ci metto la faccia   di Antonio De Lellis
2 Febbraio 2013 Share

ci metto la faccia di Antonio De Lellis

 

Le scelte hanno un prezzo! Ma hanno anche un grande vantaggio: sono conferme nella direzione ormai intrapresa da sempre. Ho conosciuto le favelas venezuelane, la ricchezza, l’impoverimento ed ho conosciuto le piazze degli italiani. Ho frequentato comunità, carceri e centri di permanenza. Ho visto gente perdere il lavoro, chiedere l’elemosina, ho visto il mondo dalla parte dei semplici onesti lavoratori, artigiani e commercianti. Ma ho visto la furbizia elevata a virtù sociale. Ho seguito il vento liberista che propugna più libertà, ma in realtà ci rende più schiavi. Ho visto quello che chiamano il progresso, e mi sono chiesto: ma questo, non dovrebbe essere permanente e diffuso? Ho contato i morti delle guerre, dei bombardamenti, dei terremoti causati dagli appalti facili dei furbetti e mi sono chiesto: perché? Ho studiato, ascoltato e letto racconti di altri popoli sfruttati e resi schiavi senza neanche saperlo. Ho sentito il tintinnio delle catene! Ho provato una indignazione profonda e mi sono alzato per seguire la mia strada con tante paure, errori, ostacoli e rimorsi. Ho liberato gli ormeggi e mi sono allontanato dai golfi e porti sicuri.

Non ero solo! Accanto a me persone care che lottano ogni giorno per riaffermare che solo la comunità solidale può sopravvivere e che la verità da sola, pur splendendo, si spegne. È tempo di liberare gli ormeggi e prendere il largo con chi vuole fare questo viaggio. Con chi ha visto il sangue delle repressioni, con chi ha ascoltato le ingiustizie del mondo, con chi ha atteso, ma ora ha fretta.

Non userò le pagine di questo giornale per fare promozione personale, perché non uso lo spazio della denuncia delle ingiustizie per trarne un vantaggio, ma dico a tutti che qualcosa di nuovo sta nascendo in Molise. Era già nelle cose, ma non lo vedevamo. Due culture stanno tentando una fusione, hanno trovato una sintesi faticosa, ma solida. La visione critica del modello di sviluppo, il vangelo vissuto dalla parte degli ultimi e non dei miti, e i principi costituzionali, dicono ancora oggi che il nuovo nome della carità è la solidarietà. Potremmo sbagliare sul piano delle mediazioni politiche, ma sapremo sempre ricostruire dai principi etici per un nuovo modello di sviluppo e dai principi costituzionali. Il modello social democratico europeo funzionale a calmierare chi agognava modelli comunisti, caduto il muro di Berlino, è diventato una anomalia. Va eliminato! L’Europa è incapace di opporsi a questo vento liberista, ma questo non significa che i popoli non possano “alzare la schiena” e usare la testa.

I movimenti altermondialisti hanno intuito ed una sintesi tra cattolici impegnati e gente di sinistra coerente si è costruita, ma è stata repressa nel sangue a Genova. Perché tanta ferocia? Perché bisognava spezzare quell’alleanza! Da allora, come un fiume carsico i movimenti si sono ricostituiti ed il percorso referendario ha consentito proprio di ricostruire questa coalizione sociale, quest’unione di due culture: cattolica e di sinistra che non sono estremiste, ma radicali ovvero legate alle radici comuni, alla dignità della persona. Entrambe possono alimentarsi. Potrebbe essere un germoglio e aprire una nuova strada.☺

adelellis@virgilio.it

 

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