Evìta: la madona de los descamisados
15 Ottobre 2022
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Evìta: la madona de los descamisados

Le preziose: con questo titolo apro articoli che parlano di donne di ieri, l’altro ieri, oggi che, come le preziose del settecento hanno agito o vissuto per lasciare il testimone alle altre.

Nata nel 1919, Eva Maria Ibarguren, ultima di cinque figli illegittimi del proprietario terriero argentino Joan Duarte e della sua cuoca-amante Juana, divenne Evita Peron la Madona de los descamisados. Conosce la miseria e sa bene cosa significhi essere estremamente povero nell’Argentina del primo Novecento, dove la ricchezza è nelle mani di pochissimi e il governo in quelle dell’oligarchia militare che amministrava a suon di imbrogli. Infine Eva Maria è doppiamente emarginata proprio perchè figlia illegittima, marchio che l’accompagna per tutta la vita e che diviene l’arma preferita dei suoi detrattori oltre all’epiteto “prostituta”.

A quindici anni va a Buenos Aires al seguito di un cantante suo amante; abbandonata patisce ancora la fame, per sopravvivere si lega a diversi uomini per poter diventare un’attrice famosa. Nel 1944, dopo un terribile terremoto che aveva distrutto la città di San Juan, Peron, colonello dell’esercito argentino e sottosegretario al Ministero del lavoro, organizza un evento di beneficenza e incontra la giovane Evita. Lei diviene audace, lo avvicina e sembra che gli dica “grazie di esistere”. Scoppia, si racconta, il classico colpo di fulmine fra Eva e Peron, nonostante la differenza di età.

Peron guadagna ogni giorno di più il sostegno dei sindacati e delle classi lavoratrici ed Eva, oramai ribattezzata Evita, diventa una fervente attivista. Nei suoi comizi riesce a trascinare tutte le categorie di lavoratori puntando dritto al cuore del popolo: “Sono una di voi, ho sofferto la fame, il lavoro è mancato anche a me, ma ho trovato la salvezza in Peron. Possa la nazione lasciarsi salvare da Peron, così come ho fatto io”. Questo è uno degli slogan preferiti per infiammare il popolo argentino. Evita diventa la paladina dei cosiddetti descamisados.

Nel 1946 Peron diventa presidente della repubblica, nel ‘47 Evita comincia il suo Rainbow tour.Viene accolta con onori e rifiuti in Europa. Si porta dietro sempre il marchio di prostituta, illegittima e moglie di un presidente reazionario. Ma lei vuole iniziare una politica del cambiamento: l’unica ragione della sua vita sono gli emarginati: “La carità separa il ricco dal povero, l’aiuto solleva il bisognoso e lo pone allo stesso livello dei ricchi”.

Si batte perché le donne abbiano tutte gli stessi diritti degli uomini, fa approvare il diritto di voto alle donne nel ’47, fonda due anni dopo il Partito peronista femminile, crea la “Fondazione Eva Peron” grazie alla quale vengono date borse di studio ai bambini in condizioni disagiate. Vengono costruiti orfanotrofi e ospedali nelle zone più povere ma anche laboratori di igiene e profilassi, case per anziani e senza tetto (resterà famosa la cosiddetta “Eva city” con circa 4.000 alloggi popolari). La Fondazione, inoltre, crea campi estivi per garantire l’accesso a bambini e ragazzi poveri ad attività sportive. In meno di due anni Evita spende cinquanta milioni di dollari per aiutare poveri e malati: li ascolta, li abbraccia, fa bagni di folla nonostante tutto ciò le venga sconsigliato dai suoi collaboratori. Evita diventa “santa Evita”, la Madona de los descamisados.

Con l’inflazione alle porte Peron reprime duramente le manifestazioni di protesta incarcerando gli oppositori. Il 22 agosto del 1951 Evita fa un comizio per annunciare la sua candidatura a vicepresidente di Peron. Nel discorso successivo non compare e il popolo fischia il dittatore. I generali minacciano un colpo militare se Evita verrà nominata vice presidente. Intanto Evita ha trascurato la propria salute e le trovano un tumore all’utero in stato avanzato che non le lascia più via di scampo. Rifiuta di farsi operare, continua a lavorare, partecipa alla campagna elettorale ma durante un comizio sviene e si rende necessario il ricovero. Il 26 luglio del 1952 Evita muore.  I poveri e la gente comune cadono nella disperazione: la Madonna degli umili scompare per sempre.

Il mito di Evita continua a vivere grazie anche a sfumature macabre; il suo corpo viene imbalsamato e viene venerato come quello di una santa. Ne viene chiesta la santificazione che viene negata dal Vaticano. Il popolo l’ama ma certamente non l’amano i militari e gli stessi alleati e forse la teme anche il marito.

Nel 2005, il neurochirurgo ungherese George Udvarhelyi dichiara in un’intervista di aver partecipato a un intervento di lobotomia su Evita Peron. Nel 2011, un neurochirurgo americano, in possesso delle radiografie originali, conferma la tesi in quanto sono chiarissimi i segni di perforazione nel cranio. È stata operata per alleviare le sofferenze del cancro? L’ipotesi che sconvolge è un’altra: il presidente argentino, tentando di frenare il comportamento della moglie sempre più pericoloso e per “prevenire una guerra civile fra la due ali del peronismo” usa un’arma. Quella della lobotomia.

Evita durante il suo ultimo discorso pubblico datato 1 maggio1952, festa dei lavoratori, acclamata dal popolo tiene un discorso violentissimo “per combattere l’ oligarchia”, “contro quegli imbecilli che chiedevano prudenza ovvero i nemici del popolo, insensibili e ripugnanti, freddi come rospi e serpenti”. Non solo, poco prima di morire, ordina al principe di Olanda, all’insaputa del marito, cinquemila pistole automatiche e millecinquecento mitragliatrici per armare i sindacati e creare vere e proprie milizie di lavoratori.

Non conosceremo mai la verità: la lobotomia c’è stata, ci sono i referti medici, ci sono testimonianze fra cui quella dell’ infermiera del medico ungherese che rivela come Evita uscisse viva dall’operazione ma in stato vegetativo fino alla morte. Ci piace ricordarla giovane, romantica e appassionata che dichiara: “Ricordo perfettamente che per molti giorni rimasi triste quando venni a sapere che nel mondo c’erano i poveri e i ricchi; e lo strano è che non tanto mi addolorasse l’ esistenza dei poveri, quanto sapere che, nello stesso tempo, c’erano anche i ricchi”.☺

 

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