Il giubileo dei movimenti
11 Giugno 2016
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Il giubileo dei movimenti

Genova luglio 2001: i “grandi” della terra, le prime otto potenze economiche mondiali, si incontrano a Genova per “coordinare le strategie politiche ed economiche”, che naturalmente dovranno poi valere anche per il resto del mondo. Il movimento altermondialista si dà appuntamento a Genova nello stesso giorno per proporre un altro modello di sviluppo, basato sul rispetto delle risorse ambientali e sulla giustizia sociale. In entrambi i fronti il problema del debito degli stati sovrani è centrale. All’epoca si pose in primo piano il debito pubblico dei paesi del Terzo mondo, fardello insopportabile, che impediva lo sviluppo economico e la democrazia dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”. Per i movimenti si rendeva necessario l’annullamento o la ristrutturazione dei debiti sovrani. Anche la Chiesa con il Giubileo 2000 si poneva questi problemi. Le grandi potenze non accettarono una simile impostazione.

A distanza di 15 anni ci siamo dati appuntamento a Genova per il 19 luglio per riflettere su questi anni che vanno “dal G8 alla Laudato Sì“. Si tratta di una tappa importante di un percorso nuovo di liberazione dai poteri che si pongono fuori dal confronto della polis. Siamo consapevoli di essere differenti, ma non indifferenti ai temi della giustizia, della libertà e dell’opportunità di vita per tutti. Saremo a Genova a 15 anni da quella splendida saldatura tra culture e attivisti che generava impegno comune per un altro mondo possibile e tra queste sintesi vi era anche quella tra cristiani e movimenti sociali. Non dobbiamo dimenticare che gli sforzi comuni furono sedati nel sangue e la fragilità di quelle intese furono messe a dura prova. La mattanza o il sacrificio, al prezzo del sangue, furono sorgente, dapprima celata e poi manifesta, di nuove narrazioni e culminarono nel pluriennale percorso referendario per l’acqua bene comune e successivamente nel forum per una nuova finanza pubblica e sociale che prevedeva uno specifico campo d’azione: quello sul debito. Ecco perché alcune persone, diversamente credenti, hanno iniziato a riflettere su come possa essere possibile liberarsi dal finanz-capitalismo e dal più perfido e deleterio sistema di potere, quello del debito che crea povertà nella profonda diseguaglianza, precarietà abitativa, lavorativa, sociale, ma anche devastazioni ambientali e sottrazione di diritti sociali tanto da modificare la stessa idea di democrazia che avevamo.

Queste persone insieme hanno cercato di dare chiavi di lettura da origini diverse, ma convergenti, affermando che “la vita viene prima del debito” e che nella prospettiva del Giubileo ci possano essere nuove opportunità per liberarsi dalla schiavitù della debitocrazia. Non possiamo fare a meno di considerare questa come una nuova epoca confermata da persone che hanno attinto dalla teologia del popolo e che, come Papa Francesco, hanno usato parole chiare per definire “l’economia che uccide” e “la tirannia invisibile” e instaurare un inedito dialogo con i movimenti popolari e sociali che lottano per diritti sacrosanti come terra, casa, lavoro nell’ottica di un’economia sociale per tutti.

Sarà l’occasione per riflettere, proprio alla luce di questo nuovo corso che l’enciclica di Francesco Laudato Sì sintetizza in modo apprezzabile, se possiamo provare a riformulare il messaggio cristiano non spogliandolo ma integrandolo con implicazioni di ordine sociale e politico. Le grandi promesse bibliche di amore, giustizia, libertà, pace non devono essere archiviate nel futuro finale della storia, ma essere incarnate nel presente quotidiano ove possono diventare una sorta di spina nel fianco della società e della cultura contemporanea in un rapporto dialettico e persino contestatore delle strutture ingiuste. Come siamo arrivati all’enciclica Laudato Sì che viene considerata un manifesto democratico del XXI secolo che inaspettatamente accoglie, almeno in parte, quelle che furono le istanze di quel lontano controvertice al G8? Il debito è considerato il passepartout che consente in un clima emergenziale di realizzare ulteriori privatizzazioni dei beni comuni e riduzione degli spazi di democrazia.

Nella stessa Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia è scritto che “il richiamo all’osservanza della legge non può ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone”. Da qui il riferimento al debito, che nella Laudato Sì viene definito strumento di controllo. Ma nonostante qualche segnale di disponibilità delle istituzioni finanziarie, la riduzione/ristrutturazione del debito non viene messo all’ordine del giorno della pratica politica, al contrario il debito pubblico continua ad essere usato come uno straordinario meccanismo del capitalismo finanziario per espropriare i popoli.☺

 

 

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