I dati più recenti raccolti in Italia sulle cooperative sociali sono molto incoraggianti.
Una rilevazione condotta nell’aprile 2007 su un campione di 400 cooperative fornisce risultati sorprendenti per questo ambito di economia di terzo settore. A fronte di un 49% che si dichiara in consolidata stabilità e un 36% che registra un andamento in crescita, solo il 15% palesa di versare in difficoltà.
E’ cresciuto l’interesse e il dibattito su tale fenomeno si è consolidato e diffuso in termini di alta qualità che ha avuto una notevole risonanza nella due giorni di fine ottobre all’EXPO di Cosenza, in occasione dell’assemblea nazionale del Forum del Terzo Settore.
Rispetto al 2003 si registra una crescita del numero di cooperative sociali del 19%. Stando a questi dati si riscontrano oggi oltre 278 mila operatori, 211 mila dipendenti e 31 mila collaboratori. All’interno vi operano 30 mila volontari.
Sul piano della politica l’impresa sociale, per merito dell’insistente azione rivendicativa diretta a ottenere la legittimazione normativa, portata avanti dal terzo settore da qualche decennio, si è approdati nel 2005 all’approvazione della legge 118 che tuttavia non arriva ancora alla stesura dei regolamenti applicativi.
La politica resta piuttosto disattenta, per non dire sorda, alle legittime richieste della società civile che in altre nazioni europee ha raggiunto traguardi significativi in termini di occupazione e di qualità d’impresa.
Le attese restano molto protese all’attuazione dell’articolo 2 in cui si delineano orizzonti che vanno ben oltre i tradizionali ambiti della cooperazione racchiusi nel lavoro dell’assistenza sociale e sanitaria. Tra i nuovi settori individuati dalla legge figurano, tra gli altri, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione del patrimonio culturale, il turismo e lo sport sociale ma anche la formazione universitaria e il coinvolgimento della scuola.
Ci troviamo di fronte a prospettive di grande apertura sia nel campo dell’economia che della qualità dei rapporti all’interno del mondo del lavoro. Tanto che molte delle università italiane si vanno aprendo a percorsi formativi riguardanti la cooperazione che si legano ad una concezione dell’economia che va ben oltre il discorso del profitto come unico scopo.
Un secondo aspetto viene sempre più alla ribalta di questi nuovi orizzonti dell’impresa sociale e costituisce un rilevante fattore connesso alla promozione e al rilancio del territorio come contesto di riferimento per la creazione di una cooperazione centrata sul capitale umano presente nei vari contesti di appartenenza.
Il Molise può farsene un’occasione propizia per la valorizzazione delle risorse giovanili che continuano a emigrare da questa terra che nega loro prospettive di futuro e per recuperare la produttività di un patrimonio naturale, turistico, culturale che rischia ormai di cadere nell’abbandono.
Occupiamocene, a partire dell’indagine condotta dalla Caritas di Trivento che pone un aut aut inderogabile sulle prospettive di vita o di morte, in un arco ristretto di anni, dei territori interni dell’Appennino, a partire dal nostro.
Ci riguarda tutti: politica anzitutto, istituzioni territoriali, sindacati, associazionismo di terzo settore, mondo ecclesiale; senza escludere le stesse imprese profit che cominciano a cogliere la svolta che l’economia può assumere, anche a loro vantaggio, da queste frontiere avanzate in temi di lavoro produttivo che guarda all’interesse comune.
Si è già avviato una iniziativa di ascolto tra alcuni di questi interlocutori che cominciano a fornire chiare prove di disponibilità a creare un tavolo di lavoro che approdi a concrete proposte di interventi per restituire speranza di futuro a questa terra e frenare la fuga dei talenti.
Daremo quanto prima una più dettagliata informazione sugli itinerari che si andranno a tracciare. ☺
le.leone@tiscali.it
I dati più recenti raccolti in Italia sulle cooperative sociali sono molto incoraggianti.
Una rilevazione condotta nell’aprile 2007 su un campione di 400 cooperative fornisce risultati sorprendenti per questo ambito di economia di terzo settore. A fronte di un 49% che si dichiara in consolidata stabilità e un 36% che registra un andamento in crescita, solo il 15% palesa di versare in difficoltà.
E’ cresciuto l’interesse e il dibattito su tale fenomeno si è consolidato e diffuso in termini di alta qualità che ha avuto una notevole risonanza nella due giorni di fine ottobre all’EXPO di Cosenza, in occasione dell’assemblea nazionale del Forum del Terzo Settore.
Rispetto al 2003 si registra una crescita del numero di cooperative sociali del 19%. Stando a questi dati si riscontrano oggi oltre 278 mila operatori, 211 mila dipendenti e 31 mila collaboratori. All’interno vi operano 30 mila volontari.
Sul piano della politica l’impresa sociale, per merito dell’insistente azione rivendicativa diretta a ottenere la legittimazione normativa, portata avanti dal terzo settore da qualche decennio, si è approdati nel 2005 all’approvazione della legge 118 che tuttavia non arriva ancora alla stesura dei regolamenti applicativi.
La politica resta piuttosto disattenta, per non dire sorda, alle legittime richieste della società civile che in altre nazioni europee ha raggiunto traguardi significativi in termini di occupazione e di qualità d’impresa.
Le attese restano molto protese all’attuazione dell’articolo 2 in cui si delineano orizzonti che vanno ben oltre i tradizionali ambiti della cooperazione racchiusi nel lavoro dell’assistenza sociale e sanitaria. Tra i nuovi settori individuati dalla legge figurano, tra gli altri, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione del patrimonio culturale, il turismo e lo sport sociale ma anche la formazione universitaria e il coinvolgimento della scuola.
