Chiediamo un cambiamento radicale
8 Luglio 2023
laFonteTV (3191 articles)
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Chiediamo un cambiamento radicale

Cronaca di una morte annunciata, è un bel libro di Garcia Marquez. Tutti sapevano che Santiago Nasar sarebbe stato ucciso dai fratelli Vicario, ma nessuno fece qualcosa per fermare quell’omicidio.
In questo mese di impalpabile campagna elettorale molisana è stato ben difficile trovare qualcuno pronto a scommettere sulla vittoria del centro-sinistra, così difficile che gli stessi candidati della coalizione Pd – Cinque stelle hanno pensato a salvare sé stessi, ad inseguire preferenze e un seggio al consiglio regionale, piuttosto che indicare un progetto di governo, un programma alternativo alla destra di ieri e di oggi. Un risultato annunciato, così come era chiaro che una politica che da anni ripete lo stesso copione con le stesse facce e gli stessi intrighi avrebbe portato ad un astensionismo dal voto senza precedenti. Il 53% non ha votato e la destra ha vinto con meno del 30% degli aventi diritto al voto, altro che onda anomala di Meloni e Roberti! Questi sono i numeri dai quali ogni analisi seria deve partire. Queste elezioni la destra le ha vinte coltivando quelle corporazioni sociali e quel malcostume clientelare che ha coinvolto meno del 30% dei cittadini molisani che hanno diritto al voto. È un risultato che ha un doppio significato: per un verso dice quanto potrebbe essere precaria la vittoria della destra e per un altro quanto sia profonda la crisi del sistema democratico, la delegittimazione della politica e delle istituzioni.
Era destino che finisse così? Era scritto che, dopo i disastri di Toma, seguisse un consanguineo politico di destra dello stesso Toma? No, questa rotta elettorale si sarebbe potuta evitare. Un altro progetto, un’altra via non solo era possibile, ma è stata costruita, proposta, indicata alla Politica e ai vertici dei partiti “progressisti” dal civismo molisano da diversi anni e nella stessa campagna elettorale. Un progetto che chiedeva per il governo della regione discontinuità di princìpi, di programmi e di uomini. Un progetto capace di parlare a quella maggioranza di delusi dai partiti che si astiene dal voto. Un progetto per contrastare con la Politica il gattopardismo e il trasformismo, che è il vero cancro della nostra regione. In molti avevano chiesto, e non da oggi, una rivoluzione dolce, capace di rompere la dipendenza coloniale della nostra regione da quel potere che ha fatto dei molisani un popolo di migranti e che ha rubato il futuro a tante generazioni della nostra terra.
I soliti noti e una vasta area di cortigiani e figuranti hanno fatto orecchie da mercante, hanno brigato per continuare ad occupare i luoghi della politica e delle istituzioni. Ignorando anche il valore politico generale che queste elezioni avevano sia per gli equilibri politici nazionali, sia per la prospettiva della coalizione Pd-Cinque stelle. Coalizione progressista che può contendere il governo alla destra solo se si realizza una mobilitazione di forze sociali e un nuovo protagonismo della società civile, solo se i tantissimi che si astengono dal voto avvertono la possibilità di un cambiamento reale. In Molise queste verità elementari sono state rimosse. L’ argomento con il quale si è voluto rivendicare il monopolio del potere da parte di una “casta” che da anni e per anni ha fatto della politica una questione privata è veramente sconcertante. Così i signori della politica del centro-sinistra hanno sentenziato nei giorni preelettorali: “solo chi ha una solida esperienza di amministrazione, solo chi ha una dimestichezza con la politica amministrativa è degno di essere candidato alla presidenza della regione”.
Con questo paleolitico argomento hanno liquidato la candidatura di Domenico Iannacone, la cui sola colpa è quella di essersi occupato per anni dei problemi della gente più debole, delle malattie dell’ambiente, del futuro della nostra terra, e di non avere frequentato le aule della Regione Molise. Il problema, come dovrebbe essere evidente, non era Iannacone, ma quel movimento di rottura con il malcostume della politica, quella autentica istanza civica che chiedeva da anni e continua a chiedere discontinuità e rigenerazione della democrazia, un ambiente pulito e giustizia sociale e Iannacone di quel movimento sarebbe stato l’interprete più coerente.
Qualcuno ha rimproverato “Mo- lise domani”, e più in generale i civici, di aver arretrato, di essersi chiamati fuori dalla competizione elettorale e di aver personalizzato il conflitto politico. È una valutazione radicalmente sbagliata. Noi abbiamo chiesto una svolta vera: non si affidano delle buone idee a chi una volta eletto le getterà nel cestino dei rifiuti. Non abbiamo chiesto un maquillage, una piccola cura omeopatica, una cosmesi delle cose più impresentabili, ma abbiamo chiesto e chiediamo un cambiamento radicale di contenuti e di comportamenti, di programmi e di uomini. Non una minestrina riscaldata, ma un recupero autentico della democrazia e della partecipazione popolare.
Unirsi al coro e al corteo di quanti hanno negato la sostanza di quel progetto, magari per eleggere qualche nostro consigliere, sarebbe stato un danno ulteriore alla credibilità della stessa Politica. Sarebbe stato come mescolare il grano col loglio e avrebbe resa non più vicina, ma più lontana, la possibilità di un’alternativa autentica. E senza questa alternativa la parabola, la decadenza della nostra regione è già scritta.
Perché queste elezioni siano solo un brutto capitolo di una breve stagione è bene che tutti e in primo luogo i cosiddetti partiti “progressisti” riflettano rapidamente abbandonando ogni alibi, ogni pretestuoso tatticismo e ogni calcolo di bottega. Questa sconfitta chiede, impone un cambiamento radicale. Queste elezioni sono state una sconfitta grave per le forze “progressiste” e per la stessa democrazia: il nostro auspicio è che esse possano almeno rappresentare una grande e utile lezione.
Nei prossimi mesi in Molise ci saranno due altre sfide fondamentali: le elezioni di Termoli e di Campobasso. È una prova d’appello importante, una nuova opportunità per il cambiamento. Si cambi musica, e suonatori.☺

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