Nell’ambito delle chiese evangeliche metodiste e valdesi, esiste da molti anni il “ministero femminile”, cioè delle donne che svolgono il ministero di “pastore”. Abbiamo chiesto a Susy De Angelis Anziani, pastora nelle chiese metodiste in Basilicata, sposata con un pastore evangelico e madre di due figli, di portare la sua testimonianza a riguardo.
Per comprendere il ruolo delle donne nella chiesa ci si deve domandare prima di tutto cosa sia la chiesa stessa: la chiesa è la dove si predica correttamente l’evangelo e si amministrano rettamente i sacramenti (Confessio Augustana art.7).
Questo è tutto e nient’altro serve per cominciare a definire i ruoli delle persone nelle chiese.
Secondo l’Evangelo e la vocazione di Cristo rivolta ai credenti, non ci sono differenze ministeriali o in qualche modo qualitative tra i credenti uomini o donne che siano. Le distinzioni esistono solo in base ai differenti talenti e doni di ciascuno e ciascuna.
C’è stato un tempo in cui le donne erano relegate a semplici servizi di accompagnamento delle attività ecclesiastiche e rimanevano nell’ombra, pur avendo una funzione rilevante come quella delle mogli di pastori che dividevano la propria vita tra la cura dei figli e della casa e quella della comunità, soprattutto verso i bambini e le bambine.
Oggi nelle chiese evangeliche valdesi e metodiste le donne non hanno delle funzioni specifiche o particolari, ruoli cioè che tradizionalmente solo alle donne gli uomini conferivano: educazione dei bambini, preparazione di pranzi comunitari, organizzazione di bazar (vendita di beneficenza), incontri di studio per le donne. Le donne, pur mantenendo questi servizi, quali discepole di Cristo, rispondono, secondo la propria fede, la propria specificità spirituale, secondo i propri doni qualitativi, alla medesima vocazione che ricevono i credenti uomini: andate ed annunciate l’evangelo al mondo.
Siamo certi, inoltre, che il modo di essere credenti e ministri della parola da parte delle donne sia una conquista non femminile ma della chiesa tutta. Infatti le sorelle sanno portare alla chiesa e al ruolo pastorale una specificità di sensibilità ed intelligenza teologica e pastorale del tutto particolare.
Pertanto le nostre chiese riconoscono il ministero della predicazione e dell’insegnamento anche alle donne. Donne sono pastore, donne sono docenti di teologia, donna è, per la prima volta nella storia, la moderatora delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, diverse donne siedono con piena responsabilità negli organismi direttivi della chiesa. Non esistono funzioni che alle donne siano precluse perché in Cristo Gesù non vi è più né maschio né femmina (Galati 3,28). ☺
Nell’ambito delle chiese evangeliche metodiste e valdesi, esiste da molti anni il “ministero femminile”, cioè delle donne che svolgono il ministero di “pastore”. Abbiamo chiesto a Susy De Angelis Anziani, pastora nelle chiese metodiste in Basilicata, sposata con un pastore evangelico e madre di due figli, di portare la sua testimonianza a riguardo.
Per comprendere il ruolo delle donne nella chiesa ci si deve domandare prima di tutto cosa sia la chiesa stessa: la chiesa è la dove si predica correttamente l’evangelo e si amministrano rettamente i sacramenti (Confessio Augustana art.7).
Questo è tutto e nient’altro serve per cominciare a definire i ruoli delle persone nelle chiese.
Secondo l’Evangelo e la vocazione di Cristo rivolta ai credenti, non ci sono differenze ministeriali o in qualche modo qualitative tra i credenti uomini o donne che siano. Le distinzioni esistono solo in base ai differenti talenti e doni di ciascuno e ciascuna.
C’è stato un tempo in cui le donne erano relegate a semplici servizi di accompagnamento delle attività ecclesiastiche e rimanevano nell’ombra, pur avendo una funzione rilevante come quella delle mogli di pastori che dividevano la propria vita tra la cura dei figli e della casa e quella della comunità, soprattutto verso i bambini e le bambine.