Ci troviamo di fronte a prospettive di grande apertura sia nel campo dell’economia che della qualità dei rapporti all’interno del mondo del lavoro. Tanto che molte delle università italiane si vanno aprendo a percorsi formativi riguardanti la cooperazione che si legano ad una concezione dell’economia che va ben oltre il discorso del profitto come unico scopo.
Un secondo aspetto viene sempre più alla ribalta di questi nuovi orizzonti dell’impresa sociale e costituisce un rilevante fattore connesso alla promozione e al rilancio del territorio come contesto di riferimento per la creazione di una cooperazione centrata sul capitale umano presente nei vari contesti di appartenenza.
Il Molise può farsene un’occasione propizia per la valorizzazione delle risorse giovanili che continuano a emigrare da questa terra che nega loro prospettive di futuro e per recuperare la produttività di un patrimonio naturale, turistico, culturale che rischia ormai di cadere nell’abbandono.
Occupiamocene, a partire dell’indagine condotta dalla Caritas di Trivento che pone un aut aut inderogabile sulle prospettive di vita o di morte, in un arco ristretto di anni, dei territori interni dell’Appennino, a partire dal nostro.
Ci riguarda tutti: politica anzitutto, istituzioni territoriali, sindacati, associazionismo di terzo settore, mondo ecclesiale; senza escludere le stesse imprese profit che cominciano a cogliere la svolta che l’economia può assumere, anche a loro vantaggio, da queste frontiere avanzate in temi di lavoro produttivo che guarda all’interesse comune.
Si è già avviato una iniziativa di ascolto tra alcuni di questi interlocutori che cominciano a fornire chiare prove di disponibilità a creare un tavolo di lavoro che approdi a concrete proposte di interventi per restituire speranza di futuro a questa terra e frenare la fuga dei talenti.
Daremo quanto prima una più dettagliata informazione sugli itinerari che si andranno a tracciare. ☺
I dati più recenti raccolti in Italia sulle cooperative sociali sono molto incoraggianti.
Una rilevazione condotta nell’aprile 2007 su un campione di 400 cooperative fornisce risultati sorprendenti per questo ambito di economia di terzo settore. A fronte di un 49% che si dichiara in consolidata stabilità e un 36% che registra un andamento in crescita, solo il 15% palesa di versare in difficoltà.
E’ cresciuto l’interesse e il dibattito su tale fenomeno si è consolidato e diffuso in termini di alta qualità che ha avuto una notevole risonanza nella due giorni di fine ottobre all’EXPO di Cosenza, in occasione dell’assemblea nazionale del Forum del Terzo Settore.
Rispetto al 2003 si registra una crescita del numero di cooperative sociali del 19%. Stando a questi dati si riscontrano oggi oltre 278 mila operatori, 211 mila dipendenti e 31 mila collaboratori. All’interno vi operano 30 mila volontari.
Sul piano della politica l’impresa sociale, per merito dell’insistente azione rivendicativa diretta a ottenere la legittimazione normativa, portata avanti dal terzo settore da qualche decennio, si è approdati nel 2005 all’approvazione della legge 118 che tuttavia non arriva ancora alla stesura dei regolamenti applicativi.
La politica resta piuttosto disattenta, per non dire sorda, alle legittime richieste della società civile che in altre nazioni europee ha raggiunto traguardi significativi in termini di occupazione e di qualità d’impresa.
Le attese restano molto protese all’attuazione dell’articolo 2 in cui si delineano orizzonti che vanno ben oltre i tradizionali ambiti della cooperazione racchiusi nel lavoro dell’assistenza sociale e sanitaria. Tra i nuovi settori individuati dalla legge figurano, tra gli altri, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione del patrimonio culturale, il turismo e lo sport sociale ma anche la formazione universitaria e il coinvolgimento della scuola.
Ci troviamo di fronte a prospettive di grande apertura sia nel campo dell’economia che della qualità dei rapporti all’interno del mondo del lavoro. Tanto che molte delle università italiane si vanno aprendo a percorsi formativi riguardanti la cooperazione che si legano ad una concezione dell’economia che va ben oltre il discorso del profitto come unico scopo.
Un secondo aspetto viene sempre più alla ribalta di questi nuovi orizzonti dell’impresa sociale e costituisce un rilevante fattore connesso alla promozione e al rilancio del territorio come contesto di riferimento per la creazione di una cooperazione centrata sul capitale umano presente nei vari contesti di appartenenza.
Il Molise può farsene un’occasione propizia per la valorizzazione delle risorse giovanili che continuano a emigrare da questa terra che nega loro prospettive di futuro e per recuperare la produttività di un patrimonio naturale, turistico, culturale che rischia ormai di cadere nell’abbandono.
Occupiamocene, a partire dell’indagine condotta dalla Caritas di Trivento che pone un aut aut inderogabile sulle prospettive di vita o di morte, in un arco ristretto di anni, dei territori interni dell’Appennino, a partire dal nostro.
Ci riguarda tutti: politica anzitutto, istituzioni territoriali, sindacati, associazionismo di terzo settore, mondo ecclesiale; senza escludere le stesse imprese profit che cominciano a cogliere la svolta che l’economia può assumere, anche a loro vantaggio, da queste frontiere avanzate in temi di lavoro produttivo che guarda all’interesse comune.
Si è già avviato una iniziativa di ascolto tra alcuni di questi interlocutori che cominciano a fornire chiare prove di disponibilità a creare un tavolo di lavoro che approdi a concrete proposte di interventi per restituire speranza di futuro a questa terra e frenare la fuga dei talenti.
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