fiducia e incertezza  di Marco Ianniello
2 Settembre 2012 Share

fiducia e incertezza di Marco Ianniello

 

E’ l’incertezza il male che attanaglia l’economia nella sua globalità internazionale e che ha prodotto una rallentamento nei consumi e negli investimenti, una paralisi nelle transazioni finanziarie e nei sistemi creditizi, una recessione in termini di economia reale e disoccupazione. Non è stata, però, l’incertezza ad aver innescato l’attuale Crisi ma è stata l’incertezza ad averne prolungato gli effetti dal 2008 ad oggi, sia in termini di profondità sia di durata. Ora tutti possiamo renderci conto del prezzo che stiamo pagando per questa prolungata incertezza e, di converso, dobbiamo attribuire altrettanto valore alla fiducia come elemento essenziale per un fluido funzionamento dei sistemi economici.

Nel passaggio dall’economia reale a quella finanziaria sono stati fatti molti “atti di fede”. La finanza è stata l’acceleratore dell’economia reale sostenendola con nuova moneta per nuovi investimenti, proteggendola con contratti specifici per controllare inflazione e prezzi di materie prime essenziali, avvicinandola ai mercati regolamentati per raccogliere fondi necessari per il proprio sviluppo. Quando si parla di leva finanziaria (o leverage) si vuole sintetizzare proprio quel “potere magico” della finanza di creare liquidità immediata (debiti) a fronte di valori statici ed immobilizzati (garanzie). A chiudere il cerchio dei debiti e delle garanzie, per ben dire, è imprescindibile la redditività ossia quella capacità di creare utili e futuri flussi di liquidità in entrata, tali da remunerare i capitali investiti, sia propri che a debito, ed estinguere progressivamente i debiti stessi. Così tutto funziona, e gode sia l’economia reale sia l’economia finanziaria.

Ma cosa succede quando viene meno la redditività? L’impresa non è più in grado di creare quegli utili, perde quella liquidità in entrata, e non è più in condizione di rimborsare neanche i propri debiti che sebbene prima l’avevano tanto aiutata ora vengono rinnegati e maledetti. In questo primo stadio, la finanza non ha più fiducia dell’economia reale e successivamente si arriva al punto (pericoloso) in cui la finanza non si fida nemmeno più di se stessa. Da  acceleratore benefico, ora la finanza è un nemico in casa e per molti è anche il capro espiatorio soprattutto quando non si sa a chi dare la colpa.

Semplificando, tutto si regge su pochi pilastri che non sempre sono sufficientemente solidi e quando viene intaccata quella fiducia necessaria, la fiducia stessa li fa presto crollare. Allora nessuno più si fida dell’altro e tutti cercano di detenere i soldi in forme liquide o a breve scadenza per stare tranquilli ma senza pensare, o sapere, che anche i soldi sono i primi veri figli legittimi della finanza. Tutto nasceva nel 1959 con il sistema monetario del Gold Exchange Standard (Bretton Woods) che stabiliva la convertibilità di tutte le monete (divise) internazionali con i dollari statunitensi che a loro volta avrebbero mantenuto una convertibilità prestabilita con l’oro (cambio fisso di 35 dollari per 1 oncia d’oro). Quando poi nel 1971 fu abbandonato questo cambio fisso dollaro/oro per favorire l’economia e la liquidità in circolazione, allora si era già entrati in un sistema completamente basato sulla fiducia. E anche per l’Euro il rapporto tra circolante e riserve auree – detenute dalla BCE e dalle Banche Centrali dei paesi dell’Eurozona – non è a pareggio.

Insomma la finanza, con il suo potere magico e moltiplicativo, non è solo quella di cui si sente parlare in TV che può sembrare distante da noi e dalla nostra quotidianità: la finanza parte proprio da quei soldi (sempre di meno…) che abbiamo in tasca, i quali valgono solo se convertibili in once d’oro, altrimenti rimangono dei semplici pezzi di carta disegnati con ponti colorati o con facce del passato, privi di valore intrinseco. Con ciò non si vuole creare panico o diffondere ulteriori preoccupazioni, perché anche se nel mondo intero ci fossero tante riserve auree a copertura di tutte le divise in circolazione, quell’oro non riuscirebbe mai a rimborsare tutti i debiti creati dalla bacchetta magica della finanza. Quindi a preoccuparsi davvero dovrebbe essere soprattutto la finanza stessa.

E’ bene concludere, però, osservando che la finanza ed i mercati sono solo degli strumenti a nostra disposizione, sono un mezzo e non un fine da utilizzare con misura ed equilibrio e pertanto non sono i colpevoli di niente. I veri responsabili sono sempre coloro che li usano in modo distorto e chi glielo consente. ☺

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