i macellai del  pd   di Domenico D’Adamo
2 Febbraio 2013 Share

i macellai del pd di Domenico D’Adamo

 

In un solo anno di legislatura regionale, il centrosinistra è riuscito a disintegrarsi nonostante Iorio. La direzione regionale del maggior partito della coalizione, dopo aver deciso di tornare alle primarie per scegliere il candidato migliore per vincere, non le ha fatte, e solo pochi giorni fa ne ha riproposto uno per riperdere le elezioni regionali, ritenendo superflua la consultazione del popolo della sinistra. Anzi, i furbetti di via Ferrari, Presidente e Segretario, sostenuti da uno stuolo di  ammiratori, pardon, dirigenti del partito, dimenticandosi dell’impegno assunto all’unanimità, hanno deciso di candidarsi a delle strane “parlamentarie” non aperte a tutti gli elettori, e per di più, dopo aver stravolto il regolamento tanto da non consentire agli elettori della provincia di Isernia di potersi esprimere su alcuni candidati della provincia di Campobasso e viceversa. Peccato che le liste dei candidati per le secondarie sono a carattere regionale e non provinciale: qui ci toccherà votare per Leva che non abbiamo scelto e lì voteranno per Ruta senza averlo testato, sempre che siano forti di stomaco.

In televisione, Pierluigi Bersani, soddisfatto del risultato, ci ha spiegato che “tra natale e capodanno il popolo PD ha ucciso il porco”; a noi, tuttavia, viene da domandarci: visto che i ferri li avevano già affilati, non potevano uccidere anche la scrofa? A questa e a tante altre domande il gatto e la volpe non rispondono. Allora proviamo noi a fare qualche ipotesi sulle “primarie mancate” alla luce del fatto che, a liste ormai depositate, il centrodestra, tranne Iorio, Chieffo e Velardi, che per il momento sono rimasti al loro posto, è tutto riunito intorno al giovane Frattura, giovane solo per non confonderlo col padre. Questa volta, le forze che si ispirano alla simbologia del centrosinistra si presentano alla competizione regionale con quattro candidati presidenti: uno di destra, (Frattura); uno di centro, (Romano); uno di sinistra, (De Lellis) e uno in “zona cesarini” (Colella). In sintesi allora, abbiamo tre candidati di centrosinistra (De Lellis, Romano e Colella) due di centrodestra (Frattura e Iorio), e, per non farci mancare nulla, ci sono i grillini. Gli splendidi del PD anche in questa occasione non si sono smentiti, con tutti questi candidati di sinistra, ancora una volta hanno preferito virare a destra.

Leva e Ruta

Per comprendere il motivo per cui il centrosinistra molisano si trova in questo grande pasticcio è necessario spiegare come e con quale armi il partito di Bersani è stato mobilitato affinché i suoi più importanti dirigenti, Leva e Ruta per l’appunto, non subissero una sconfitta alla consultazione per la scelta dei canditati al parlamento. Per questo “nobile” obiettivo ha fatto ricorso ad una serie di intese, più o meno discutibili, non con le armi della condivisione democratica di un progetto politico ma con quelle dello scambio: voto contro candidature. Tuttavia, la composizione del listino di Frattura spiega solo in parte il motivo delle divisioni e non risolve del tutto il problema per cui i campioni della sconfitta questa volta si preparano a cambiare di posto lasciando in braghe di tela quel popolo che da dodici anni aspetta di svoltare a sinistra. Sì, perché i nostri eroi, abituati a perdere in ogni sorta di competizione elettorale, questa volta, a scanso di equivoci, si sono fatti premiare in anticipo dal “partito” (partito nel senso che è andato via) con un bel posto a Roma.

I due strateghi, assidui frequentatori dell’area moderata, sicuri di non aver bisogno dei voti di Romano, il quale, da sempre, ha avuto il solo torto di essere leale con i suoi elettori, hanno caricato a bordo molti colonnelli della concorrenza. Per la verità non si è capito bene se sono quelli di destra che sono andati a sinistra o viceversa; di sicuro è che stanno tutti insieme e nella confusione generale pare che lo stesso Iorio abbia abbracciato Frattura ed ordinato l’uccisione del vitello grasso. Il fatto di aver voluto prepotentemente imporre Paolo Frattura a capo della coalizione di centrosinistra, secondo la logica del cavallo che perde non si cambia, a scapito di un’alleanza omogenea e coesa per battere Iorio, potrebbe indurci a pensare ad una classe dirigente incapace e questo basterebbe per mandarli a casa a pettinare le bambole, ma qui c’è qualcosa di diverso e di più grave.

