Giuseppe Rea: Vernelle
10 Giugno 2023
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Giuseppe Rea: Vernelle

Una delle caratteristiche principali dei nostri piccoli borghi sono i vicoli, la fitta rete di stradine che, incrociandosi fra di loro, suscitano la curiosità e l’ammirazione di chi le percorre. Densamente abitati e popolati nell’antichità, oggi si presentano in gran parte disabitati e deserti. Le varie abitazioni che vi si affacciano, come volti di anziani, mostrano sulle loro facciate i segni del tempo e raccontano storie e vissuti che appartengono al passato. Gli stessi nomi di tali vie, come quelli delle strade principali, rievocano spesso periodi, aspetti e fatti della storia del borgo.
I vicoli, per le loro dimensioni, anche quando “ciechi”, collegando facilmente tra loro abitazioni e persone, accorciavano le distanze nel vicinato, consentivano spostamenti rapidi, offrivano scorciatoie, scappatoie e nascondigli, favorivano incontri e scambi continui. Botteghe e case, con le porte sempre aperte, si affacciavano sui vicoli fatti di salite e discese, di arcate, di scalini, di lastre di pietra consumate dal via vai quotidiano di adulti, bambini e animali da lavoro.
Stradine fatte a misura d’uomo per un’esistenza semplice, laboriosa, dura, ma allegra, gioiosa e solidale nello stesso tempo. Viuzze per giochi movimentati all’aperto, “percorsi obbligati” di creatività, di immaginazione e di fantasia per i ragazzi del tempo, spazi di vita limitati e angusti ma pieni di sbocchi, aperture e “vie d’uscita”.
Vernelle, dipinto ad olio di Giuseppe Rea, nasce proprio dal ricordo dei vicoli del suo paese d’origine, Bonefro, in Molise. La traduzione italiana del titolo è, infatti, “Vicoli” ma vero soggetto del quadro è il sentimento, il calore umano che tali luoghi trasmettevano.
Nonostante la precarietà dei tempi passati, resa dall’oscurità della notte, il vicolo viene rappresentato in tutta la sua vitalità con tinte calde e luminose, quasi fluorescenti, nelle diverse tonalità del rosso, del giallo e dell’arancio. Mentre il verde e il blu dei riquadri lasciano intravedere “finestre” spalancate verso nuovi paesaggi e sconosciuti orizzonti, menti sempre aperte al sogno, alla speranza, al cambiamento.

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