Una legge che garantisca tutti
22 Marzo 2023
laFonteTV (3191 articles)
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Una legge che garantisca tutti

 Con la globalizzazione, i poteri che contano, sia politici che economici, i vari G7, i G4, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, le grandi imprese multinazionali, si sono ormai dislocati fuori dai confini nazionali, sottraendosi ai limiti e ai controlli imposti sia dal diritto internazionale che dai poteri politici democratici dei singoli Stati nazionali. Questi poteri globali sono diventati i veri responsabili delle grandi catastrofi che minacciano il nostro futuro e la sopravvivenza stessa dell’umanità: il riscaldamento climatico, le continue guerre, sempre più numerose e pericolose, con il rischio dell’ olocausto nucleare, la crescita impetuosa e irrefrenabile delle disuguaglianze, addirittura la morte, ogni anno, di milioni di persone per fame, per sete e per malattie curabilissime ma non curate, solo perché i malati sono poveri. Da tutto questo deriva l’esigenza di una rinascita delle Nazioni Unite sulla nuova base democratica e partecipativa di una Costituzione della Terra che possa limitare questi poteri globali e sia in grado di imporre loro vincoli, a garanzia dei diritti umani fondamentali di tutti e della salvaguardia della natura.

Luigi Ferrajoli suggerisce l’ approvazione di una “Costituzione della Terra”, (L. Ferrajoli, Perché una Costituzione della Terra?, Torino, Giappichelli, 2021 e Id., Per una Costituzione della Terra, Feltrinelli, 2022) che come le Costituzioni nazionali sia da riferimento legislativo e, soprattutto, da freno per chi vuole ancora inquinare e quindi distruggere il pianeta. Una delle fondamentali “lezioni” che la pandemia ci ha impartito è che alle, purtroppo, molteplici emergenze e catastrofi del nostro tempo si potrà rispondere solo andando oltre i confini degli Stati nazionali e “imponendo rigidi limiti e vincoli costituzionali ai poteri attualmente selvaggi della politica e dell’economia”. Ferrajoli ritiene che approvare una costituzione mondiale è l’unica via percorribile per assicurare la sopravvivenza dell’umanità e non farla “soccombere” già in un futuro che purtroppo non sembra lontano. La pandemia esplosa a livello mondiale nel 2020 non viene infatti considerata come un evento isolato che, una volta terminato, permetterà di tornare alla vita  precedente senza cambiare nulla e senza preoccupazioni; al contrario, bisogna mettere in connessione la crisi epidemica con altri fenomeni ugualmente gravi e macroscopici che sono ben lungi dall’esaurirsi. Ci troviamo di fronte a involuzione, barbarie e catastrofi che non rappresentano un destino ineluttabile dell’uomo, ma piuttosto il frutto di precise scelte, economiche e politiche che, in quanto tali, possono sempre essere corrette razionalmente in modo da riuscire a scongiurare quantomeno le conseguenze più nefaste. 

Ferrajoli considera possibile realizzare una “democrazia cosmopolitica”. Egli auspica la possibilità della progressiva costruzione di “ordini giuridici globali” come migliore (sempre perfezionabile) veicolo di affermazione, e riaffermazione, dei diritti e della democrazia stessa nel mondo contemporaneo. In modo molto concreto ed esplicito ci dice che abbiamo la necessità di uno sviluppo governativo multi-livello, oltre che multi-dimensionale della democrazia costituzionale in grado di limitare i poteri globali che oggi non riconoscono regole. Costruire “un costituzionalismo sovranazionale in grado di colmare il vuoto di diritto pubblico prodotto dall’asimmetria tra il carattere globale degli odierni poteri extra-statali e il carattere ancora prevalentemente locale del costituzionalismo, della politica, del diritto e delle connesse funzioni di governo e di garanzia”. Ferrajoli pensa che l’effettivo godimento dei diritti fondamentali, come i diritti all’ambiente pulito, riconosciuti realmente a tutte le persone (considerando, in particolare i diritti sociali) porterà a una comunanza di vedute.