Oggi nelle chiese evangeliche valdesi e metodiste le donne non hanno delle funzioni specifiche o particolari, ruoli cioè che tradizionalmente solo alle donne gli uomini conferivano: educazione dei bambini, preparazione di pranzi comunitari, organizzazione di bazar (vendita di beneficenza), incontri di studio per le donne. Le donne, pur mantenendo questi servizi, quali discepole di Cristo, rispondono, secondo la propria fede, la propria specificità spirituale, secondo i propri doni qualitativi, alla medesima vocazione che ricevono i credenti uomini: andate ed annunciate l’evangelo al mondo.
Siamo certi, inoltre, che il modo di essere credenti e ministri della parola da parte delle donne sia una conquista non femminile ma della chiesa tutta. Infatti le sorelle sanno portare alla chiesa e al ruolo pastorale una specificità di sensibilità ed intelligenza teologica e pastorale del tutto particolare.
Pertanto le nostre chiese riconoscono il ministero della predicazione e dell’insegnamento anche alle donne. Donne sono pastore, donne sono docenti di teologia, donna è, per la prima volta nella storia, la moderatora delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, diverse donne siedono con piena responsabilità negli organismi direttivi della chiesa. Non esistono funzioni che alle donne siano precluse perché in Cristo Gesù non vi è più né maschio né femmina (Galati 3,28). ☺
Nell’ambito delle chiese evangeliche metodiste e valdesi, esiste da molti anni il “ministero femminile”, cioè delle donne che svolgono il ministero di “pastore”. Abbiamo chiesto a Susy De Angelis Anziani, pastora nelle chiese metodiste in Basilicata, sposata con un pastore evangelico e madre di due figli, di portare la sua testimonianza a riguardo.
Per comprendere il ruolo delle donne nella chiesa ci si deve domandare prima di tutto cosa sia la chiesa stessa: la chiesa è la dove si predica correttamente l’evangelo e si amministrano rettamente i sacramenti (Confessio Augustana art.7).
Questo è tutto e nient’altro serve per cominciare a definire i ruoli delle persone nelle chiese.
Secondo l’Evangelo e la vocazione di Cristo rivolta ai credenti, non ci sono differenze ministeriali o in qualche modo qualitative tra i credenti uomini o donne che siano. Le distinzioni esistono solo in base ai differenti talenti e doni di ciascuno e ciascuna.
C’è stato un tempo in cui le donne erano relegate a semplici servizi di accompagnamento delle attività ecclesiastiche e rimanevano nell’ombra, pur avendo una funzione rilevante come quella delle mogli di pastori che dividevano la propria vita tra la cura dei figli e della casa e quella della comunità, soprattutto verso i bambini e le bambine.
Oggi nelle chiese evangeliche valdesi e metodiste le donne non hanno delle funzioni specifiche o particolari, ruoli cioè che tradizionalmente solo alle donne gli uomini conferivano: educazione dei bambini, preparazione di pranzi comunitari, organizzazione di bazar (vendita di beneficenza), incontri di studio per le donne. Le donne, pur mantenendo questi servizi, quali discepole di Cristo, rispondono, secondo la propria fede, la propria specificità spirituale, secondo i propri doni qualitativi, alla medesima vocazione che ricevono i credenti uomini: andate ed annunciate l’evangelo al mondo.
Siamo certi, inoltre, che il modo di essere credenti e ministri della parola da parte delle donne sia una conquista non femminile ma della chiesa tutta. Infatti le sorelle sanno portare alla chiesa e al ruolo pastorale una specificità di sensibilità ed intelligenza teologica e pastorale del tutto particolare.
Pertanto le nostre chiese riconoscono il ministero della predicazione e dell’insegnamento anche alle donne. Donne sono pastore, donne sono docenti di teologia, donna è, per la prima volta nella storia, la moderatora delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, diverse donne siedono con piena responsabilità negli organismi direttivi della chiesa. Non esistono funzioni che alle donne siano precluse perché in Cristo Gesù non vi è più né maschio né femmina (Galati 3,28). ☺
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