ebrei e israeliani
19 Aprile 2010 Share

ebrei e israeliani

 

Per non dimenticare lo sterminio e le persecuzioni subite dal popolo ebraico è stato istituito nel 2000 il giorno della memoria (legge 211/2000). Il primo articolo recita: La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. E il Molise ne è rimasto coinvolto (suo malgrado?) con i campi di internamento di Casacalenda (come ci racconta in altra parte della rivista Loredana), Agnone, Boiano, Isernia e Vinchiaturo.

Sembra così incredibile che ci si possa accanire contro un popolo fino a perseguirne la “soluzione finale”, cioè l’eliminazione, che più di qualcuno, atteggiandosi a storico, cerca quantomeno di ridimensionare il fatto non riuscendo ancora a sopprimere le prove e negarlo. Chi ha vissuto Auschwitz in prima persona sa che si trattò di una realtà storica, non di un orrore metafisico. Un modo per renderlo insignificante è accostare i campi di concentramento tedeschi ai gulag russi, alle foibe, ai campi di rieducazione cinesi e così via. Qualunque tipo di macelleria umana non ha nessuna giustificazione, è raccapricciante fino al punto di farci vergognare di essere persone. E tuttavia distinguere si deve. Perché una cosa sono le lotte fratricide anche con pretesto di ideologie da imporre, altra cosa è la determinazione di sopprimere un popolo in quanto tale.

Come è potuto accadere che in nazioni cristiane si radicasse l’antisemitismo? Eppure Cristo, gli apostoli, Miriam, le prime comunità cristiane erano ebrei, discendenti di ebrei!

Ci siamo inventati l’accusa di deicidio facendo ricadere la responsabilità della morte di Gesù su tutti gli ebrei di tutti i tempi. È vero che quelli presenti al processo hanno detto: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”, ma è altrettanto vero che era un’espressione comune di nessuna efficacia. Chi non ha sentito Berlusconi spergiurare sulla testa dei figli? Grazie a Dio sono ancora tutti vivi e le imprese prosperano!

“È successo, potrebbe succedere di nuovo”, anzi qualcosa di simile è accaduto ancora, per esempio in Ruanda, in Cambogia e ancora troppi i silenzi complici, perciò è necessario ricordare, parlare, gridare.

Ora che i testimoni diretti, sopravvissuti alla Shoah, vanno finendo, urge sempre più farne memoria, che non è pura commemorazione, ma capacità critica di leggere la storia per scongiurare altri drammatici possibili ritorni, non ultimo l’islamofobia che Bush ha tentato di iniettare negli stati satelliti prima di aggredire l’Iraq.

Onestamente, a questo punto, prima di concludere bisogna perlomeno accennare alla distinzione, tutt’altro che secondaria, tra ebrei e israeliani, onde evitare facili e grotteschi fraintendimenti. L’antisemitismo è un male assoluto e riguarda l’avversione per gli ebrei di tutti i tempi e luoghi. Gli israeliani sono invece i cittadini dello stato di Israele, non necessariamente ebrei, che rispondono delle scelte politiche del loro governo. Contestare anche duramente Israele per quello che sta facendo nei confronti dei palestinesi è lecito, legittimo, doveroso perché il muro innalzato contro altri popoli è sempre una dolorosa e infame vergogna; perché le periodiche stragi dell’esercito israeliano sanno oltretutto di miopia politica; perché siamo convinti che due popoli possono felicemente convivere in un unico stato; perché crediamo che la terra è di Dio e tutti gli uomini sono usufruttuari anche se si atteggiano a proprietari. E allora la diversità di razze diventa una incontenibile ricchezza.

Quando ad Albert Einstein alla dogana statunitense, nel compilare il modulo di ingresso, chiesero di che razza era rispose semplicemente: “razza umana”. Almeno questo non dimentichiamolo mai! ☺

 

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