Dal primo febbraio la stagione venatoria è finalmente conclusa e speriamo con essa anche la maggioranza degli atti di bracconaggio che hanno caratterizzato questi ultimi mesi. Dal primo settembre (giorno della pre-apertura alla caccia) il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU Molise di Casacalenda (CB), gestito per mezzo di una Convenzione con la Provincia di Campobasso, ha ricoverato diversi animali impallinati appartenenti a specie protette.
Purtroppo però, tra la lista degli animali “cacciabili” ci sono ancora uccelli che sono oggi divenuti rari o minacciati o che sono stati da sempre “muse per poeti”. Tra questi ultimi si collocano i Turdidi che annoverano le maggiori specie di uccelli canori d’Europa. Il melodioso canto dei tordi da secoli affascina poeti, scrittori e musicisti di diverse nazioni. Thomas Hardy, un poeta inglese di fine ottocento, scrisse: “Ed ecco una voce improvvisa scoppiò dagli squallidi rami, a piena gola, in un canto vespertino di gioia sconfinata”. Il poema “Tordo a sera” è stato ispirato dal canto di un Tordo bottaccio e a noi piace pensare che, sia questa che altre specie, abbiano accolto così la fine della stagione venatoria: con un gioioso e sconfinato inno alla vita e con ottimismo per una nuova alba non più minacciosa.
Il Tordo bottaccio (Turdus philomelos) è un passeriforme di 22-24 centimetri di lunghezza (dal becco alla coda) e di circa 80 grammi di peso. La sua colorazione mimetica con parti superiori marroni, petto e addome con sfondo giallo crema e macchie marroni a forma di freccia, lo rende quasi del tutto invisibile mentre si muove furtivamente all’ombra di siepi e cespugli a caccia di insetti, lumache e bacche. Questa specie è uno dei primi cantori che annunciano l’alba e tra gli ultimi a terminare il canto dopo il tramonto, con un repertorio musicale ampio e a volte improvvisato sul momento. Spesso ripete lo stesso motivo due-tre volte come se fosse consapevole del suo talento o “affinché non si creda che sia impossibile replicare lo stesso disinvolto entusiasmo” come scrisse Robert Browning, poeta inglese di fine ottocento in “Home – Thoughts, from Abroad”. Sebbene sia considerato un uccello comune e diffuso ovunque, negli ultimi 30 anni il numero dei tordi è calato del 73% tanto che in Inghilterra è una specie protetta dal 1981. La trasformazione degli ambienti e delle campagne in nome di un’agricoltura sempre più efficiente hanno “sfrattato” questa e altre specie di uccelli che, nutrendosi di insetti, mantenevano l’equilibrio naturale nelle campagne. La distruzione delle siepi per ampliare la superficie coltivabile, non solo ha favorito in alcune zone l’innescamento del processo di dissesto idrogeologico, ma ha anche privato i tordi di siti riproduttivi e di approvvigionamento invernale di cibo (bacche, frutti). La bonifica delle paludi, la distruzione di fossati, la diminuzione delle radure naturali, di prati e di incolti hanno ulteriormente ristretto le riserve di cibo dei tordi privandoli di preziosi semi e insetti. Recenti ricerche hanno confrontato i tassi di sopravvivenza di vari uccelli selvatici rilevando che i nidiacei/giovani tordi hanno una crescita più difficile delle altre specie poiché devono ancora una volta subire le conseguenze delle azioni umane. Verso la fine dell’estate, infatti, per circa due mesi le lumache (più dei vermi e delle larve) sono elementi particolarmente importanti per la dieta e il corretto sviluppo dei giovani di questa specie, per cui se le lumache vengono uccise dai pesticidi si rischia di compromettere anche la loro sopravvivenza poiché non ci sarà abbastanza cibo per permettere ai giovani di superare la stagione.
