gli strigoli
6 Marzo 2010 Share

gli strigoli

 

             Gli strigoli, appartenenti alla famiglia delle Cariofillacee, sono chiamati così perché quando vengono stretti fra le dita stridono. Bubbolino è l’altro nome col quale spesso viene indicata la pianta degli strigoli. Il nome botanico (Silene vulgaris) sembra derivare dal greco sialon, cioè saliva. Infatti la pianta è colpita spesso da infestazioni di un insetto che, per proteggersi, produce una specie di schiuma e pertanto prende il nome di sputacchino. Secondo un’altra versione, invece, il loro nome deriverebbe da Sileno, accompagnatore di Bacco, il cui ventre rigonfio ricorda il frutto a palloncino di questa pianta, che, proprio per questo motivo, viene chiamata anche bubbolino.

Gli strigoli sono noti come pianta alimentare da tempi antichissimi. Una citazione del 1685 ricorda che, a seguito di una invasione di cavallette che distrusse gran parte delle coltivazioni nell’isola di Minorca (Spagna), gli abitanti si cibarono abbondantemente di strigoli.

Piante perenni, si trovano in tutta Italia, dal mare ai monti, fino a 1.600 m di altitudine; crescono in pieno sole, soprattutto in terreni calcarei poco fertili e non eccessivamente ricchi di vegetazione, poiché temono la competizione di altre piante spontanee.

Gli strigoli possono essere raccolti in due momenti diversi dell’anno: le giovani piantine, nate dal seme caduto in estate, vengono prelevate da settembre fino a primavera quando fioriscono. Alcuni semi germinano invece in marzo-aprile ed allora le piante fioriscono più tardi, da fine primavera all’estate. L’asportazione delle cime ritarda la fioritura della pianta e favorisce il ricaccio, che permette di prolungare il periodo della raccolta delle foglie. Anche i calici dei fiori si possono raccogliere dalla fase del loro ingrossamento sino alla fioritura, così come i frutti non ancora maturi, fino a che sono ancora teneri e verdi. Sia i calici che i frutti si possono consumare sul posto, appena colti, come spuntino durante una passeggiata.

Le foglie degli strigoli sono di consistenza piuttosto carnosa e risultano particolarmente gradevoli, proprio perché croccanti, quando vengono aggiunte crude all’insalata. Il loro sapore ricorda un po’ quello dei piselli. Le foglie, insieme alle cimette, si usano anche cotte come tutte le altre verdure, ma si gustano soprattutto unite a frittate, sughi per pasta, o ripassate in padella. Tipico è l’uso come ripieno per i ravioli, insieme a ricotta e parmigiano, al posto degli spinaci. Il modo migliore, però, per cuocere gli strigoli, è di scottarli direttamente nell’olio in padella. In alternativa si possono usare al posto dell’ortica per il risotto. Ma con gli strigoli si possono realizzare anche pizze, polpette vegetali, tagliatelle, torte salate, minestre e minestroni.

Recenti studi indicano negli strigoli un contenuto in sali minerali ed in fenoli più alto che negli spinaci, oltre che una buona percentuale di vitamina C. Per quanto riguarda le proprietà medicinali, gli strigoli risultano essere una pianta utile nelle oftalmie (affezioni degli occhi).

Strigoli saltati

Mondare e lavare 300 g di strigoli; passarli in padella con olio extravergine di oliva e mezzo spicchio d’aglio. Nel frattempo cuocere 250 g di maccheroncini integrali. Appena cotti scolarli e versarli nel tegame delle erbe; saltare il tutto e servire caldo. A piacere spolverare con formaggio grattugiato.

Fogliata di strigoli

Porre al centro del tavolo 300 g di farina a fontana, un uovo, olio q.b. e sale. Impastare gli ingredienti fino a che la pasta non risulti morbida e omogenea. Stendere la pasta con il mattarello dandole una forma allungata e tirandola fino a ottenere uno spessore di circa 2-3 mm. Sistemare al centro della striscia di pasta gli strigoli precedentemente spadellati con poco olio e l’acqua di lavaggio e, a piacere, con aglio, cipolla, pancetta e amalgamati con la ricotta. Chiudere la pasta in modo da formare un lungo rotolo farcito e adagiarlo in una teglia disponendolo a spirale. Se si desidera che la pasta assuma un bel colore dorato a fine cottura, spennellarla con dell’olio o con rosso d’uovo sbattuto prima della cottura, che va eseguita in forno a 180° C per circa 30 minuti. Questa torta salata è ottima sia calda che fredda e si presta benissimo per uno spuntino durante un picnic in campagna, essendo un pasto che non ha bisogno di piatti e posate per essere consumato. ☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

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