Il pensiero di madre Teresa di Calcutta ci sollecita a proseguire nell’attivazione di movimenti e iniziative che profilano un mondo diverso. Lo stiamo sperimentando in Molise attraverso un percorso che sembrava apparire di sogno e che invece si va traducendo nella forma di cammino arduo, sia pure, ma ricco di piacevoli sorprese. Torniamo a parlare della cooperativa sociale “I colori della terra” che ha aperto a Campobasso e nell’intero Molise un orizzonte di esperienze e di vita che, con l’impegno di tanti, avanza anche resistendo a difficoltà e fatiche di ogni giorno.
Sono questi itinerari che hanno segnato la storia di territori ristretti ma anche di popoli e nazioni. Da sempre. Richiamiamo testimonianze e messaggi di figure che della solidarietà e del sostegno ai deboli han fatto programmi di vita a cui si sono votati con determinazione e stabilità. Don Milani, l’eccelso prete che in quel di un retroterra contadino in Toscana, vessato da miseria e carenza di servizi fondamentali per i ragazzi, creò la mitica Scuola di Barbiana per i figli dei contadini, così il maggio del 1959 scriveva ad un amico sacerdote in Liguria: “C’è chi trova l’equilibrio conformandosi all’ambiente, e allora è facile e vile e non lo invidiamo, e c’è chi rompe con l’equilibrio conformista…”. Questo suo stile di vita ne fece uno dei pionieri più avanzati per una riforma della scuola, in regole e metodi, che disturbò i conformisti e le classi sociali di ceto medio e alto, per proiettare l’Italia in un orizzonte di “scuola nuova” che negli anni ’60 fece balzare il nostro Paese in posizione di avanguardia internazionale sull’educazione e la scuola. Ma piace anche ricordare la figura di Danilo Dolci, figlio di madre slovena e padre italiano, da bambino e adolescente cresciuto nell’estremo nord Italia, volle poi trasferirsi in Sicilia per avviare un percorso di vita del tutto a servizio dei più deboli. Scriveva nel suo diario negli anni di guerra: “Ho sperimentato cosa significa crescere assieme; in tempi tristi la vita comunitaria è un indispensabile strumento di verifica e di costruzione personale e collettivo”.
Torniamo in Molise per registrare episodi e modelli di vita che ci stanno segnando e non sono testimonianze di uomini o donne di eccellenza, ma di gente comune, di giovani e adulti che non ricercano la visibilità e la spettacolarizzazione delle loro azioni, che resta uno dei mali che contagiano l’intero mondo, a partire da coloro che navigano nel benessere e nel conformismo politico legatissimo ad una informazione e prassi che informa, promette donazioni con ben chiaro messaggio, recondito alla cittadinanza, che dovranno essere retribuite. Il messaggio di avvio di madre Teresa: “Quando si dona è più quel che si riceve che quello che si dà”, non è una sollecitazione alla… restituzione del credito conforme alla prassi clientelare che attraversa un vasto universo e inquina la politica tra noi e non solo. Stiamo vivendo un’esperienza che rientra in un quadro che resta ancora molto distante da quanti governano o posseggono ruoli e spazi di potere in ogni contesto sociale, dalla famiglia all’impresa ed anche in ambienti che presumono essere aree di associazionismo e di cooperazione.
“Affinché ci sia dono, bisogna che il donatario non restituisca, non ammortizzi, non rimborsi, non si sdebiti, non abbia mai contratto un debito”. È questo il pensiero chiaro e solido di un pensatore di rilievo come Jaques Deruda che nel suo libro Donare il Tempo infrange alcune procedure e regole diffuse nel mondo che, non solo da oggi, si è accomodato di frequente al modello di cortigianeria e clientelismo rigidamente colluso alla logica del “do ut des” che costituisce il male peggiore che possa colpire la civiltà e la democrazia. Ovviamente tale da far pagare il costo maggiore ai poveri e ai deboli.
Tempo di lamenti e di sfiducia che si traduce in rassegnazione che porta ancora una volta alla conferma dei modelli di vita che non danno segnali di cambiamento e che non giustificano la carenza di intraprendenza da parte della cittadinanza. Partire dal basso è e resta la sfida che continuano a suggerirci esperti in tema di economia e di solidarietà e che da qualche tempo vede mobilitarsi una buona quota di mondo giovanile che in diversi ambiti geografici del nostro paese si vanno attivando per modelli d’impresa che assegnano spazi di rilievo all’agroalimentare e alla cooperazione, che ponga fine alla logica dell’interesse privato senza regole e anche alla fuga dei talenti in altre terre. È di questi giorni un’indagine dell’Associazione “Save the Children” che riporta dati più che allarmanti sui minori in Italia, costretti a lavorare per sostenere la famiglia impoverita per carenza di lavoro e di moneta: 260 mila pre-adolescenti che lasciano una scuola che non funziona e si dedicano a un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza e integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo.
