“Ti puoi fidare” è lo slogan che campeggia nel manifesto elettorale sul bel faccione di Romagnuolo Nicola Eugenio, candidato al consiglio regionale. Un invito simile è a dir poco singolare ed è strano che la moglie, donna che sa leggere e scrivere, così coinvolta nella carriera politica del suo uomo, da farsi nominare presidente di seggio in più circostanze per influire psicologicamente sugli elettori meno avveduti, non gli abbia spiegato il principio dell’“excusatio non petita”. Un invito a fidarsi senza che venga richiesto è fatto solo da chi sa che tradisce e teme che anche gli altri possano perlomeno pensarlo o essere a conoscenza di fatti che dimostrano il contrario. Dunque è una palese confessione e dichiarazione di inaffidabilità.
“Ti puoi fidare”. Se avesse letto per sé o per i figli la favola di Pinocchio avrebbe a mente che è la frase che dicono il gatto e la volpe a Pinocchio proprio nel momento del raggiro, quando cioè lo invitano a mettere le monete sotto terra, convincendolo che sarebbe nata una pianta di denaro. O forse proprio perché l’ha letta, ha voluto fare il salto di qualità e tentare di gabbare così i suoi elettori. Ma l’hanno letta pure loro e non crediamo che siano disposti a farsi trattare come Pinocchio.
“Ti puoi fidare” è quello che va ripetendo nelle telefonate ai terremotati che da anni attendono il finanziamento di progetti di ricostruzione, mentendo spudoratamente, convinto che qualcuno creda che sia merito suo se finalmente può tornare a casa.
“Ti puoi fidare” è quello che ha detto alla coop. Nardacchione quando si è avviato il progetto della casa di riposo di Casacalenda. E in quel caso, come Pinocchio, abbiamo scavato la buca, ma quando ci ha chiesto di mettervi dentro il denaro, lo abbiamo seppellito con una risata e portato tutti i documenti alla Procura della Repubblica.
“Ti puoi fidare” è quello che sta dicendo con le lacrime agli occhi, mentre scriviamo, ai giudici che hanno trovato vizi di forma nella presentazione della sua candidatura. Comunque vada a finire, un fatto è certo: chi non è capace di riempire correttamente un modulo per sé, difficilmente potrà fare qualcosa di buono per gli altri.
“Ti puoi fidare” ripete a chi gli chiede di controllare se la data sulla lettera di dimissioni da sub commissario coincide con quella del protocollo, diversamente sarebbe ineleggibile.
Con questa quarta puntata pensiamo di aver detto abbastanza del tizio in questione, mostrando quanto è risibile tutto il suo percorso. Ora, amico lettore, se vuoi, “Ti puoi fidare”, ma non potrai dire: non sapevo. La prima volta che uno mi imbroglia, la colpa non è mia, la seconda invece è esclusivamente mia. ☺
“Ti puoi fidare” è lo slogan che campeggia nel manifesto elettorale sul bel faccione di Romagnuolo Nicola Eugenio, candidato al consiglio regionale. Un invito simile è a dir poco singolare ed è strano che la moglie, donna che sa leggere e scrivere, così coinvolta nella carriera politica del suo uomo, da farsi nominare presidente di seggio in più circostanze per influire psicologicamente sugli elettori meno avveduti, non gli abbia spiegato il principio dell’“excusatio non petita”. Un invito a fidarsi senza che venga richiesto è fatto solo da chi sa che tradisce e teme che anche gli altri possano perlomeno pensarlo o essere a conoscenza di fatti che dimostrano il contrario. Dunque è una palese confessione e dichiarazione di inaffidabilità.
“Ti puoi fidare”. Se avesse letto per sé o per i figli la favola di Pinocchio avrebbe a mente che è la frase che dicono il gatto e la volpe a Pinocchio proprio nel momento del raggiro, quando cioè lo invitano a mettere le monete sotto terra, convincendolo che sarebbe nata una pianta di denaro. O forse proprio perché l’ha letta, ha voluto fare il salto di qualità e tentare di gabbare così i suoi elettori. Ma l’hanno letta pure loro e non crediamo che siano disposti a farsi trattare come Pinocchio.