Nelle nostre azioni dovremmo imitare la natura che lascia spazio e risorse per tutti gli esseri viventi e cogliere l’invito di Giovanni Pascoli “L’ulivo che a gli uomini appresti la bacca che è cibo e che è luce, gremita, che alcuna ne resti pel tordo sassello”. Il Tordo sassello (Turdus iliacus) è il più piccolo dei tordi (circa 21 centimetri) e quello che presenta le screziature sull’addome più sottili. La sua colorazione è simile a quella del Tordo bottaccio ma se ne distingue per la presenza di un caratteristico “sopracciglio” chiaro, di un “baffo” chiaro sulle guance e per i fianchi rosso ruggine. Questa ultima caratteristica è stata fonte di ispirazione per il nome “Tordo rosso” attribuitogli in inglese (red thrush) e in tedesco (rotdrossel).
Tutti i Turdidi hanno un’alimen- tazione insettivora ma anche mista alla frugivora e quindi possiedono zampe piuttosto alte e robuste adatte a correre, camminare e saltellare poiché la ricerca del cibo avviene soprattutto sul terreno. Sono quindi specie molto sensibili alle modificazione degli ambienti, al freddo e ai cambiamenti climatici. Se il terreno ghiaccia o la neve si deposita per diversi giorni sul suolo, l’unica speranza è di trovare qualche frutto o qualche bacca per non morire di fame. Il Tordo sassello nidifica prevalentemente in Nord Europa soprattutto in Norvegia, Svezia e in Finlandia ma può frequentare le nostre zone durante la migrazione invernale quando si spostano verso sud in cerca di zone meno fredde e con minore rischio di “superfici ghiacciate” o di neve a lunga permanenza. Il Tordo bottaccio, invece sverna e nidifica anche nelle nostre zone.
Le minacce e i cambiamenti che abbiamo descritto per le due specie riguardano tutti i tordi e l’abitudine a sparare agli uccelli o di catturarli con le reti non li aiuta di certo! In Francia e in Italia la caccia a questo uccello è ancora un popolare “sport” autunnale e stormi di uccelli migratori vengono decimati ogni anno durante la stagione venatoria. Ma i tordi, insieme ad altre specie dal “bel canto” vengono ancora illegalmente catturati con le reti e con colle varie quale il vischio (l’uso di entrambi i metodi è vietato dalla legge e comporta sanzioni anche penali) per rifocillare il mercato illegale di uccelli canori o per l’egoismo personale di chi dice di amarli continuando così quella che ormai non è solo una pratica illegale ma è ancora una “tradizione” italiana radicata: il bracconaggio. Oltre al canto c’è chi, non contento della vastità di cibi e sapori a disposizione, celebra e partecipa ancora alla “festa del tordo” (Toscana) che non è certo una festa gradita dal protagonista al quale la festa l’hanno già fatta poiché tra i piatti locali vengono serviti anche quelli a base di tordo. ☺
crfs.casacalenda@lipu.it
Dal primo febbraio la stagione venatoria è finalmente conclusa e speriamo con essa anche la maggioranza degli atti di bracconaggio che hanno caratterizzato questi ultimi mesi. Dal primo settembre (giorno della pre-apertura alla caccia) il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU Molise di Casacalenda (CB), gestito per mezzo di una Convenzione con la Provincia di Campobasso, ha ricoverato diversi animali impallinati appartenenti a specie protette.
Purtroppo però, tra la lista degli animali “cacciabili” ci sono ancora uccelli che sono oggi divenuti rari o minacciati o che sono stati da sempre “muse per poeti”. Tra questi ultimi si collocano i Turdidi che annoverano le maggiori specie di uccelli canori d’Europa. Il melodioso canto dei tordi da secoli affascina poeti, scrittori e musicisti di diverse nazioni. Thomas Hardy, un poeta inglese di fine ottocento, scrisse: “Ed ecco una voce improvvisa scoppiò dagli squallidi rami, a piena gola, in un canto vespertino di gioia sconfinata”. Il poema “Tordo a sera” è stato ispirato dal canto di un Tordo bottaccio e a noi piace pensare che, sia questa che altre specie, abbiano accolto così la fine della stagione venatoria: con un gioioso e sconfinato inno alla vita e con ottimismo per una nuova alba non più minacciosa.
