gli anni bui
19 Aprile 2010 Share

gli anni bui

 

Dai Vangeli di Matteo e di Luca possiamo leggere della nascita di Gesù. Il Vangelo di Marco (e anche quello di Giovanni) inizia con l’incontro di Gesù con Giovanni il Battista che compie anche su Gesù il rito del battesimo (secondo quanto raccontano Marco, Matteo e Luca). Ma, tra la nascita e il fatale incontro con Giovanni cosa è accaduto a Gesù? Se stiamo ai racconti evangelici sappiamo ben poco: Matteo ci dice che la famiglia di Gesù è costretta a fuggire in Egitto, almeno due anni dopo che Gesù è nato, subito dopo la visita di alcuni magi (astrologi) d’oriente; Gesù va poi ad abitare con la famiglia a Nazaret dopo la morte di Erode, dopodiché non sappiamo più nulla fino al suo battesimo. Luca dice qualcosa di più: ci racconta la circoncisione avvenuta all’ottavo giorno dalla nascita e la purificazione della madre al quarantesimo giorno, purificazione che avviene non a Nazaret ma a Gerusalemme, dove Gesù si reca per la prima volta (anche se ancora non ne è cosciente). Lo ritroviamo ancora a Gerusalemme, all’età di 12 anni, quando probabilmente entra nell’età adulta, secondo il costume ebraico, e si mette a discutere con alcuni saggi nei cortili del tempio. Alla fine di questo episodio l’evangelista conclude dicendo: “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Poi più nulla fino all’incontro con Giovanni.

A che età avvenne questo incontro? Non lo sappiamo; sappiamo però, sempre da Luca, prodigo di particolari, l’età in cui Gesù inizia a predicare: “Gesù quando cominciò il suo ministero aveva circa trent’anni” (Lc 3,23). Questa notizia, non riportata da nessun altro, purtroppo non è certa, in quanto potrebbe essere un’eco della storia di Davide, che cominciò a regnare, secondo 2 Sam 5,4 proprio all’età di 30 anni! Un’altra allusione messianica degli evangelisti? Forse. In qualsiasi caso, passa molto tempo dalla nascita, se è vero che il ministero di Giovanni il Battista è iniziato, sempre secondo Luca (3,1) nel quindicesimo anno dell’impero di Tiberio, mentre Pilato era governatore (meglio ancora prefetto) della Giudea. Quest’ultimo fu probabilmente prefetto dal 26 al 36 d. C. (quindi iniziò il suo incarico 30 anni dopo la morte di Erode) mentre il quindicesimo anno di Tiberio potrebbe corrispondere agli anni 27-28 d.C. Purtroppo, anche in questo caso, non possiamo mettere insieme i dati della nascita e dell’inizio della vita pubblica, in quanto sono evidentemente in contrasto: se calcoliamo 30 anni a partire dalla nascita ipotizzata all’incirca il 7 a.C. (3 anni prima della morte di Erode, il 4 a. C.), arriviamo all’anno 23 d. C., cioè 3 anni prima dell’inizio dell’incarico di Pilato! Tuttavia una cosa è certa: Gesù è morto necessariamente tra il 26 e il 36 d. C. in quanto è stato condannato da Pilato e questo ci porta a un minimo di 33 anni dall’ipotizzato anno di nascita fino a un massimo di 43 anni, il che ben si concilia con quanto dicono gli avversari a Gesù in Gv 8,57: “Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?”.

Ma fino all’inizio della sua predicazione, cosa ha fatto Gesù? Come ha trascorso gli anni della sua vita a Nazaret? Purtroppo, al di fuori di quanto sappiamo dai Vangeli, non abbiamo altre fonti a cui rivolgerci. Vi è un’unica notizia riportata da Origene, una malignità affermata da un certo Celso, nemico del cristianesimo nascente. Secondo questo personaggio Gesù sarebbe nato da una donna adultera e da un soldato romano e, probabilmente a causa di questa condizione irregolare, sarebbe diventato un girovago, sarebbe emigrato in Egitto dove avrebbe appreso le arti magiche con cui avrebbe poi ingannato la gente compiendo miracoli. In realtà Celso, che scrive alla fine del II secolo, ha probabilmente ripreso i dati evangelici, distorcendoli: secondo Matteo, infatti, Gesù è sceso in Egitto, ma da bambino, con i genitori. Riportando il nome del soldato romano (Pantera) ci fa capire che ha storpiato la parola greca parthénos, che in italiano significa “vergine”, per cui il figlio della Vergine è diventato il figlio di Pantera (un soprannome tipico della soldataglia romana).

