giovani e stupefacenti
17 Aprile 2010 Share

giovani e stupefacenti

 

Il Progetto Mosaico 2003 (I dati che seguono sono contenuti in A. Miccoli (a cura di) Dal Progetto Moisaico 2000 ad uno studio dell’Università del Salento, Franco Angeli, Milano, 2007. Il progetto è stato elaborato e gestito dall’Associazione Fa.Ce.D. in convenzione con il Comune di Termoli) ripropone, a cinque anni di distanza dalla pubblicazione del Progetto Mosaico 2000, una lettura dei bisogni legati all’universo giovanile in età scolastica. Da qui l’importanza di osservare, permanentemente, il vissuto di tanti ragazzi e ragazze, che, anche all’interno del Molise, manifestano stanchezza e disorientamento, rispetto ad un contesto sociale contrassegnato da una profonda crisi di valori. 

Uno smarrimento, a cui talora i giovani rispondono con comportamenti anomali: disturbi dell’alimentazione, assunzione di alcool  e droga, insuccessi scolastici,  difficoltà a comunicare al di fuori del gruppo dei pari. Più in generale, la ricerca evidenzia una sfiducia complessiva nelle Istituzioni: quali appunto la magistratura, lo Stato, le forze dell’ordine e, in misura minore, la Chiesa, che sembra l’unica a reggere il confronto con i giovani (gli  intervistati mostrano molta  fiducia:  nello Stato (7,4%), nella Chiesa (38,3%), nelle Forze di Polizia (13,5%), nella Magistratura (6,7%).

Gli studenti, nel valutare alcuni aspetti della loro vita, esprimono molta soddisfazione per le amicizie (70,2%) e per i rapporti che intercorrono con i propri genitori (43,3%); viene viceversa collocata all’ultimo posto la relazione con gli insegnanti (8,9%).

Per quanto concerne invece l’accostamento a sostanze dannose per la salute, si coglie come il 33,3% degli intervistati, dichiari di essere dedito all’uso quotidiano di sigarette.

Mentre nell’assunzione di bevande, il 6,4% degli studenti afferma di bere birra ubriacandosi spesso, vi è viceversa un 2,5% che si ubriaca quotidianamente. Se lo stesso quesito si analizza  rapportandolo ai liquori, si può notare come dichiari di ubriacarsi spesso il 5,0% e quotidianamente l’1,4%. Il vino, in quanto bevanda utile ad ubriacarsi, viene assunto spesso nella misura del 5,3% e quotidianamente dall’1,1% del campione. Più complessivamente, nella differenza di genere, i maschi abusano molto di più di quanto facciano le ragazze. Mentre, un confronto con le fasce di età numericamente più significative, riconferma il dato relativo all’uso di sigarette: nel senso che si ha un aumento dell’abuso, man mano che aumenta l’età anagrafica. Un dato che, di per sé, sottolinea l’importanza di avviare un processo di prevenzione, da portarsi direttamente, sia nella scuola media inferiore che nel primo biennio degli istituti superiori.

Gran parte dei soggetti, coinvolti nella ricerca, sottolinea di aver sentito parlare delle sostanze elencate nel questionario, e sottoposte alla loro attenzione. Le percentuali, relative alla conoscenza nominale di taluni tipi di stupefacenti, sono presenti, in modo sufficientemente ampio, sia negli uomini che nelle donne, oltre, che nelle due principali fasce di età (14-15 anni). Se si considera invece, la temporalità connessa alle prime sperimentazioni, si coglie, come l’accostamento al vino, raggiunga il tetto massimo a 11 anni (18,4%). Mentre, l’assunzione di liquori, si presenta come un passaggio graduale, che va dagli 11 (5,3%) ai 13 anni (10,3%). Un contesto, entro il quale, le stesse sigarette, raggiungono la percentuale più alta di conoscenza sperimentale all’età di 14 anni (13,5%).