È piacevole riscontrare che anche in Molise si vanno delineando chiari segnali di speranza alternativa e sono i giovani e i cittadini adulti che li aiutano donando tempo e denaro.☺
le.leone@tiscali.it
Il pensiero di madre Teresa di Calcutta ci sollecita a proseguire nell’attivazione di movimenti e iniziative che profilano un mondo diverso. Lo stiamo sperimentando in Molise attraverso un percorso che sembrava apparire di sogno e che invece si va traducendo nella forma di cammino arduo, sia pure, ma ricco di piacevoli sorprese. Torniamo a parlare della cooperativa sociale “I colori della terra” che ha aperto a Campobasso e nell’intero Molise un orizzonte di esperienze e di vita che, con l’impegno di tanti, avanza anche resistendo a difficoltà e fatiche di ogni giorno.
Sono questi itinerari che hanno segnato la storia di territori ristretti ma anche di popoli e nazioni. Da sempre. Richiamiamo testimonianze e messaggi di figure che della solidarietà e del sostegno ai deboli han fatto programmi di vita a cui si sono votati con determinazione e stabilità. Don Milani, l’eccelso prete che in quel di un retroterra contadino in Toscana, vessato da miseria e carenza di servizi fondamentali per i ragazzi, creò la mitica Scuola di Barbiana per i figli dei contadini, così il maggio del 1959 scriveva ad un amico sacerdote in Liguria: “C’è chi trova l’equilibrio conformandosi all’ambiente, e allora è facile e vile e non lo invidiamo, e c’è chi rompe con l’equilibrio conformista…”. Questo suo stile di vita ne fece uno dei pionieri più avanzati per una riforma della scuola, in regole e metodi, che disturbò i conformisti e le classi sociali di ceto medio e alto, per proiettare l’Italia in un orizzonte di “scuola nuova” che negli anni ’60 fece balzare il nostro Paese in posizione di avanguardia internazionale sull’educazione e la scuola. Ma piace anche ricordare la figura di Danilo Dolci, figlio di madre slovena e padre italiano, da bambino e adolescente cresciuto nell’estremo nord Italia, volle poi trasferirsi in Sicilia per avviare un percorso di vita del tutto a servizio dei più deboli. Scriveva nel suo diario negli anni di guerra: “Ho sperimentato cosa significa crescere assieme; in tempi tristi la vita comunitaria è un indispensabile strumento di verifica e di costruzione personale e collettivo”.
Torniamo in Molise per registrare episodi e modelli di vita che ci stanno segnando e non sono testimonianze di uomini o donne di eccellenza, ma di gente comune, di giovani e adulti che non ricercano la visibilità e la spettacolarizzazione delle loro azioni, che resta uno dei mali che contagiano l’intero mondo, a partire da coloro che navigano nel benessere e nel conformismo politico legatissimo ad una informazione e prassi che informa, promette donazioni con ben chiaro messaggio, recondito alla cittadinanza, che dovranno essere retribuite. Il messaggio di avvio di madre Teresa: “Quando si dona è più quel che si riceve che quello che si dà”, non è una sollecitazione alla… restituzione del credito conforme alla prassi clientelare che attraversa un vasto universo e inquina la politica tra noi e non solo. Stiamo vivendo un’esperienza che rientra in un quadro che resta ancora molto distante da quanti governano o posseggono ruoli e spazi di potere in ogni contesto sociale, dalla famiglia all’impresa ed anche in ambienti che presumono essere aree di associazionismo e di cooperazione.
“Affinché ci sia dono, bisogna che il donatario non restituisca, non ammortizzi, non rimborsi, non si sdebiti, non abbia mai contratto un debito”. È questo il pensiero chiaro e solido di un pensatore di rilievo come Jaques Deruda che nel suo libro Donare il Tempo infrange alcune procedure e regole diffuse nel mondo che, non solo da oggi, si è accomodato di frequente al modello di cortigianeria e clientelismo rigidamente colluso alla logica del “do ut des” che costituisce il male peggiore che possa colpire la civiltà e la democrazia. Ovviamente tale da far pagare il costo maggiore ai poveri e ai deboli.
Tempo di lamenti e di sfiducia che si traduce in rassegnazione che porta ancora una volta alla conferma dei modelli di vita che non danno segnali di cambiamento e che non giustificano la carenza di intraprendenza da parte della cittadinanza. Partire dal basso è e resta la sfida che continuano a suggerirci esperti in tema di economia e di solidarietà e che da qualche tempo vede mobilitarsi una buona quota di mondo giovanile che in diversi ambiti geografici del nostro paese si vanno attivando per modelli d’impresa che assegnano spazi di rilievo all’agroalimentare e alla cooperazione, che ponga fine alla logica dell’interesse privato senza regole e anche alla fuga dei talenti in altre terre. È di questi giorni un’indagine dell’Associazione “Save the Children” che riporta dati più che allarmanti sui minori in Italia, costretti a lavorare per sostenere la famiglia impoverita per carenza di lavoro e di moneta: 260 mila pre-adolescenti che lasciano una scuola che non funziona e si dedicano a un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza e integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo.
