Difendiamo il territorio
1 Aprile 2020
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Difendiamo il territorio

Sono convinto che il popolo molisano abbia per il proprio territorio un rispetto che affonda le radici nella consapevolezza che esso è la fonte primaria di cibo, che un territorio avvelenato produce un cibo avvelenato, che un territorio deturpato da strutture antropiche illogiche è un territorio che non attrae turisti. Sono convinto altresì che i politicanti di turno, ovviamente con le dovute eccezioni, hanno sin dalla nascita della Regione, svenduto il territorio molisano ad interessi di lontana provenienza. Vedasi in primis l’acqua del Matese. Oggi abbiamo alla ribalta gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idrico, ecc.), che rappresentano una ulteriore minaccia. Gli impianti eolici sparpagliati qua e là nel Molise sono una testimonianza ben visibile di quanto la politica sia capace di fare.
Nel basso Molise (Larino, Rotello, Santa Croce di Magliano), sui terreni migliori della regione, quelli per i quali sono stati spesi miliardi per realizzare opere idrauliche e renderli irrigui, si vorrebbero disseminare migliaia e migliaia di pannelli fotovoltaici. Una scandalosa operazione alla quale dobbiamo dare una risposta politica ferma e decisa e l’imperativo per tutti i molisani deve essere: DIFENDIAMO IL TERRITORIO.
Voglio precisare che siamo favorevoli alla produzione di energia pulita, l’abbiamo sostenuto e riteniamo giusto promuovere tali investimenti, ma non può essere solo l’utile di chi vuole realizzare questi impianti a governare il processo. Scelta dei luoghi più comodi, prossimi alle stazioni di pompaggio dell’energia sulla rete nazionale, sono elementi che abbassano i costi di realizzazione e aumentano gli utili degli investitori. È stato dimostrato come il solo 10% della superficie agricola non utilizzata basterebbe ad installare oltre 61 GW di fotovoltaico, il doppio dei 30 GW previsti per il 2030 dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
Il Molise con gli impianti esistenti produce una quantità di energia superiore al fabbisogno e contribuisce già in modo rilevante alla energia immessa nella rete nazionale. Ulteriori impianti risponderebbero solo a logiche predatorie di interessi unilaterali e creano un danno permanente al territorio.
La risposta, dicevo, deve essere politica e con due obiettivi: fermare lo scempio e la modifica delle relative norme regionali. Il Trentino-Alto Adige, che ha fatto del proprio territorio un fiore all’occhiello, che ha scelto l’immagine di una regione verde con sviluppo ecosostenibile, ha legiferato con chiarezza: gli impianti fotovoltaici sono consentiti solo sulle coperture degli edifici e quelli a terra “solamente nelle aree in cui è ammesso lo svolgimento delle attività produttive nel settore secondario”. Il Trentino protegge il territorio e ha solo il 9% degli impianti messi a terra. Nel Molise, invece, il 68%. Tutte le regioni del nord hanno legiferato in modo tale da contenere gli impianti fotovoltaici messi a terra. Perché nel Molise non è stata fatta questa scelta? Non siamo una colonia degli interessi del nord.
A Larino questa Limes 24 s.r.l. di Milano, vorrebbe deturpare 38 ettari delle Piane di Larino, con un impianto della potenza massima di 20,78 MW (vedi: “Fermiamo lo scempio”, la fonte, marzo 2020). L’Amministrazione comunale avrebbe dovuto inoltrare con memorie scritte e documentate eventuali osservazioni e/o considerazioni entro il 19 marzo 2020, memorie da esaminare e valutare nell’apposita Conferenza di Servizio. Il coronavirus ci ha voluti rinchiusi ed isolati, forse per permetterci di comprendere quali siano i limiti della società in cui viviamo e cambiare rotta. Forse, anche per riflettere sul come fermare questo scempio e scendere in campo, per usare una metafora che ha avuto tanto successo. E la burocrazia? Questo insieme di apparati e di persone al quale è affidata l’amministrazione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, questa burocrazia vissuta come esagerata e pedante nella osservanza di regolamenti e forme procedurali, che si caratterizza per rigidità, incapacità di adattamento, lentezza (non per tutti), un lessico difficile e a volte incomprensibile, riflette anch’essa sui danni che arreca ad essere così disumanizzante? Ed ecco che il decreto “Cura Italia” prevede una sosta per i procedimenti pendenti alla data del 23 febbraio 2020. Si ricomincia il 15 aprile. Ciò permette all’Amministrazione comunale di Larino di presentare le opportune osservazioni ed essere protagonista di una centralità territoriale coinvolgendo nella opposizione a questa rapina di territorio i comuni del Basso Molise. È ovvio che opporsi solo con cavilli tecnici sia ancora una volta una strada che conferma lo status quo e non costruisce un futuro diverso e migliore. Sono convinto che i comuni ricadenti nel costituito Bio-Distretto abbiano il dovere di dire NO agli impianti fotovoltaici a terra sui terreni agricoli. Sono convinto altresì che una mobilitazione di massa restituisca ai governati e ai governanti quella dignità di cittadini di un paese democratico.

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