Favorire il cambiamento
4 Giugno 2025
laFonteTV (3796 articles)
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Favorire il cambiamento

Da quando è venuto a mancare papa Francesco e per tutti i giorni che hanno accompagnato il lutto e poi la preparazione per l’elezione del nuovo papa Leone XIV, seguita da sorpresa e sincero entusiasmo per la scelta fatta, molto spesso mi è risuonata nella mente una frase del profeta Amos: “Ecco verranno giorni, oracolo del Signore Dio, in cui manderò la fame nel paese: non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore” (8,11). Dopo un lungo tempo, il XX secolo soprattutto, in cui si sono scontrate titanicamente tante ideologie per le quali sia singole persone che interi popoli avrebbero dato la vita, oggi siamo in un tempo di totale disincanto, di smarrimento per mancanza di punti di riferimento. I grandi valori, le Parole che hanno fondato il diritto e le istituzioni democratiche sono scomparsi a favore di slogan ingannevoli e vuoti che servono per imbonire le masse che non hanno più capacità e strumenti per discernere il grano dalla gramigna e vanno appresso al primo pifferaio che le spara più grosse, sia al di qua che al di là dell’ Atlantico.
Eppure il cordoglio per la morte improvvisa di un papa e l’interesse per chi sarebbe subentrato hanno mostrato che sia consciamente che inconsciamente c’è fame di sentire parole vere, dette da chi mostra di crederci, anche se spesso cadono nel vuoto perché chi le dovrebbe ascoltare per evitare il male fa orecchie da mercante, salvo poi onorare il cadavere di chi le aveva pronunciate, rendendo sempre attuali le parole di Gesù: “Hanno ucciso i profeti e poi ne hanno edificato i sepolcri”, rendendosi ancora più colpevoli per non averli ascoltati.
Al di là di queste voci abbastanza isolate (tra le quali possiamo aggiungere tutti coloro che lottano per la pace e la giustizia e i giornalisti che mettono a rischio la propria vita pur di testimoniare ciò che accade), il mondo attuale è caratterizzato da loschi personaggi che nella politica fanno scelte per garantire la propria prosperità economica o la propria sopravvivenza politica e la libertà dal carcere (basti pensare al capo del governo israeliano o al presidente americano) e che alimentano quelle visioni distorte della realtà fondate su aberranti interpretazioni dei testi sacri (basti pensare alle destre americana e israeliana) rafforzati nelle loro posizioni da intellettuali e giornalisti compiacenti e ben pagati, e anche da esponenti religiosi (come il patriarca di Mosca) a cui si addicono le parole di un altro profeta, Michea: “Così dice il Signore contro i profeti che fanno traviare il mio popolo, che annunciano la pace se hanno qualcosa tra i denti da mordere, ma a chi non mette loro niente in bocca dichiarano guerra” (3,5). L’affermarsi del male, infatti, non è solo causato da chi usa la forza ma anche da chi sostiene quel potere con la forza delle parole che o alimentano la violenza, oppure sostituiscono la verità con la menzogna, chiamando giustizia ciò che non lo è, definendo autodifesa di Israele ciò che invece è un genocidio, definendo invasione ciò che è invece fuga di disperati e indolenza ciò che è invece mancanza di risorse e di strumenti per migliorare le proprie condizioni di vita.
La dimostrazione di interesse per la persona del papa, al netto dal voler essere presenti a tutti i costi per vivere un’ emozione collettiva simile alle partite allo stadio o ai concerti e ai red carpet, forse nasconde la ricerca sincera di una parola autentica che dia risposta alla sete di senso e alla ricerca di giustizia; tuttavia non basta accorrere nelle piazze o reagire sui social se poi quelle parole restano inascoltate, se quegli stessi che acclamano o piangono un papa poi rafforzano quei gruppi di potere e di interessi che dominano il mondo non con la forza ma con una libera elezione. Il lutto o la gioia collettiva se non diventano impegno per trasformare la condizione drammatica del mondo in cui viviamo, diventano l’ultimo illusorio tentativo di esorcizzare la catastrofe che incombe sul mondo, un po’ come gli scongiuri scaramantici. Il profeta Amos, infatti, continua con altre parole di avvertimento, a scanso di equivoci per chi si illude che basta desiderare una cosa per ottenerla oppure muoversi per assistere ad eventi per poi dire “Io c’ero”: “Allora andranno errando da un mare all’altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore ma non la troveranno” (8,12). La differenza tra il tempo delle grandi ideologie o grandi narrazioni, che si opponevano tra loro ma davano risposte ai popoli, e il tempo attuale fatto di influencer e imbonitori che dicono tutto e il contrario di tutto pur di alzare un poco lo share, sta in questo: chi desiderava il cambiamento non si riduceva ad acclamare il leader di turno, anche quando era una persona autentica e disinteressata, ma si impegnava in prima persona per favorire il cambiamento, anche se a volte non otteneva ciò che sperava col proprio impegno.
Il vero ascolto delle parole di Francesco prima e di Leone ora ci sarà quando le stesse masse scenderanno per gridare contro il genocidio di Gaza, quando si opporranno a viso aperto contro coloro che distinguono tra esseri umani degni di cura e i respinti nella loro disperazione. Prevost, a chi come Vance stravolgeva il vangelo dicendo che l’amore è gerarchico, ha risposto senza timore -in un contesto in cui criticare chi governa può diventare fonte di persecuzione – avendolo fatto già con una vita spesa al servizio degli ultimi e senza essere papa. È con atteggiamenti come questo che la ricerca della Parola del Signore può portare frutto non solo per sé ma soprattutto per chi, a causa di parole ingannevoli, viene calpestato e umiliato. ☺

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