È piacevole riscontrare che anche in Molise si vanno delineando chiari segnali di speranza alternativa e sono i giovani e i cittadini adulti che li aiutano donando tempo e denaro.☺
Il pensiero di madre Teresa di Calcutta ci sollecita a proseguire nell’attivazione di movimenti e iniziative che profilano un mondo diverso. Lo stiamo sperimentando in Molise attraverso un percorso che sembrava apparire di sogno e che invece si va traducendo nella forma di cammino arduo, sia pure, ma ricco di piacevoli sorprese. Torniamo a parlare della cooperativa sociale “I colori della terra” che ha aperto a Campobasso e nell’intero Molise un orizzonte di esperienze e di vita che, con l’impegno di tanti, avanza anche resistendo a difficoltà e fatiche di ogni giorno.
Sono questi itinerari che hanno segnato la storia di territori ristretti ma anche di popoli e nazioni. Da sempre. Richiamiamo testimonianze e messaggi di figure che della solidarietà e del sostegno ai deboli han fatto programmi di vita a cui si sono votati con determinazione e stabilità. Don Milani, l’eccelso prete che in quel di un retroterra contadino in Toscana, vessato da miseria e carenza di servizi fondamentali per i ragazzi, creò la mitica Scuola di Barbiana per i figli dei contadini, così il maggio del 1959 scriveva ad un amico sacerdote in Liguria: “C’è chi trova l’equilibrio conformandosi all’ambiente, e allora è facile e vile e non lo invidiamo, e c’è chi rompe con l’equilibrio conformista…”. Questo suo stile di vita ne fece uno dei pionieri più avanzati per una riforma della scuola, in regole e metodi, che disturbò i conformisti e le classi sociali di ceto medio e alto, per proiettare l’Italia in un orizzonte di “scuola nuova” che negli anni ’60 fece balzare il nostro Paese in posizione di avanguardia internazionale sull’educazione e la scuola. Ma piace anche ricordare la figura di Danilo Dolci, figlio di madre slovena e padre italiano, da bambino e adolescente cresciuto nell’estremo nord Italia, volle poi trasferirsi in Sicilia per avviare un percorso di vita del tutto a servizio dei più deboli. Scriveva nel suo diario negli anni di guerra: “Ho sperimentato cosa significa crescere assieme; in tempi tristi la vita comunitaria è un indispensabile strumento di verifica e di costruzione personale e collettivo”.
Torniamo in Molise per registrare episodi e modelli di vita che ci stanno segnando e non sono testimonianze di uomini o donne di eccellenza, ma di gente comune, di giovani e adulti che non ricercano la visibilità e la spettacolarizzazione delle loro azioni, che resta uno dei mali che contagiano l’intero mondo, a partire da coloro che navigano nel benessere e nel conformismo politico legatissimo ad una informazione e prassi che informa, promette donazioni con ben chiaro messaggio, recondito alla cittadinanza, che dovranno essere retribuite. Il messaggio di avvio di madre Teresa: “Quando si dona è più quel che si riceve che quello che si dà”, non è una sollecitazione alla… restituzione del credito conforme alla prassi clientelare che attraversa un vasto universo e inquina la politica tra noi e non solo. Stiamo vivendo un’esperienza che rientra in un quadro che resta ancora molto distante da quanti governano o posseggono ruoli e spazi di potere in ogni contesto sociale, dalla famiglia all’impresa ed anche in ambienti che presumono essere aree di associazionismo e di cooperazione.
“Affinché ci sia dono, bisogna che il donatario non restituisca, non ammortizzi, non rimborsi, non si sdebiti, non abbia mai contratto un debito”. È questo il pensiero chiaro e solido di un pensatore di rilievo come Jaques Deruda che nel suo libro Donare il Tempo infrange alcune procedure e regole diffuse nel mondo che, non solo da oggi, si è accomodato di frequente al modello di cortigianeria e clientelismo rigidamente colluso alla logica del “do ut des” che costituisce il male peggiore che possa colpire la civiltà e la democrazia. Ovviamente tale da far pagare il costo maggiore ai poveri e ai deboli.
Tempo di lamenti e di sfiducia che si traduce in rassegnazione che porta ancora una volta alla conferma dei modelli di vita che non danno segnali di cambiamento e che non giustificano la carenza di intraprendenza da parte della cittadinanza. Partire dal basso è e resta la sfida che continuano a suggerirci esperti in tema di economia e di solidarietà e che da qualche tempo vede mobilitarsi una buona quota di mondo giovanile che in diversi ambiti geografici del nostro paese si vanno attivando per modelli d’impresa che assegnano spazi di rilievo all’agroalimentare e alla cooperazione, che ponga fine alla logica dell’interesse privato senza regole e anche alla fuga dei talenti in altre terre. È di questi giorni un’indagine dell’Associazione “Save the Children” che riporta dati più che allarmanti sui minori in Italia, costretti a lavorare per sostenere la famiglia impoverita per carenza di lavoro e di moneta: 260 mila pre-adolescenti che lasciano una scuola che non funziona e si dedicano a un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza e integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo.
È piacevole riscontrare che anche in Molise si vanno delineando chiari segnali di speranza alternativa e sono i giovani e i cittadini adulti che li aiutano donando tempo e denaro.☺
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