Questi signori non hanno l’ obiettivo di cambiare il Molise, vogliono solo sostituirsi a Iorio! Forse è il caso di ricordare che un anno fa il centrosinistra si è rivolto ai giudici per ristabilire il principio di legalità non perché avesse vinto le elezioni, ma solo per motivi puramente formali. Questo avrebbe dovuto suggerire ai furbetti del PD che per avere successo alle elezioni non basta vincere in Tribunale, bisogna anche convincere la gente che c’è un progetto politico credibile, alternativo a quello degli avversari che governano questa regione da dodici anni e soprattutto condividerlo con quella parte del Molise onesto che da sempre si oppone a Iorio e ai suoi commensali.

Le ragioni della sconfitta

Gli splendidi della sinistra avrebbero dovuto lavorare in questo anno con la gente e tra la gente per svergognare il centrodestra, non per allearsi con esso. Si continua invece a pensare che per battere la destra sia necessario ingaggiare uomini che militano nel campo avversario: così si è fatto ieri con Frattura, modesto giocatore di Forza Italia; così si è fatto oggi con Piatracupa, discreto centrocampista dall’ADC di Pionati; così si farà domani, nel caso Iorio, attaccante di successo, si dichiarasse disponibile. I signori che partoriscono queste idee hanno bisogno di essere aiutati perché hanno smarrito il senso del loro agire; hanno in sostanza scambiato una partita di calcio con un confronto politico. Il coordinatore regionale di SEL, per esempio, ha informato il governatore Vendola che qui in Molise il Centrosinistra, pur di vincere le elezioni, si è alleato col cognato di Patriciello?

Le ragioni della sconfitta politica, per la quale non dobbiamo attendere le elezioni, vanno sicuramente ricercate non solo nell’incapacità dell’intero gruppo dirigente del Partito Democratico; ad essa deve aggiungersi una quantità esagerata di cinismo oltre  alla mancanza di rispetto per gli elettori, sia quelli delle primarie, tanto cari a Ruta, sia quelli che vanno a votare solo alle secondarie, sia quelli che non ci vanno proprio a votare. A tutti quelli che non credono al destino ma anche a quelli che ci credono vorrei chiedere: sarà un caso che tutti coloro che hanno sostenuto la riproposizione del cavallo perdente oggi partecipino al “gratta e vinci”? Sarà un caso che Roberto Ruta sia più popolare nel paesello di Francesco Totaro, candidato nel listino, e non nella sua città natale? Sarà un caso che Roberto Ruta, all’inizio della sua carriera, sia diventato Presidente del Consiglio regionale con gli stessi voti con i quali Iorio é diventato Presidente della Giunta regionale? Sarà un caso che la commissione di garanzia presieduta da Berlinguer non abbia chiesto conto a Roberto Ruta del versamento di 10.080 euro ricevuto dall’on. Fioroni il 6 giugno del 2011 per una consulenza pagata con i fondi affidati a Lusi dalla Margherita quando il futuro senatore giocava con Alternativa Democratica? L’avvocato di Campobasso aveva promesso a quelli di Primo Piano che avrebbe chiarito ogni cosa dopo l’estate ma non ha precisato quale. Sarà un caso che l’On. Di Pietro alle elezioni regionali si presenti insieme al PD e a quelle politiche contro? Infine, sarà un caso che il Sindaco di Riccia, renziana della prima ora, per candidarsi alle prossime elezioni è dovuta andare fuori regione perché il Pd molisano aveva già prenotato i posti disponibili per i suoi beniamini, prima ancora di fare le primarie? Pare che D’Alema e Veltroni abbiano deciso di non ricandidarsi più non per gli attacchi ricevuti da Renzi ma per far posto alle due giovani promesse, Ruta e Leva per l’appunto. È proprio vero che nessuno è profeta in patria. ☺

domenicodadamo@alice.it

 

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