Grande confusione sotto il cielo
9 Maggio 2023
laFonteTV (3191 articles)
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Grande confusione sotto il cielo

“Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”, scriveva Mao Tse Tung negli anni sessanta, riferendosi al caos in cui era immersa la società cinese, che avrebbe favorito i moti rivoluzionari.

Oggi, invece, a due mesi dalle elezioni regionali, la grande confusione che viviamo rende la situazione eccellente solo per l’astensionismo dilagante, che non può certo essere considerato un segnale di vitalità civile e maturità politica.

Mentre scrivo i due grandi gruppi (destra e cosiddetta sinistra) sembrano in stato di totale annebbiamento, con assenza di nomi di rilievo e di esperienza da una parte (fa eccezione l’autocandi- datura di Iorio, ma non credo sia il caso di rallegrarsene) e risse palesi dall’altra.

Una legge elettorale che definire indegna è palese eufemismo sbarra la strada ai tentativi di associazioni e società civile di dar vita finalmente a qualcosa di diverso con qualche speranza di vedere eletti propri rappresentanti,con uno sbarramento del 5% per le coalizioni e dell’8% per liste singole.

Nonostante questo ci sono segnali di tentativi in questo senso da parte della sinistra che io definisco “vera”, cioè convinta che ci siano obiettivi inderogabili rinunciando ai quali si perde l’anima, e che sia necessario comunque provare a dare voce a quella parte di elettorato che non trova nelle liste e nelle candidature nulla per cui valga la pena di andare a votare.

Per ora, però, non so nemmeno se questi tentativi andranno in porto: il tempo è ormai scarso. Eppure sono convinta che l’unica speranza per la nostra regione sia proprio l’unione delle forze piccole ma vive, fatte soprattutto di giovani, che vogliono impegnarsi in prima persona partendo dall’attenzione ai problemi sociali, alla crisi climatica, dai principi di inclusione e di attenzione ai più deboli, provando ad eliminare quel micidiale clientelismo che non sembra affatto diminuire qui da noi.

Il vero dramma di queste ormai prossime elezioni regionali sembra però essere l’assenza di un programma politico: non è risuonata una, dico una, parola chiara su cosa si vorrebbe fare e su come si vorrebbe farlo. Vuoto cosmico, come si suol dire.

Certo tutti si riempiono la bocca della parola sanità, di solito per dire che occorre collaborare con i privati o che serve un non meglio precisato Decreto Molise, ma è evidente che non sanno nemmeno di cosa stanno parlando, e quel che è più grave non hanno nemmeno intenzione di mettere mano al disastro in cui viviamo (e moriamo, ormai) immersi.

Pensare di poter riportare alle urne i delusi e gli sfiduciati senza aver messo nero su bianco un programma elettorale basato su proposte concrete nate da un esame serio delle criticità del nostro territorio è pura follia. Ma probabilmente basta vincere, anche se si va a governare con i voti di una minoranza di cittadini; per poi dire, come fa fino alla nausea la destra al governo, che “siamo legittimati a governare dal risultato delle urne”. E poco importa se più del 40% degli italiani ha rinunciato ad esercitare il diritto più importante che abbiamo (e rischiamo di superare questo record il prossimo giugno…).

Eppure sarebbe così importante giocare questa partita con carte nuove, ora che al governo nazionale abbiamo la destra peggiore d’Europa, che calpesta ogni giorno la Costituzione e non fa mistero del proprio sentirsi erede del fascismo mussoliniano. Ora che usciamo da un governo regionale miserrimo, e abbiamo davanti la possibilità di trovarcene davanti un altro ideologicamente ancora più pericoloso e incapace.

“E adesso pover’uomo?” si chiedeva il romanziere tedesco Hans Fallada negli anni ‘30, raccontando nel romanzo omonimo la storia di una famiglia piccolo borghese alle prese con lo spettro della povertà, le difficoltà economiche e la disoccupazione in una Germania dove in poco tempo questi problemi avrebbero avuto la soluzione peggiore: l’ascesa al potere di Hitler. Leggere l’ambientazione del libro fa rabbrividire, perché sembra di ritrovarsi nell’Italia, e nel Molise di oggi:la vita difficile di ogni giorno, la povertà crescente, la mancanza di speranza le incertezze del futuro in un misto di impotenza e di rassegnazione.

Tuttavia non possiamo proprio rinunciare a lottare, come associazioni e gruppi politici, a cercare di coinvolgere quella parte di cittadini che non trova la forza di impegnarsi in prima persona, la capacità di indignarsi e reagire, la rabbia costruttiva di cui abbiamo bisogno per non consegnare il nostro Molise ancora una volta ad affaristi, incapaci, fascisti.

E domani, 25 aprile, dobbiamo essere tutti ritti in piedi, sulla collina, come il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, a guardare la città. E a resistere, a non arrenderci mai. Per il nostro Molise.☺

 

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