Il Tordo bottaccio (Turdus philomelos) è un passeriforme di 22-24 centimetri di lunghezza (dal becco alla coda) e di circa 80 grammi di peso. La sua colorazione mimetica con parti superiori marroni, petto e addome con sfondo giallo crema e macchie marroni a forma di freccia, lo rende quasi del tutto invisibile mentre si muove furtivamente all’ombra di siepi e cespugli a caccia di insetti, lumache e bacche. Questa specie è uno dei primi cantori che annunciano l’alba e tra gli ultimi a terminare il canto dopo il tramonto, con un repertorio musicale ampio e a volte improvvisato sul momento. Spesso ripete lo stesso motivo due-tre volte come se fosse consapevole del suo talento o “affinché non si creda che sia impossibile replicare lo stesso disinvolto entusiasmo” come scrisse Robert Browning, poeta inglese di fine ottocento in “Home – Thoughts, from Abroad”. Sebbene sia considerato un uccello comune e diffuso ovunque, negli ultimi 30 anni il numero dei tordi è calato del 73% tanto che in Inghilterra è una specie protetta dal 1981. La trasformazione degli ambienti e delle campagne in nome di un’agricoltura sempre più efficiente hanno “sfrattato” questa e altre specie di uccelli che, nutrendosi di insetti, mantenevano l’equilibrio naturale nelle campagne. La distruzione delle siepi per ampliare la superficie coltivabile, non solo ha favorito in alcune zone l’innescamento del processo di dissesto idrogeologico, ma ha anche privato i tordi di siti riproduttivi e di approvvigionamento invernale di cibo (bacche, frutti). La bonifica delle paludi, la distruzione di fossati, la diminuzione delle radure naturali, di prati e di incolti hanno ulteriormente ristretto le riserve di cibo dei tordi privandoli di preziosi semi e insetti. Recenti ricerche hanno confrontato i tassi di sopravvivenza di vari uccelli selvatici rilevando che i nidiacei/giovani tordi hanno una crescita più difficile delle altre specie poiché devono ancora una volta subire le conseguenze delle azioni umane. Verso la fine dell’estate, infatti, per circa due mesi le lumache (più dei vermi e delle larve) sono elementi particolarmente importanti per la dieta e il corretto sviluppo dei giovani di questa specie, per cui se le lumache vengono uccise dai pesticidi si rischia di compromettere anche la loro sopravvivenza poiché non ci sarà abbastanza cibo per permettere ai giovani di superare la stagione.
Nelle nostre azioni dovremmo imitare la natura che lascia spazio e risorse per tutti gli esseri viventi e cogliere l’invito di Giovanni Pascoli “L’ulivo che a gli uomini appresti la bacca che è cibo e che è luce, gremita, che alcuna ne resti pel tordo sassello”. Il Tordo sassello (Turdus iliacus) è il più piccolo dei tordi (circa 21 centimetri) e quello che presenta le screziature sull’addome più sottili. La sua colorazione è simile a quella del Tordo bottaccio ma se ne distingue per la presenza di un caratteristico “sopracciglio” chiaro, di un “baffo” chiaro sulle guance e per i fianchi rosso ruggine. Questa ultima caratteristica è stata fonte di ispirazione per il nome “Tordo rosso” attribuitogli in inglese (red thrush) e in tedesco (rotdrossel).
Tutti i Turdidi hanno un’alimen- tazione insettivora ma anche mista alla frugivora e quindi possiedono zampe piuttosto alte e robuste adatte a correre, camminare e saltellare poiché la ricerca del cibo avviene soprattutto sul terreno. Sono quindi specie molto sensibili alle modificazione degli ambienti, al freddo e ai cambiamenti climatici. Se il terreno ghiaccia o la neve si deposita per diversi giorni sul suolo, l’unica speranza è di trovare qualche frutto o qualche bacca per non morire di fame. Il Tordo sassello nidifica prevalentemente in Nord Europa soprattutto in Norvegia, Svezia e in Finlandia ma può frequentare le nostre zone durante la migrazione invernale quando si spostano verso sud in cerca di zone meno fredde e con minore rischio di “superfici ghiacciate” o di neve a lunga permanenza. Il Tordo bottaccio, invece sverna e nidifica anche nelle nostre zone.
