considerazioni su morale e etica  di Franco Novelli
28 Dicembre 2012 Share

considerazioni su morale e etica di Franco Novelli

 

“C’è la bellezza e ci sono gli umiliati.

Qualunque difficoltà presenti l’impresa,

non vorrei mai essere infedele

né ai secondi  né alla prima”

Albert Camus

Nei giorni scorsi – 7 dicembre –  c’è stata una trasmissione, Moby Dick – sul Piano Sanitario Regionale 2012-2015 e sulla sanità nel Molise a Telemolise, alla quale hanno preso parte diversi esponenti della politica istituzionale molisana; a rappresentare le associazioni e i movimenti dei cittadini, che si battono da un anno circa per difendere la sanità pubblica molisana, è stata Libera nella mia persona.

Quello che particolarmente ha colpito è stata la sensazione, verificabile dal tipo delle risposte date dai rappresentanti della politica regionale, di completa estraneità di costoro rispetto alla sofferenza, direi esistenziale e materiale, di una massa enorme di cittadini, colpiti dalle manovre ingiuste e ingiustificate del governo tecnico dei “professori”. Costoro, a fronte dell’enorme patimento della popolazione, non hanno né la minima idea di cosa significhi soffrire per l’attuale inconsistenza dei salari (ovviamente per chi ce li ha!) né sono in grado di dimostrare un minimo di sensibilità per quanti silenziosamente rischiano di morire di fame. La professionalità tecnica, si dice, deve essere al di sopra di ogni condizionamento sociale e politico; come pure si va sbandierando che la  scienza debba essere neutrale e al di sopra delle parti. Ma questo non è né giusto né vero, perché la scienza non è affatto neutrale. In particolare, le dottrine economiche, che allo stato attuale pretendono di guidare gli Stati, contribuiscono a distruggerli, dominando ed annientando la democrazia faticosamente conquistata dalle popolazioni di molti paesi europei (tra questi ci sono la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda, l’Italia). Ecco allora che nasce spontanea la domanda del perché si sia arrivati a questo punto, all’apparenza di “non ritorno” (almeno così vogliono farci credere il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea, e le società private di rating, alle quali scelleratamente i governi europei hanno affidato il controllo delle loro economie nazionali).

Una delle risposte, ci limitiamo per ora a questo ambito apparentemente iporazionale, è l’affievolimento del senso della “morale” comune ed individuale; poi, l’inesistenza spaventosamente vera  dell’etica, di ogni etica,  strumento di sensibilità civile e solidaristica che, per dirla con Bauman, andrebbe imposta alle persone e alla collettività. Cerchiamo di dare adesso una spiegazione di questi convincimenti. Zygmund Bauman, in un’opera del 2001, – “Società, etica e politica”, –  sostiene che la cultura sia come un coltello che affonda nel futuro e che può cambiare il mondo  ( = la realtà fenomenica), in quanto esso è nelle mani degli uomini, che sono in grado, se lo vogliono veramente, di trasformare le cose e di affermare con convinzione quei principi solidaristici  che possono costituire il nuovo Dna della società rinnovata. Se l’uomo suppone l’esistenza e la possibilità di affermazione di un’alternativa, allora questa va scovata e poi attualizzata nella concretezza della Storia, attraverso un impegno civile costante e la ricerca di alleati per questo cammino di rinnovato umanesimo. L’attualizzazione di questa strategia presuppone l’utopia (la capacità di sognare un mondo differente e migliore), che è parte integrante della cultura individuale e di un popolo (in questo caso esemplari sono le guerre di liberazione indipendentistica,  il “sogno di una cosa”, nel senso  pasoliniano e storicistico). Un supporto naturale dell’affermazione di nuovi contenuti culturali e civili – esplicitazione dell’utopia – è oggettivamente la “morale” (nel caso nostro indicata in senso laico e materiale). La “morale” riguarda l’agire e il comportamento, considerati in rapporto all’idea che si ha del bene e del male e ciò è dettato dalla coscienza individuale, ossia dall’istintiva percezione del bene e del male, dalla naturale conformità ai principi del giusto e dell’onesto. L’uomo naturalmente nasce ed è predisposto al  bene e al rispetto, ma successivamente (quasi presto, fin dall’infanzia) è condizionato dalla famiglia e dalla società nel suo insieme, che lo spingono a comportamenti ingiusti che gli fanno dimenticare ciò che è coscienziosamente onesto, civilmente giusto, e, perché no, anche spiritualmente religioso.

I livelli di generale corruzione della nostra società oggi sono sotto gli occhi di tutti e non vanno neppure messi in evidenza, tanto è chiaro a tutti il livello mediocre dei valori morali della società,  oggi in prevalenza consumistica, egoistica, razzista.

Di qui, nasce il problema che sia necessario ed urgente un supporto alla morale o qualche cosa che ne ravvivi i contenuti filosofici e sociali anche; questo supporto è l’etica, che va imposta alla società da quanti, condividendo la progettualità verso un mondo migliore, sono convinti che solo in questo modo si possa sostituire all’egoismo di classe e all’odio un percorso, civile e culturale, verso un mondo migliore. Ora se l’etica per molti appare come un segmento della filosofia che si occupa del problema morale cioè del comportamento degli uomini in relazione ai mezzi, di cui dispongono, ai fini, che essi intendono perseguire, e alle ragioni che lo spingono a fare certe cose, essa però per molti altri ancora è un modello di comportamento che un individuo o gruppi di individui sono soliti seguire nelle loro azioni per affermare certi determinati principi precisati da una visione complessiva della società. Tale visione, democraticamente condivisa e programmaticamente tesa alla realizzazione piena della Carta Costituzionale (lavoro per tutti, solidarietà, pace reale fra le nazioni, diritto all’autodeterminazione dei popoli, difesa strenua e attenta del territorio, diritto inalienabile allo studio, sanità pubblica da difendere e valorizzare sempre di più) è messa in discussione oggi o da nazioni che si fanno guerre devastanti o dalla stessa Unione Europea, i cui paesi membri stanno lentamente ma progressivamente perdendo l’autonomia nazionale a causa dello strapotere illegittimo della finanza internazionale e delle banche.  Dunque, imporre un cammino etico oggi significa fare una vera e propria rivoluzione culturale e politica e la realizzazione di tale progettualità spetta a una nuova classe dirigente, magari molto più giovane e per niente compromessa con il Potere. È questo il senso dell’appello che Libera ha lanciato già un mese fa dai fogli de la fonte; è questo il messaggio che ancora Libera rivolge ai cittadini che certamente intendono contribuire a modificare i rapporti di forza che oggi illegittimamente sono sottolineati da un ceto dirigente e da una classe politica letteralmente corrotti, incapaci di portare la gente comune fuori dalle sabbie mobili della crisi economico-sistemica e nel contempo di darci risposte esaurienti.☺

bar.novelli@micso.net

 

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