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Per quanto riguarda le altre sostanze, si registra: un accostamento alle amfetamine, soprattutto nella fascia anagrafica che va dai 16 anni in su (2,4%); l’assunzione di marijuana e hashish, attraverso una cadenza crescente, compresa tra lo 0,4% degli 11 anni e il 5,0% dei 14. Più contenuto, risulta invece essere, l’accostamento alle altre sostanze.

Va infine notato, come la sperimentazione degli stupefacenti, tenda a coinvolgere maggiormente i maschi; mentre, il contatto con le sostanze, avviene quasi sempre attraverso il gruppo di amici (15,2%).

I dati relativi al consumo, evidenziano come il 4,3% degli intervistati, faccia spesso uso di marijuana e hashish; vi è poi un gruppo più contenuto, che dichiara di bere alcol in concomitanza con l’assunzione di pasticche (1,1%).

A questi, vanno inoltre aggiunti, tutti coloro che ammettono di essere dediti ad un consumo raro di marijuana e hashish (6,7%), di alcol più pasticche (1,1%), di steroidi (0,7%), crack, cocaina, ecstasy, eroina ed inalanti (0,4%).

Gli intervistati sottolineano inoltre, come molti  amici, facciano soprattutto uso di marijuana ed hashish (20,2%), di alcol più pasticche (7,1%), di ecstasy (5,7%), e di cocaina (5,3%): seguono quindi, eroina (4,6%), crack (2,1%), amfetamine e steroidi (1,4%), LSD (1,1%).

Per la maggioranza dei consumatori, l’uso di sostanze, coincide principalmente con il desiderio di sentirsi in sintonia con gli amici  mentre, altre motivazioni, vanno colte nella ricerca del piacere, nel desiderio di evadere dalla realtà  e nella noia.

Alcune ragazze, sottolineano anche problemi legati all’immagine e a diete che nascondono problemi di anoressia ed abulimia:

‹‹Io a 12 anni ho provato a fumare, ma più che altro sigarette e solo una volta ho provato a fumare una canna. Ciò che mi ha spinto è stata una delusione d’amore. Ora sono quattro che non fumo più sigarette. In fondo anche le sigarette nuocciono gravemente alla salute. Il problema che ho ora è che sono fissata con il fisico. Io peso 49-50 kg ma vorrei essere ancora più magra e ciò spesso mi fa cadere in depressione››.

‹‹La dipendenza, non solo dalla droga, mi fa paura. Sono stata dipendente dal cibo, per un anno rimettevo tutto quello che ingerivo. Sapevo che mi faceva male, ma andava bene lo stesso pur di dimagrire. Inoltre facevo attività sportiva ogni giorno e più di una volta sono stata male. Mia madre mi ha scoperto e mi voleva privare di tutte le libertà, allora ho smesso. Però tuttora lo rifarei per perdere peso, solo che evito per paura di essere scoperta. Non ho chiesto aiuto a nessuno perché non ho il coraggio. Scusate lo sfogo, ma durante l’incontro mi vergognavo a parlarne. Comunque è stata una bella esperienza confrontarmi con voi. Grazie››.

Dai dati e dalle testimonianze, si comprende l’importanza di attivare percorsi di prevenzione capaci di cogliere sin dall’infanzia, eventuali fattori di sofferenza psicologica: molto spesso, infatti, le criticità e le debolezze presenti nei bambini, tendono ad esplodere e a radicarsi proprio nell’età adolescenziale attraverso atteggiamenti rischiosi per la propria integrità. Per tale motivo, la tutela della salute psico-fisica, implica la necessità di favorire un profondo ed articolato processo di prevenzione: un intervento, che attraverso la famiglia, la scuola e le relative azioni di ordine psico-socio-pedagogico, deve tendere a far emergere tutti quei fattori di sofferenza che, nel loro insieme e nella loro complessità, possono far venir meno lo sviluppo delle potenzialità del singolo, e la crescita equilibrata dell’intera persona. ☺

 

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