è così che funziona
28 Marzo 2011 Share

è così che funziona

 

È così che funziona. Mi sono laureato nel dicembre del 2007, ho preso la specializzazione in Scienze della comunicazione sociale ed istituzionale, dopo aver conseguito la laurea breve nell'ottobre del 2005: se potessi tornare indietro chiederei ai miei professori ed al magnifico rettore se sono consapevoli di aver messo su un corso di laurea che nei concorsi emanati viene sistematicamente ignorato, declassato, disprezzato. È così che funziona. Sono stato a parlare una volta nello studio personale di un presidente di una importante associazione di categoria regionale: avevo con me il curriculum, perché una mia coetanea era stata da poco assunta in quella stessa associazione con un contratto a tempo indeterminato, per un ruolo che richiedeva le mie competenze in materia di comunicazione e per il quale lei non aveva titoli: questo signore mi ha domandato a chiare lettere “ma perché non te ne vai? Perché non scappi via? Qua nel Molise non c'è spazio, futuro, per i giovani come te, scappa finché sei in tempo”. È così che funziona. I miei amici lavorano, tutti. Fanno finta di saperne qualcosa delle problematiche legate al mondo del lavoro, ma possono spendere molto nei pub e nelle discoteche del fine settimana perché hanno un'entrata fissa. Qualcuno ha avuto il posto alla Regione, qualcun'altro se lo meritava davvero, ma c'è anche chi con una faccia più tosta del marmo cammina a testa alta sapendo di essere riconosciuto da tutti come quello che si è trovato magicamente in graduatoria più avanti di tutti. È così che funziona. Vorrei che per una volta la mia mente risultasse confusa dalla lettura di un bando di concorso, vorrei per una volta evitare di commentare “ah, quindi questo concorso è stato fatto per tizio o caio”. È così che funziona. Prima ancora che io mi laureassi, ho iniziato varie esperienze nel mondo del giornalismo locale, firmando articoli di vario genere per Le Libertà (quando ancora non si chiamava Primo Piano), Nuovo Molise Oggi, Il quotidiano del Molise. Non sono mai stato pagato, ma sono sicuro che se avessi saputo un po' meno di italiano, citando una battuta dal film “Una storia semplice” (tratto dal romanzo omonimo di Leonardo Sciascia) sarei potuto finire più in alto di dove sono sempre stato. D'altronde basta vedere la quotidiana sfilza di errori grammaticali, sintattici e lessicali che vengono propinati alla massa molisana dal lunedì alla domenica, ma tanto, è così che funziona.

Ho pensato che per un certo periodo della mia vita, partecipando più o meno attivamente a varie forme di associazionismo, le cose si potessero cambiare radicalmente, e concretamente, dal basso. Ho incontrato persone dagli ideali talmente alti che si sono persi nel vapore delle nuvole, dimenticando la vita ed i problemi di tutti i giorni. Ho incontrato persone prevalentemente frustrate dai loro fallimenti professionali, e/o coniugali, che devono sfogare in maniera del tutto arbitraria queste loro difficoltà, attraverso l'associazionismo, verso quelle altre persone che hanno avuto la fortuna di non avere i loro stessi problemi. È così che funziona. Ho partecipato ai dibattiti riempiendomi le orecchie e gli occhi di persone che si parlano addosso e che sfruttano il palcoscenico dato dal nome della loro associazione non tanto, e non solo, per fare del bene comune, ma per autocompiacersi della propria dialettica agli occhi del proprio gruppo di riferimento. Ho ascoltato gruppi di persone inneggiare alla democrazia ed alla libertà di opinione, e poi bollare come “stronzate” le opinioni diverse dalle proprie. È così che funziona.

Ho visto la mia gente mobilitarsi in piazza per difendere i posti di lavoro dell'Università cattolica, e restare sulla poltrona per tutti gli altri posti di lavoro, ugualmente degni e meritevoli di attenzione. È così che funziona. Ho visto le persone in giacca e cravatta apostrofare in maniera offensiva il clochard che chiede l'elemosina di fronte al Bar Iannetta, e ho pregato il Signore perché un giorno io potessi assistere ad una scena a ruoli invertiti, ma con il clochard che con un gesto di tenerezza dà un piccolo aiuto all'ex dipendente della banca caduto in rovina. Ho visto tutte queste cose, ma non ho mai voluto seguire il consiglio che mi ha dato la persona citata all'inizio di questo articolo: non me ne sono andato, e non me andrò mai. Nonostante il Molise viva di queste piccole e grandi situazioni, ci sono ragazzi che nel loro piccolo cercano di cambiare le cose, ci sono giornali come La Fonte che denunciano e scrivono di cose che nessun'altro tratta, e c'è una parte di Molise e di Italia migliore di quella che si vede. È anche così, che funziona. ☺

fradelis@gmail.com

 

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