difendere la democrazia
30 Maggio 2011 Share

difendere la democrazia

 

Ci chiediamo spesso che significhi “Legalità” e cosa implichi per un cittadino rispettare le indicazioni sulla legalità.

La “legalità” è osservare le norme e rimanere nel loro ambito. Si dice che la violenza non è consentita, nessuno arbitrariamente deve ricorrere ad essa; si sostiene che non si può rubare né usare violenza su chicchessia; ciò viene affermato non certo per prescrivere un limite alla propria personale libertà ma per consentire l’operatività di uno strumento al quale ciascuno di noi deve guardare con interesse, impegnandosi a metterlo in pratica. La legge non viene proposta perché un gruppo tenda a controllare altri gruppi, ma perché essa risulti utile e necessaria per una condivisa convivenza civile. In una comunità la legge è necessaria e deve essere considerata un vincolo, un imperativo categorico necessario per il bene e l’utilità di tutti.  E ciò anche quando una norma potrebbe confliggere con i convincimenti personali. Una collettività, piccola o grande, si dà una regola condivisa, la applica necessariamente per il vantaggio di tutti. Una società social-comunista o liberal-borghese assume la legge come limite e controllo dei comportamenti individuali, collettivi e di classe. Ci deve essere chi emana la legge (il Parlamento) e chi la fa rispettare (la Magistratura) e ciò deve applicarsi in ogni tipo di società civile.

La “legalità” è il rispetto della legge; al contrario, l’“illegalità” comporta che il sistema delle leggi viene trascurato da singoli individui (l’omicida; il ladro; il corruttore e il corrotto; etc.) o da gruppi legati da interessi speculativi, illegali e di conseguenza malavitosi; infine, dal ceto sociale, abbiente e borghese, che intende imporre un regime totalitario, non democratico (per esempio, attraverso il controllo feroce dei mezzi di comunicazione o il ricatto immorale ed immotivato a danno dei lavoratori che lottano per la propria dignità di uomini o per la difesa dei diritti sindacali acquisiti in lunghi anni di lotta politica e civile). Gli strumenti di tale deriva di illegalità sono il danaro, e, di conseguenza, la corruzione posta a modello esemplare di comportamento lecito.  In questo caso, sia in uno stato socialcomunista che in uno liberal-borghese, l’illegalità è uguale e contrasta con i legittimi interessi popolari, l’eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge e la punibilità di tutti i rei.

Guantanamo, ad esempio, il gulag sovietico siberiano, il conflitto armato nei paesi del Vicino o del Medio Oriente (Palestina – Libano – Iraq – Afganistan) sono tutti illegittimi e illegali, espressione di una forma di prepotenza del potere finanziario e politico sulle fasce popolari e su quelle medio-borghesi. Ancora: il processo 7 Aprile, anni fa, è risultato abnorme e alla lunga illegittimo nonché violento nei confronti di un lungo elenco di persone innocenti e delle loro famiglie fragili ed indifese; il contratto metalmeccanico nazionale del lavoro sospeso sostanzialmente da Confindustria esprime tutto il disagio sociale e i pericoli di deriva democratica ai quali si sta andando incontro in Italia, a causa della crisi economica e dei ricatti indigesti del ceto imprenditoriale.

Il comportamento di Confindustria, i cui soci applaudono il dirigente tedesco della Thyssen Krupp condannato a 16 anni di reclusione per la morte dei 6 operai a Torino, è preoccupante, irriguardoso, volgare, offensivo della memoria dei deceduti sul lavoro; i ricatti del dirigente Fiat Marchionne sono pretestuosi, arroganti e frutto di irrisione degli accordi contrattuali che le leggi dello stato debbono tutelare, così come viene richiesto. È fuori di ogni logica giuridica la legge che il governo nazionale ha emanato lo scorso anno e per la quale la clandestinità è perseguita come reato penale: logica razzista e xenofoba per eccellenza! Tutte queste forme di “illegalità” sono certamente la manifestazione della tensione “ad delendum” di un potere coercitivo e antidemocratico.

Quindi, la legge è “imperium”, obbligo, vincolo per imporre la convivenza socialmente pacifica, il rispetto e la cultura della solidarietà e della condivisione, forme strumentali di una democrazia adulta e funzionante. L’obbligatorietà dell’ottemperanza alla legge per il cittadino qualunque o per una comunità nazionale è fondamentale, se si vuole la pace. Immanuel Kant sostiene che la legge è sì coercitiva ma porta alla cessazione di ogni forma di contrasti violenti e armati. Ci vuole la legge, ma perché essa sia democratica e rispettosa di tutti e di tutte le classi sociali, è assolutamente necessario che i cittadini si attivino per la sua applicazione universalistica, come lo spirito delle norme quando si asserisce che la legge è uguale per tutti. La definizione oggettivamente più completa di “legalità” è quella che alimenta la partecipazione democratica dei cittadini e delle classi sociali alle vicende del proprio Paese. Ora anche noi italiani abbiamo il “libretto rosso” (come le guardie della Rivoluzione maoista cinese degli Anni Sessanta del XX secolo): è, senza infingimenti, la nostra Carta Costituzionale.

La rivoluzione, che oggi dobbiamo realizzare, è la minuta ed attenta applicazione delle norme della Costituzione, sulla quale i Padri hanno scritto parole e concetti “titanici” (soprattutto per i tempi che corrono!). Siamo in una fase storico-sociale in cui è necessario fare quadrato attorno alla Costituzione e ai suoi “leggendari” articoli, per non lasciarcela strappare dai ceti ricchi o da qualche cialtrone che, come l’imbianchino tedesco, è disposto a distruggere la nostra democrazia, disprezzando quotidianamente quanti esprimono un giudizio o un  pensiero alternativi al quadro politico attuale.

Difendere la democrazia, come pure il diritto legittimo e costituzionale al lavoro, forma essenziale per esprimere la propria personalità e per non vivere da schiavi, contrastare le ingiustizie sociali oggi e i peregrini e volgari affondi contro la Costituzione  è come fare la rivoluzione. Partecipare in prima persona alla dinamica delle vicende del  paese è questa la definizione più precisa e coerente che si possa indicare della “legalità”. ☺

bar.novelli@micso.net

 

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