Emergenza climatica
15 Giugno 2023
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Emergenza climatica

Riprendendo il cammino sul sentiero dell’emergenza climatica, in quest’articolo cercherò di evidenziare maggiormente, con dati oggettivi, le problematiche dell’effetto serra e i possibili scenari prevedibili e non auspicabili che attendono noi e le generazioni future. L’avere sensibilità dell’ambiente e coscienza sul pericolo dell’emergenza climatica è vitale per il nostro futuro, in quanto le azioni ed i comportamenti di oggi determineranno la nostra esistenza futura. In quest’articolo, parte di una rubrica dedicata all’ambiente, vorrei proporre foto e grafici per fornire strumenti di riflessione e motivi di approfondimento. La rilevazione della recessione dei ghiacciai, in coincidenza del fenomeno dell’aumento dei gas serra atmosferici, è spesso condotta a prova come uno degli effetti macroscopici più facili da osservare del riscaldamento globale causato dall’uomo.
Più in generale, dal rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, il presidente Petteri Taalas, ha affermato che “la partita con i ghiacciai è persa, perché la concentrazione di CO₂ nell’ atmosfera è ormai troppo alta”. La riduzione dei ghiacciai è progressiva: dal 1933 al 1959 la riduzione è stata pari allo 0,5 % – dal 1959 al 1980 la riduzione è stata stazionaria, dal 1980 al 2012 la riduzione è stata pari al 2,0 %- dal 2012 al 2020 la riduzione è stata pari all’8,5 %.
Fortunatamente le partite da giocare sono tante. Alcuni effetti dovuti all’inquinamento causato saranno irreversibili, ma abbiamo ancora tempo per non perdere la battaglia della sopravvivenza.
Andando ancor più nello specifico e tenendo conto di quanto disposto dal decreto legge del 18/11/2022 n.176 per il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2030, le previsioni per le evoluzioni delle emissioni di CO₂ al 2030 richiedono molte ipotesi su variabili strutturali e politiche con elevati livelli di incertezza. Lo studio del traffico, le politiche nazionali, il rinnovo del parco veicolare, le fonti di produzione di energia, la quota di biocombustibili saranno tutte variabili da prendere in considerazione. Se si ottempererà alle indicazioni di incrementare i biocombustibili sfruttando la filiera agroalimentare, il cui beneficio sarà la risultante della differenza tra il bio-credito e la CO₂ immessa in atmosfera, se ci sarà un rinnovo del parco degli autoveicoli e dei mezzi pesanti, che si prevede mediamente intorno al 34%, allora, secondo quanto prospettato dallo studio del “Il Cluster dei trasporti”, si arriverà ad una riduzione di CO₂ che sarà compresa tra un minimo del -29% ad un massimo del -39%: ben lontano da quello auspicato dal piano EU del 55%.
Ho cercato di tracciare un percorso partendo dalle emissioni serra, dall’evidenza dei danni ambientali, dagli apporti di inquinamento, sino a dibattere sugli aspetti più chiacchierati che riguardano il comparto dei trasporti e delle auto private, cercando di evidenziare – con i dati – che quanto si dibatte non è esagerato e che quelle misure indicate sono addirittura insufficienti per arrivare all’obiettivo auspicato. Ci sarà da lavorare alacremente sulla rigenerazione ecosostenibile dei territori, sulla mobilità e coesione territoriale, sulla transizione energetica, sulla qualità della vita, e sull’economia circolare se vogliamo arrivare a quanto indicato per il 2030 e alle emissioni ZERO di CO₂ nel 2050.☺

In Italia si discute molto del settore trasporti come causa inquinante.
La sua parte, da una raccolta dati del 2019 e pubblicata nel 2021, è stimata per il 25% del totale. All’interno del settore trasporti il comparto stradale dà il maggior apporto.
La mobilità preponderante è quella relativa al trasporto delle persone e la viabilità più percorsa è la rete extraurbana.
Tornando a quel 25% da cui siamo partiti, possiamo dire che discutendo sui motori termici delle nostre auto, pullman e camion, stiamo dibattendo sul 23% dell’intero problema.


Nella foto n.1 e n.2 è riportato il ghiacciaio VATNAJOKUL che è il più grande dell’Islanda e dell’Europa con circa 8000 km². Come si può notare il ghiacciaio si è molto ridotto perdendo complessivamente circa 750 km². Dal 2020 il ghiacciaio sta perdendo circa 40 km² all’anno.

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