Guerrafondai e… una grande tristezza
4 Giugno 2025
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Guerrafondai e… una grande tristezza

Questo mese di maggio è stato molto strano, la primavera ha avuto problemi a nascere, le nebbie e la pioggia battente hanno influenzato il mio stato d’animo, e ci sono state giornate di rabbia pura. Vedevo come i politici dell’UE facevano di tutto per prolungare la guerra in Ucraina, proprio quando si vedevano le prime luci di una soluzione negoziata. Sentivo la ministra della cultura della Germania, Claudia Roth, oggi già ex-ministra, parlare della liberazione del campo di concentramento per donne di Ravensbrueck, avvenuta 80 anni fa, senza pronunciare una sola volta le parole “esercito rosso” o “truppe sovietiche” o “Unione Sovietica”, e sentivo su un canale TV italiano parlare della liberazione dell’Europa dal nazifascismo in questo modo: “Liberazione da parte degli angloamericani, degli alleati, supportati dalle truppe sovietiche”….
Ed il colpo finale è arrivato mercoledì 14 maggio: la sera del 13 era morto a Montevideo l’ex-presidente uruguayano José “Pepe” Mujica. Lui stesso aveva informato tempo fa della sua malattia mortale e del suo desiderio di essere sepolto accanto alla sua cagnolina Manuelita che lo aveva accompagnato per 22 anni. Sapevamo che Pepe era stato “il presidente più povero del mondo”, che viveva, anche durante la sua presidenza, in un piccolo terreno agricolo fuori Montevideo, che guidava una vecchia Volkswagen, che donava il 90% del suo stipendio di presidente per i più poveri, che era stato veramente un presidente del popolo, dopo aver passato 12 anni in prigione durante la dittatura militare degli anni ‘70. Sapevamo anche della sua unione, durata 25 anni, con Lucia Topolansky, diventata da compagna di lotta compagna di vita. Chi cerca un po’ su facebook può vedere la cerimonia funebre realizzata a Montevideo, la forza di quella donna, ed i gesti di tenerezza di molte persone, fra cui i presidenti del Cile e del Brasile, verso di lei.
Nel corso degli anni sono state pubblicate molte frasi di “Pepe”, sul senso della vita, sul consumismo, su come utilizzare il tempo per le cose che veramente valgono nella vita… Io ho trovato un altro testo, meno conosciuto, che voglio condividere con voi, lettrici e lettori de la fonte: “La mia generazione ha commesso un errore naif. Credevamo che un cambio sociale era solo una questione di interrogarsi sui modi di produzione e di distribuzione nella società. Non avevamo capito il ruolo immenso della cultura. Il capitalismo è una cultura, e noi dobbiamo reagire al capitalismo e resistergli con una cultura differente. In altre parole: stiamo in mezzo a una lotta fra una cultura di solidarietà ed una cultura di egoismo.
Non parlo della cultura che si vende, come la musica professionale o la danza. Tutto quello è importante, lo so, ma quando parlo di cultura mi riferisco ai rapporti umani, alle idee che governano i nostri rapporti. Il consumismo è parte di quella cultura. Il capitalismo ne ha bisogno nella sua lotta per un’accumulazione infinita. Il problema peggiore per il capitalismo sarebbe il fatto che noi smettessimo di comprare…
La mia generazione ha creduto che si poteva cambiare il mondo cercando di nazionalizzare i mezzi di produzione e la distribuzione, ma non abbiamo capito che il centro della nostra lotta deve essere la costruzione di una cultura differente. Non si può costruire un palazzo socialista con muratori capitalisti. Perché? Perché ci ruberanno il cemento, perche vogliono solo risolvere i loro problemi individuali. Perché è così come ci siamo formati. La mia generazione non ha capito che gli esseri umani molte volte decidono con la pancia, e dopo, la loro coscienza costruisce argomenti per giustificare quelle decisioni. Noi abbiamo fatto le nostre scelte con il cuore, ed è qui che la cultura diventa una cosa vitale, perché può correggere la nostra irrazionalità”. ☺

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