È stato presentato a Termoli sabato 8 novembre, a cura del locale Circolo di Libertà e giustizia, il libro di Milena Agus e Luciana Castellina Guardati dalla mia fame, edito da Nottetempo.
Il volume racconta a quattro mani la storia poco conosciuta delle sorelle Porro, trucidate ad Andria nel ‘47. Milena Agus e Luciana Castellina ricostruiscono con uno sguardo dal di dentro e dal di fuori la terribile vicenda. L’una, infatti, racconta, nella prima parte del libro, la vita, la mentalità e le abitudini della famiglia, l’altra ripercorre i tragici accadimenti sotto il profilo politico, sociale ed economico di quegli anni.
Nell’immediato dopoguerra, le terribili condizioni di miseria, la mancanza di lavoro, la presenza di reduci e sfollati allo sbando, avevano acuito le tensioni con i possidenti del luogo, che avevano per lo più abbandonato la città. Erano invece restate ad Andria le signorine Porro, quattro sorelle dedite al ricamo, al rosario ed alle opere di bene. Il 7 marzo del ’47 è atteso in città il comizio di Giuseppe Di Vittorio, appena nominato segretario della neonata Cgil, che fa sperare in una mediazione che riporti la calma in paese. Quel comizio, quel giorno, non avrà mai luogo. La folla riunita in piazza, infatti, in attesa dell’arrivo del sindacalista, ode degli spari. Serpeggia quindi la voce che si sia sparato contro di loro da Palazzo Porro. I braccianti vi fanno dunque irruzione, mentre le signorine, riunite in portineria, recitano il rosario. Inseguite e raggiunte, vengono brutalmente aggredite e due di loro trovano la morte nel linciaggio subito.
Ester Tanasso
È stato presentato a Termoli sabato 8 novembre, a cura del locale Circolo di Libertà e giustizia, il libro di Milena Agus e Luciana Castellina Guardati dalla mia fame, edito da Nottetempo.
Il volume racconta a quattro mani la storia poco conosciuta delle sorelle Porro, trucidate ad Andria nel ‘47. Milena Agus e Luciana Castellina ricostruiscono con uno sguardo dal di dentro e dal di fuori la terribile vicenda. L’una, infatti, racconta, nella prima parte del libro, la vita, la mentalità e le abitudini della famiglia, l’altra ripercorre i tragici accadimenti sotto il profilo politico, sociale ed economico di quegli anni.
Nell’immediato dopoguerra, le terribili condizioni di miseria, la mancanza di lavoro, la presenza di reduci e sfollati allo sbando, avevano acuito le tensioni con i possidenti del luogo, che avevano per lo più abbandonato la città. Erano invece restate ad Andria le signorine Porro, quattro sorelle dedite al ricamo, al rosario ed alle opere di bene. Il 7 marzo del ’47 è atteso in città il comizio di Giuseppe Di Vittorio, appena nominato segretario della neonata Cgil, che fa sperare in una mediazione che riporti la calma in paese. Quel comizio, quel giorno, non avrà mai luogo. La folla riunita in piazza, infatti, in attesa dell’arrivo del sindacalista, ode degli spari. Serpeggia quindi la voce che si sia sparato contro di loro da Palazzo Porro. I braccianti vi fanno dunque irruzione, mentre le signorine, riunite in portineria, recitano il rosario. Inseguite e raggiunte, vengono brutalmente aggredite e due di loro trovano la morte nel linciaggio subito.
È stato presentato a Termoli sabato 8 novembre, a cura del locale Circolo di Libertà e giustizia, il libro di Milena Agus e Luciana Castellina Guardati dalla mia fame, edito da Nottetempo.
È stato presentato a Termoli sabato 8 novembre, a cura del locale Circolo di Libertà e giustizia, il libro di Milena Agus e Luciana Castellina Guardati dalla mia fame, edito da Nottetempo.
Il volume racconta a quattro mani la storia poco conosciuta delle sorelle Porro, trucidate ad Andria nel ‘47. Milena Agus e Luciana Castellina ricostruiscono con uno sguardo dal di dentro e dal di fuori la terribile vicenda. L’una, infatti, racconta, nella prima parte del libro, la vita, la mentalità e le abitudini della famiglia, l’altra ripercorre i tragici accadimenti sotto il profilo politico, sociale ed economico di quegli anni.
Nell’immediato dopoguerra, le terribili condizioni di miseria, la mancanza di lavoro, la presenza di reduci e sfollati allo sbando, avevano acuito le tensioni con i possidenti del luogo, che avevano per lo più abbandonato la città. Erano invece restate ad Andria le signorine Porro, quattro sorelle dedite al ricamo, al rosario ed alle opere di bene. Il 7 marzo del ’47 è atteso in città il comizio di Giuseppe Di Vittorio, appena nominato segretario della neonata Cgil, che fa sperare in una mediazione che riporti la calma in paese. Quel comizio, quel giorno, non avrà mai luogo. La folla riunita in piazza, infatti, in attesa dell’arrivo del sindacalista, ode degli spari. Serpeggia quindi la voce che si sia sparato contro di loro da Palazzo Porro. I braccianti vi fanno dunque irruzione, mentre le signorine, riunite in portineria, recitano il rosario. Inseguite e raggiunte, vengono brutalmente aggredite e due di loro trovano la morte nel linciaggio subito.
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