La base di partenza era stata già individuata da Norberto Bobbio che aveva teorizzato la presenza di un consensus omnium gentium relativo proprio all’esistenza di un novero comunemente accettato di “diritti dell’uomo” inalienabili. La proposta di Ferrajoli di una nuova Costituzione ha caratteristiche innovative perché deve rispondere ai nuovi problemi globali sconosciuti in altre epoche, e tutelare nuovi diritti e nuovi beni vitali contro nuove aggressioni, in passato impensabili.

Inesorabilmente il riscaldamento climatico, il pericolo di conflitti convenzionali e nucleari, le disuguaglianze sempre più eclatanti, centinaia di migliaia di migranti in fuga segnano il nostro orizzonte presente e futuro. Questi gravi problemi dipendono sostanzialmente dall’assenza di limiti ai poteri selvaggi dei mercati globali. Solo con leggi dalla forza costituzionale, da tutti riconosciute, si potrà introdurre un demanio planetario a tutela di tutti i beni vitali della natura, necessari per la nostra umana sopravvivenza. Solo una forte legge può riuscire a bandire le armi, a cominciare da quelle nucleari. Solo una legge valida in tutto il mondo potrà garantire un fisco equo e una tassazione progressiva. Con nuove e idonee istituzioni globali di garanzia in difesa dei diritti di libertà e in attuazione dei diritti sociali di tutti, si potrà realizzare l’universalismo effettivo dei diritti umani, assicurare la pace e in definitiva la vivibilità del pianeta e la sopravvivenza dell’umanità.

Questa iniziativa deve tenere conto, nel solco della migliore tradizione costituzionalistica democratica, delle norme contenute in costituzioni e carte internazionali vigenti e deve mettere a frutto tutte le tecniche di garanzia che sono state escogitate, negli anni, per rendere effettivi i diritti delle persone. Bisogna sottrarre al mercato beni personalissimi come le parti del corpo umano, beni comuni come le risorse naturali e ambientali, da proteggere attraverso l’istituzione di un demanio planetario, e beni sociali, disponibili gratuitamente per tutti, come i farmaci salva-vita, i vaccini e l’alimentazione sana per tutti. Viene proposto di superare la logica individualistica dei diritti, stipulando l’indisponibilità e l’ inalienabilità dei beni vitali in assenza dei quali gli stessi diritti sono destinati a rimanere solo sulla carta. Che senso ha, ad esempio, proclamare il diritto alla salute senza riconoscere l’accesso gratuito ai farmaci o all’acqua potabile? O affermare il diritto a un’esistenza dignitosa dimenticandosi di “garantire la vita presente e futura sul nostro pianeta in tutte le sue forme”? Questa ci sembra la prima finalità della Costituzione della Terra, insieme al mantenimento della pace, alla promozione di rapporti amichevoli tra i popoli e alla realizzazione dell’uguaglianza sostanziale.

In modo analogo, si auspica la previsione di un catalogo di beni da considerare illeciti, di cui va vietata la produzione, il commercio e la detenzione, come le armi nucleari, le armi di offesa e di morte, le droghe pesanti, le scorie radioattive e tutti i rifiuti tossici o pericolosi. La Costituzione della Terra dovrebbe assicurare l’effettività del diritto assolutamente inalienabile alla pace e alla sopravvivenza di tutti gli abitanti del pianeta, e del pianeta stesso. Di qui la previsione dello scioglimento degli eserciti nazionali e l’affidamento del monopolio della produzione e detenzione delle armi, “limitatamente a quelle necessarie all’esercizio delle funzioni di pubblica sicurezza”, alle forze di polizia, locali, statali e globali (proposta nell’art. 77). Non ultimo il divieto di attività che rechino danni irreversibili alla natura (art. 56). ☺

 

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