“Ti puoi fidare” è quello che va ripetendo nelle telefonate ai terremotati che da anni attendono il finanziamento di progetti di ricostruzione, mentendo spudoratamente, convinto che qualcuno creda che sia merito suo se finalmente può tornare a casa.
“Ti puoi fidare” è quello che ha detto alla coop. Nardacchione quando si è avviato il progetto della casa di riposo di Casacalenda. E in quel caso, come Pinocchio, abbiamo scavato la buca, ma quando ci ha chiesto di mettervi dentro il denaro, lo abbiamo seppellito con una risata e portato tutti i documenti alla Procura della Repubblica.
“Ti puoi fidare” è quello che sta dicendo con le lacrime agli occhi, mentre scriviamo, ai giudici che hanno trovato vizi di forma nella presentazione della sua candidatura. Comunque vada a finire, un fatto è certo: chi non è capace di riempire correttamente un modulo per sé, difficilmente potrà fare qualcosa di buono per gli altri.
“Ti puoi fidare” ripete a chi gli chiede di controllare se la data sulla lettera di dimissioni da sub commissario coincide con quella del protocollo, diversamente sarebbe ineleggibile.
Con questa quarta puntata pensiamo di aver detto abbastanza del tizio in questione, mostrando quanto è risibile tutto il suo percorso. Ora, amico lettore, se vuoi, “Ti puoi fidare”, ma non potrai dire: non sapevo. La prima volta che uno mi imbroglia, la colpa non è mia, la seconda invece è esclusivamente mia. ☺
“Ti puoi fidare” è lo slogan che campeggia nel manifesto elettorale sul bel faccione di Romagnuolo Nicola Eugenio, candidato al consiglio regionale. Un invito simile è a dir poco singolare ed è strano che la moglie, donna che sa leggere e scrivere, così coinvolta nella carriera politica del suo uomo, da farsi nominare presidente di seggio in più circostanze per influire psicologicamente sugli elettori meno avveduti, non gli abbia spiegato il principio dell’“excusatio non petita”. Un invito a fidarsi senza che venga richiesto è fatto solo da chi sa che tradisce e teme che anche gli altri possano perlomeno pensarlo o essere a conoscenza di fatti che dimostrano il contrario. Dunque è una palese confessione e dichiarazione di inaffidabilità.
“Ti puoi fidare”. Se avesse letto per sé o per i figli la favola di Pinocchio avrebbe a mente che è la frase che dicono il gatto e la volpe a Pinocchio proprio nel momento del raggiro, quando cioè lo invitano a mettere le monete sotto terra, convincendolo che sarebbe nata una pianta di denaro. O forse proprio perché l’ha letta, ha voluto fare il salto di qualità e tentare di gabbare così i suoi elettori. Ma l’hanno letta pure loro e non crediamo che siano disposti a farsi trattare come Pinocchio.
“Ti puoi fidare” è quello che va ripetendo nelle telefonate ai terremotati che da anni attendono il finanziamento di progetti di ricostruzione, mentendo spudoratamente, convinto che qualcuno creda che sia merito suo se finalmente può tornare a casa.
“Ti puoi fidare” è quello che ha detto alla coop. Nardacchione quando si è avviato il progetto della casa di riposo di Casacalenda. E in quel caso, come Pinocchio, abbiamo scavato la buca, ma quando ci ha chiesto di mettervi dentro il denaro, lo abbiamo seppellito con una risata e portato tutti i documenti alla Procura della Repubblica.
“Ti puoi fidare” è quello che sta dicendo con le lacrime agli occhi, mentre scriviamo, ai giudici che hanno trovato vizi di forma nella presentazione della sua candidatura. Comunque vada a finire, un fatto è certo: chi non è capace di riempire correttamente un modulo per sé, difficilmente potrà fare qualcosa di buono per gli altri.
“Ti puoi fidare” ripete a chi gli chiede di controllare se la data sulla lettera di dimissioni da sub commissario coincide con quella del protocollo, diversamente sarebbe ineleggibile.
Con questa quarta puntata pensiamo di aver detto abbastanza del tizio in questione, mostrando quanto è risibile tutto il suo percorso. Ora, amico lettore, se vuoi, “Ti puoi fidare”, ma non potrai dire: non sapevo. La prima volta che uno mi imbroglia, la colpa non è mia, la seconda invece è esclusivamente mia. ☺
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