
Costruire un’europa solidale
Nei decenni scorsi le campagne elettorali per il rinnovo del Parlamento Europeo si svolgevano spesso su temi di politica nazionale o addirittura locale. L’Europa, lontana e complicata, rimaneva sullo sfondo. Gli stessi candidati evitavano di illustrare l’importanza dell’Unione Europea per gli abitanti del vecchio continente e per il resto del mondo. Solo i politici più avvertiti ci ricordavano che, grazie alle istituzioni europee, l’Europa, che meno di un secolo fa era ancora nelle mani di sanguinarie dittature, era diventato uno spazio di pace, capace di rifiutare la pena di morte e di fare dei diritti umani una bandiera.
In questi ultimi anni qualcosa è cambiato. Il ricordo dell’olocausto si è sbiadito ed è cresciuto lo spazio del negazionismo. La tutela dei diritti umani sembra essere meno importante e perfino la pace – nelle comunità locali, nel paese e in Europa – sta venendo a noia. Una certa Italia si pone ormai nel gruppo che guida il cattivismo, a livello continentale e mondiale, verso tutti coloro che vengono percepiti come altro da sé. Si corre il rischio di una deriva che può mutare l’identità e la natura stessa dell’Europa e che può togliere al resto del mondo un fondamentale riferimento valoriale e di civiltà.
Il prossimo rinnovo del Parlamento europeo non sarà, dunque, un evento ordinario. Non lo sarà di sicuro per i militanti della democrazia e per gli uomini di buona volontà che sono impegnati nella difesa della verità storica e nella costruzione di un futuro migliore.
Per questo la mia riflessione non si rivolge ai partiti o ai candidati, ma ai cittadini consapevoli di essere i guardiani di una democrazia debole e sotto attacco. Tocca ad essi il compito di sbarrare, con il proprio voto, la strada al decadimento dei valori europei che travolge ogni possibilità di riscatto per i deboli, i discriminati, i vessati.
La democrazia, la primazia della legge, la solidarietà e la tolleranza sono valori incardinati nei fondamentali strumenti giuridici europei e sono baluardi eretti a difesa della stessa dignità dell’uomo. Si tratta di valori che possono diventare, se debitamente perseguiti, la migliore garanzia per la qualità della vita dei più deboli, la sola possibilità di avanzamento per le aree in ritardo di sviluppo come e più del Molise, una solida base per duraturi rapporti di cooperazione e pace tra i popoli.
I cittadini che si recheranno alle urne il prossimo 26 maggio devono fare lo sforzo di individuare e sostenere, nella confusa e a volte fuorviante comunicazione campanilista e isolazionista, gli impegni più credibili sul fronte dei valori e della costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Il voto per il rinnovo del Parlamento Europeo dovrà essere espresso sapendo che il rispetto dei valori europei può essere garantito solo da una politica che li riconosca come fondanti e da una struttura istituzionale democratica e autenticamente federale.
Si afferma che ci sono fondate ragioni per diffidare di un’Europa che non ha fatto abbastanza sul fronte dello sviluppo, della coesione socio-economica, della protezione dei cittadini, della corretta gestione dei flussi migratori. Tutto questo è vero, ma è altrettanto vero che sono proprio i sovranisti a frenare quel processo di rafforzamento delle istituzioni europee che rappresenta la condizione necessaria per risolvere i problemi che ci assillano.
Il mondo è in un vortice di cambiamenti epocali, stimolati dalla conoscenza e alimentati prevalentemente dalle nuove tecnologie. Molti lavori cominciano a scomparire e altri nasceranno, ma la qualità e l’equilibrata distribuzione delle attività lavorative del futuro non dovranno essere determinate solo dal mercato. Le nuove e le vecchie attività produttive dovranno essere compatibili con le esigenze di sostenibilità ambientale, di giustizia sociale e di salvaguardia della dignità umana. Tocca alla politica farsene carico.
In quest’ottica i sovranismi dei singoli paesi europei non sono credibili perché immaginano un confronto alla pari tra i piccoli paesi europei, compresa l’Italia, e giganti come la Cina e gli USA. In realtà, una politica che voglia orientare il funzionamento dei meccanismi economici al bene comune deve agire a livello continentale per essere incisiva e, se proprio vuole essere sovranista, deve prefigurare un sovranismo europeo.
Ma l’Europa per la quale vale la pena di battersi non è un’Europa sovranista che fa l’elenco di coloro che vengono prima degli altri. È, al contrario, l’Europa democratica e dialogante che vuole proteggere e rafforzare la dignità dei suoi cittadini, senza metterla in contrapposizione con quella di coloro che vivono nel resto del mondo. È l’Europa che raccoglie il messaggio di Greta che viene dalla Svezia e quello di Simone che viene dalla periferia romana e li trasforma in politiche per salvare la natura e la convivenza civile.
I cittadini che hanno questa consapevolezza possono fare del prossimo 26 maggio un giorno di speranza e di possibile riscatto per l’Europa, per l’Italia, per il Molise, per ciascuno di noi. ☺