Fermare l’escalation
8 Novembre 2023
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Fermare l’escalation

Il 21 ottobre a Pisa si è svolta una manifestazione nazionale contro la costruzione di una nuova base militare, accanto ad una già esistente denominata Camp Derby. Sotto una pioggia battente, con oltre 1.500 persone, anche numerosi bambini, giovani e famiglie, è sfilata una manifestazione contro l’impatto sociale dell’economia di guerra, la devastazione ambientale e grandi opere, la militarizzazione e l’escalation bellica globale, la cultura della guerra e della disciplina e le ricadute dell’escalation bellica sulle vite dei giovani. Allo stesso modo la dimensione internazionalista si è caratterizzata nella solidarietà al popolo palestinese e al Kurdistan.
Facciamo un po’ di storia. Nel marzo del 2022 si decretava la costruzione di una gigantesca struttura militare (circa 73 ettari, per un totale di 440.000 metri cubi) all’interno del territorio comunale nella località di Coltano, nei pressi di Pisa, area contigua ad un Parco naturale coltivato con sistemi di agricoltura biologica. L’opera, considerata strategica per la difesa nazionale, avrebbe ospitato i reparti d’élite dei GIS e il 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania”. Quando la notizia si è diffusa, è nato, nell’aprile del 2022, il Movimento No Base – né a Coltano né altrove. Mentre, davanti all’indignazione che l’informazione suscitava, l’Arma dei Carabinieri provava a minimizzare, rappresentando la nuova base come un presidio a difesa del territorio garantita dalla presenza di questo corpo, il Movimento ha individuato subito le ragioni complesse per opporre un netto rifiuto alla sua realizzazione in qualsiasi luogo, anche nell’eventualità di recupero di immobili dismessi.
Non si tratterebbe, infatti, solo di uno scempio ambientale. Questo progetto è risultato un ulteriore, evidente esempio della deriva antidemocratica e dell’ingiustizia sociale che si manifestano da anni in Italia, sia perché la decisione è stata assunta per decreto del capo dell’Esecutivo, sia per l’intenzione immorale di stornare denaro destinato a ridurre i dislivelli socio-economici tra le parti della Nazione in favore di una caserma per l’addestramento militare. Essa non rappresenta affatto, inoltre, una tutela per il luogo: comporta invece una sua ulteriore proiezione bellica, come dimostra il contesto in cui la si vuole collocare. La nuova base dovrebbe sorgere nei pressi di Camp Derby, base militare USA, che costituisce il loro maggior arsenale militare fuori dalla madrepatria. Tra i materiali in essa presenti ci sono munizioni, bombe, missili, carri armati e altri veicoli. “Nata” nel 1951 con un accordo segreto tra il governo italiano e quello USA, sarebbe dovuta rimanere attiva per 45 anni, invece nel 1996 la sua permanenza è stata fissata sine die, con un accordo sempre segreto. Se dopo la fine della Guerra fredda essa non ha cessato la propria attività, ciò si deve al rilievo che ha l’area mediterranea rispetto ai conflitti e agli interessi nei Balcani e nel Medio Oriente ed ora dell’Africa. Camp Derby è l’ unico arsenale statunitense fuori dagli USA che permette il trasporto di munizioni anche per via marittima. Oltre alla rete stradale e ferroviaria e all’aeroporto militare di Pisa (altro elemento dell’infrastruttura bellica in questa parte della Toscana), infatti, c’è il porto di Livorno, al quale giungono navi a propulsione nucleare che caricano e scaricano armi.
Sotto il profilo della sicurezza bisogna segnalare diversi aspetti critici. Al porto di Livorno arrivano anche armamenti non convenzionali, ma alla popolazione non è fornita alcuna informazione sui rischi di emergenza radiologica. Vi è una movimentazione continua di migliaia di testate esplosive di enorme potenza in un territorio densamente abitato. Alle interrogazioni rivolte a sindaci e presidenti di provincia circa la presenza di depositi speciali non è mai stata data risposta. La concentrazione di interessi, militari ed economici, che questa base rappresenta, sembrerebbe inamovibile, ma solo una forte mobilitazione della società civile, articolata nelle diverse soggettività individuali e organizzative, potrà costituire il necessario contrappeso ad essa.
Questa mobilitazione è stata oggi più che mai necessaria, perché il successo dell’opposizione a questo progetto può costituire il primo passo per un’inversione di tendenza, in direzione di una politica e una economia che siano a favore non del dominio e della guerra, ma dell’uguaglianza e della pace, ed è per queste che il Movimento No Base rappresenta un pezzo importante di un movimento nazionale che non desisterà dal suo impegno.☺

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