Le minacce e i cambiamenti che abbiamo descritto per le due specie riguardano tutti i tordi e l’abitudine a sparare agli uccelli o di catturarli con le reti non li aiuta di certo! In Francia e in Italia la caccia a questo uccello è ancora un popolare “sport” autunnale e stormi di uccelli migratori vengono decimati ogni anno durante la stagione venatoria. Ma i tordi, insieme ad altre specie dal “bel canto” vengono ancora illegalmente catturati con le reti e con colle varie quale il vischio (l’uso di entrambi i metodi è vietato dalla legge e comporta sanzioni anche penali) per rifocillare il mercato illegale di uccelli canori o per l’egoismo personale di chi dice di amarli continuando così quella che ormai non è solo una pratica illegale ma è ancora una “tradizione” italiana radicata: il bracconaggio. Oltre al canto c’è chi, non contento della vastità di cibi e sapori a disposizione, celebra e partecipa ancora alla “festa del tordo” (Toscana) che non è certo una festa gradita dal protagonista al quale la festa l’hanno già fatta poiché tra i piatti locali vengono serviti anche quelli a base di tordo. ☺
Dal primo febbraio la stagione venatoria è finalmente conclusa e speriamo con essa anche la maggioranza degli atti di bracconaggio che hanno caratterizzato questi ultimi mesi. Dal primo settembre (giorno della pre-apertura alla caccia) il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU Molise di Casacalenda (CB), gestito per mezzo di una Convenzione con la Provincia di Campobasso, ha ricoverato diversi animali impallinati appartenenti a specie protette.
Purtroppo però, tra la lista degli animali “cacciabili” ci sono ancora uccelli che sono oggi divenuti rari o minacciati o che sono stati da sempre “muse per poeti”. Tra questi ultimi si collocano i Turdidi che annoverano le maggiori specie di uccelli canori d’Europa. Il melodioso canto dei tordi da secoli affascina poeti, scrittori e musicisti di diverse nazioni. Thomas Hardy, un poeta inglese di fine ottocento, scrisse: “Ed ecco una voce improvvisa scoppiò dagli squallidi rami, a piena gola, in un canto vespertino di gioia sconfinata”. Il poema “Tordo a sera” è stato ispirato dal canto di un Tordo bottaccio e a noi piace pensare che, sia questa che altre specie, abbiano accolto così la fine della stagione venatoria: con un gioioso e sconfinato inno alla vita e con ottimismo per una nuova alba non più minacciosa.
Il Tordo bottaccio (Turdus philomelos) è un passeriforme di 22-24 centimetri di lunghezza (dal becco alla coda) e di circa 80 grammi di peso. La sua colorazione mimetica con parti superiori marroni, petto e addome con sfondo giallo crema e macchie marroni a forma di freccia, lo rende quasi del tutto invisibile mentre si muove furtivamente all’ombra di siepi e cespugli a caccia di insetti, lumache e bacche. Questa specie è uno dei primi cantori che annunciano l’alba e tra gli ultimi a terminare il canto dopo il tramonto, con un repertorio musicale ampio e a volte improvvisato sul momento. Spesso ripete lo stesso motivo due-tre volte come se fosse consapevole del suo talento o “affinché non si creda che sia impossibile replicare lo stesso disinvolto entusiasmo” come scrisse Robert Browning, poeta inglese di fine ottocento in “Home – Thoughts, from Abroad”. Sebbene sia considerato un uccello comune e diffuso ovunque, negli ultimi 30 anni il numero dei tordi è calato del 73% tanto che in Inghilterra è una specie protetta dal 1981. La trasformazione degli ambienti e delle campagne in nome di un’agricoltura sempre più efficiente hanno “sfrattato” questa e altre specie di uccelli che, nutrendosi di insetti, mantenevano l’equilibrio naturale nelle campagne. La distruzione delle siepi per ampliare la superficie coltivabile, non solo ha favorito in alcune zone l’innescamento del processo di dissesto idrogeologico, ma ha anche privato i tordi di siti riproduttivi e di approvvigionamento invernale di cibo (bacche, frutti). La bonifica delle paludi, la distruzione di fossati, la diminuzione delle radure naturali, di prati e di incolti hanno ulteriormente ristretto le riserve di cibo dei tordi privandoli di preziosi semi e insetti. Recenti ricerche hanno confrontato i tassi di sopravvivenza di vari uccelli selvatici rilevando che i nidiacei/giovani tordi hanno una crescita più difficile delle altre specie poiché devono ancora una volta subire le conseguenze delle azioni umane. Verso la fine dell’estate, infatti, per circa due mesi le lumache (più dei vermi e delle larve) sono elementi particolarmente importanti per la dieta e il corretto sviluppo dei giovani di questa specie, per cui se le lumache vengono uccise dai pesticidi si rischia di compromettere anche la loro sopravvivenza poiché non ci sarà abbastanza cibo per permettere ai giovani di superare la stagione.
