialità, intesa come spazio ampio e pubblico, e quella dell'amicizia, che riguarda le relazioni più personali, sono due ambiti profondamente intrecciati, caratterizzati da una molteplicità di aspetti. Convivialità è ascolto e accoglienza, rispetto e valorizzazione delle differenze, affetti, libertà, uguaglianza, condivisioni. Queste nuove relazioni sono agenti del cambiamento, rappresentano una grande opportunità, ma anche dei rischi. Le difficoltà relazionali, infatti, che si manifestano nella vita di tutti i giorni sono ostacoli che ci impediscono di raggiungere i traguardi collettivi. L'uguaglianza non deve significare appiattimento delle singole individualità. La convivialità è complessa e costosa, va perseguita e coltivata alla pari di ogni altra battaglia sociale; obbliga ognuno di noi a mettersi in discussione. Essa mette in moto dinamiche concrete e presuppone un lavoro personale che apra alla comprensione reciproca. Il recupero delle culture e dei saperi e della consapevolezza storica e delle proprie radici presuppone un'apertura costante all'altro, all'estraneo, al diverso.

Ma la convivialità, proprio in quanto dinamica concreta, si costruire anche a partire dalla liberazione di tempi e spazi nuovi, demercificati. In un Molise profondamente toccato dalla problematica dello spopolamento e dell'invecchiamento, riteniamo indispensabile che si avvii un percorso di riappropriazione collettiva di spazi, al di fuori di logiche mercantilistiche. Liberare luoghi, renderli conviviali e autogestirli in comune, può rappresentare anche un'occasione per creare reddito e rendersi autosufficienti, diventando una risorsa per l'intero territorio di riferimento. Luoghi di questo tipo, seppur minoritari, già esistono nei nostri territori: si tratta di valorizzarli e interconnetterli il più possibile tra loro.

Momenti come questa due giorni sono già di per sé una realizzazione concreta degli obiettivi che ci siamo posti con la redazione di questa carta. Obiettivo ulteriore da perseguire è fare in modo che questi momenti di convivialità si ripropongano e si moltiplichino il più possibile.

 

 

SOTTOSCRITTORI

 

COMUNE DI MATRICE

PROLOCO MATRICE

LA FONTE

COREA

OML

COMITATO NO STALLA, SÌ MOLISE BENE COMUNE

R@P

OSSERVATORIO SULLA REPRESSIONE

ASSOCIAZIONE 1 MARZO

PAX CHRISTI MOLISE

AIIG MOLISE

FONDAZIONE "LORENZO MILANI"

OSSERVATORIO SUL DIRITTO ALLA SALUTE

 

 

 

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