 Al di là di queste notizie tardive e malevole non sappiamo altro e dobbiamo quindi ricavare qualche dato proprio dai vangeli. Da Marco, il vangelo più antico, sappiamo che Gesù si è fatto battezzare da Giovanni ma ha iniziato a predicare solo dopo il suo arresto, quasi raccogliendone il testimone (Mc 1,14). Da Matteo sappiamo che decide di andarsene da Nazaret e di stabilirsi a Cafarnao (Mt 4,13). Quanto tempo è trascorso tra l’incontro con Giovanni (la notizia che riporta Luca secondo cui sarebbero cugini non sembra verosimile) e la decisione di predicare (e probabilmente battezzare) sulla scia del Battista ormai arrestato? Probabilmente più dei 40 giorni delle tentazioni. Se stiamo alla testimonianza indipendente di Giuseppe Flavio, il Battista aveva riscosso molto successo tra il popolo e probabilmente Gesù era rimasto affascinato da questo personaggio così radicale e ha maturato nella frequentazione prolungata del “maestro” la decisione di porsi al servizio dell’annuncio del regno di Dio. L’arresto di Giovanni (e la successiva uccisione) anziché scoraggiarlo, lo ha probabilmente rafforzato nel continuare a predicare insieme con i discepoli, dei quali qualcuno era già stato discepolo del Battista, come ci dice il vangelo di Giovanni (Gv 1,35-39).

Dai vangeli sappiamo che Gesù era chiamato maestro, cioè esperto nella conoscenza della Legge e frequentava regolarmente la sinagoga dove prendeva anche la parola per spiegare la Scrittura. Sembra anche che andasse spesso a Gerusalemme per le feste più sacre di Israele. Aveva anche un mestiere manuale, cosa tipica dell’ambiente dei farisei i quali di solito lavoravano e studiavano contemporaneamente (anche Paolo, fariseo, era fabbricatore di tende). Dal vangelo di Marco sappiamo che Gesù era un carpentiere o un fabbro o un muratore (la parola tékton in greco può indicare tutti questi mestieri): “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?” (Mc 6,3). Possiamo quindi affermare con un certo grado di sicurezza che per molto tempo Gesù è vissuto a Nazaret lavorando e formandosi nello studio della Legge (di ciò fanno fede anche le ricorrenti discussioni con i vari gruppi giudaici riguardanti l’interpretazione di alcuni comandamenti). A un certo punto della sua vita è avvenuto qualcosa (una crisi spirituale? La maturazione di un percorso di riflessione?) che lo ha spinto ad avvicinarsi a Giovanni, che si era imposto con la sua predicazione e il suo stile di vita radicale.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù, che nel frattempo si era staccato dalla sua famiglia che, anzi, per un po’ lo ha osteggiato (Mc 3,20-21; 6,4), ha deciso di continuare l’opera di Giovanni, imprimendo alla predicazione il suo stile personale, anche se per un po’ è stato confuso con lo stesso Giovanni (Mc 6,14-16). Del percorso interiore che ha portato Gesù ad uscire allo scoperto, forse ci è rimasta un’eco nel racconto delle tentazioni e nel fatto che i vangeli sottolineano spesso che Gesù amava ritirarsi nel deserto o in luoghi solitari per pregare: doveva attingere dal Padre la forza per continuare la sua missione e vincere la tentazione di arrendersi o scendere a compromesso con chi aveva ridotto la religione a un mezzo per ottenere potere. ☺

 

 

eoc

eoc