Disinfestazione
7 Giugno 2014 Share

Disinfestazione

Aprite le finestre e fate entrare finalmente aria fresca e pulita nelle stanze della casa comunale!!! Questo il grido lanciato dai cittadini di Casacalenda al nuovo sindaco eletto da una stragrande maggioranza di cittadini di nuovo orgogliosi del loro passato e fiduciosi nel futuro di questo che era stato il paese simbolo della legalità e del cambiamento, chiaro esempio di gestione democratica e trasparente durante gli anni ‘80 e ‘90. Purtroppo era finito nell’ultimo decennio nelle grinfie del partito del cemento, dei geometri tuttofare, degli azzeccagarbugli di ogni genere e di quaquaraquà di professione. Nelle mani di questi signori, con la scusa del terremoto, sono passati decine di milioni di euro, sperperati, nella migliore delle ipotesi, in opere inutili, senza che in questa realtà rimanesse neanche la testimonianza di un solo posto di lavoro. E dire che di posti in cambio di voti anche in questa campagna elettorale ne sono stati promessi a iosa, ma non ha funzionato. Così come non ha prodotto vantaggio alcuno, all’ex sindaco, l’aver trasformato un evento culturale/religioso  in una ghiotta occasione di campagna elettorale nella quale, l’unto, senza nessun rispetto per i santi, ha chiesto l’intervento divino per vincere le elezioni. Complice del misfatto l’ex parroco, poco incline al rispetto delle norme che impongono il silenzio nella giornata antecedente le consultazioni elettorali; comportamento scorretto, quello del prelato, che, già in passato, ha provocato la ribellione dei suoi parrocchiani con il conseguente invito a tornarsene a casa.

Al sindaco scaduto non è bastata, per vincere le elezioni, neanche l’apertura fatta in tutta fretta di due centri d’accoglienza destinati non si sa quanto agli stranieri richiedenti asilo e quanto invece a sistemare qualche amico/a, senza tra l’altro procedere con evidenza pubblica, all’affidamento del servizio, pagato con soldi dello Stato, così come è stato invece fatto in altre occasioni. La lista di destra che ha concorso alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale non poteva vincere perché aveva un peccato originale: il candidato sindaco che da Secondo, in questi cinque anni di buio, non si è mai emancipato, tanto da poter diventare primo. Uno così può sperare di avere successo solo se corre da solo e senza tempo massimo, perché appena gli poni un limite, perde. Cinque anni fa infatti si aggiudicò il comune perché non c’era nessun altro. Se poi si scontra con uno che gli prende le misure non raggiunge il 30% dei consensi, neanche se va al santuario della Difesa a chiedere la grazia; ma la Madonna tra lui o un intero popolo non ha esitato. Il Secondo non avrebbe potuto mai vincere queste elezioni non solo perché non ha il fisic du rol del vincente ma anche perché mentre lui si occupava di affari esteri, percependo tuttavia uno stipendio italico, i “comu- nisti cattivi” lavoravano per ricucire le falle, provocate nella rete della sinistra, da quei “comunisti buoni” tan- to simpatici a lui e alla sua cricca, un lavoro certosino, progettato da menti raffinate e realizzato con cura da esperti artigiani che non pensavano certamente di affrontare un brocco.

In questi anni la sinistra si è preparata a sostenere una sfida vera che lasciasse sul campo uno solo dei contendenti ma il Primo non si è fatto trovare e, invece di immolarsi per la causa, ha preferito, per salvare la faccia insieme al culo, abbandonare sul campo di battaglia il suo servo coraggioso, attorniato da una schiera di ragazzi volenterosi, offerti al nemico come carne da macello, in cambio di un lasciapassare. A parte la metafora bellica alla quale a volte ci affidiamo per essere più immediati, vorremmo tranquillizzare tutti gli orfani di questo cuor di leone poiché siamo certi che molto presto tornerà a lottare per la difesa di quegli ideali che fino a qualche giorno fa ha combattuto, con lo stile di sempre e nella incoerenza che lo contraddistingue. Questa volta non poteva vincere il soldatino di piombo, lui non lo sa perché, ma ai meno sprovveduti è chiaro che il centrodestra a Casacalenda non è mai esistito e la destra, piccola che sia, non è mai stata dalla sua parte. Il suo capo, in questi dieci anni, ha rappresentato un coacervo di interessi di cui non è stato certamente l’unico beneficiario, ma, come sempre accade in questi casi, gli interessi, privi di ideali, finiscono di essere tali, e nella fattispecie, guarda caso, cessano con la fine della gestione emergenziale della ricostruzione post sisma. Infatti, non a caso, il partito dei progettisti è già pronto a consegnarsi, armi e bagaglio, all’altra parte e la sua “amata” Casacalenda, quella che lo ha votato, non lo confesserebbe neanche sotto tortura. Il Secondo questa volta non poteva vincere perché nessuno può farlo minacciando gli altri, neanche quando si ha ragione, figuriamoci se può farlo lui che sperava di prendere per il naso i suoi “amati” Casacalendesi promettendo ferro e fuoco contro la Lipu, dopo avergli rinnovato la convenzione per ben due volte.

Se ne faccia una ragione l’ex sindaco più giovane d’Italia, fa ancora in tempo a trovarsi un lavoro e farsi una famiglia, del comune è bene che se ne occupino gli altri: la politica non fa per lui. Ai cittadini di Casacalenda che hanno riscattato con il proprio voto l’orgoglio di essere persone ci rivolgiamo per chiedere di tornare a tener pulito il luogo che per tanto tempo aveva ospitato democrazia, trasparenza, legalità.☺

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