Nelle nostre azioni dovremmo imitare la natura che lascia spazio e risorse per tutti gli esseri viventi e cogliere l’invito di Giovanni Pascoli “L’ulivo che a gli uomini appresti la bacca che è cibo e che è luce, gremita, che alcuna ne resti pel tordo sassello”. Il Tordo sassello (Turdus iliacus) è il più piccolo dei tordi (circa 21 centimetri) e quello che presenta le screziature sull’addome più sottili. La sua colorazione è simile a quella del Tordo bottaccio ma se ne distingue per la presenza di un caratteristico “sopracciglio” chiaro, di un “baffo” chiaro sulle guance e per i fianchi rosso ruggine. Questa ultima caratteristica è stata fonte di ispirazione per il nome “Tordo rosso” attribuitogli in inglese (red thrush) e in tedesco (rotdrossel).
Tutti i Turdidi hanno un’alimen- tazione insettivora ma anche mista alla frugivora e quindi possiedono zampe piuttosto alte e robuste adatte a correre, camminare e saltellare poiché la ricerca del cibo avviene soprattutto sul terreno. Sono quindi specie molto sensibili alle modificazione degli ambienti, al freddo e ai cambiamenti climatici. Se il terreno ghiaccia o la neve si deposita per diversi giorni sul suolo, l’unica speranza è di trovare qualche frutto o qualche bacca per non morire di fame. Il Tordo sassello nidifica prevalentemente in Nord Europa soprattutto in Norvegia, Svezia e in Finlandia ma può frequentare le nostre zone durante la migrazione invernale quando si spostano verso sud in cerca di zone meno fredde e con minore rischio di “superfici ghiacciate” o di neve a lunga permanenza. Il Tordo bottaccio, invece sverna e nidifica anche nelle nostre zone.
Le minacce e i cambiamenti che abbiamo descritto per le due specie riguardano tutti i tordi e l’abitudine a sparare agli uccelli o di catturarli con le reti non li aiuta di certo! In Francia e in Italia la caccia a questo uccello è ancora un popolare “sport” autunnale e stormi di uccelli migratori vengono decimati ogni anno durante la stagione venatoria. Ma i tordi, insieme ad altre specie dal “bel canto” vengono ancora illegalmente catturati con le reti e con colle varie quale il vischio (l’uso di entrambi i metodi è vietato dalla legge e comporta sanzioni anche penali) per rifocillare il mercato illegale di uccelli canori o per l’egoismo personale di chi dice di amarli continuando così quella che ormai non è solo una pratica illegale ma è ancora una “tradizione” italiana radicata: il bracconaggio. Oltre al canto c’è chi, non contento della vastità di cibi e sapori a disposizione, celebra e partecipa ancora alla “festa del tordo” (Toscana) che non è certo una festa gradita dal protagonista al quale la festa l’hanno già fatta poiché tra i piatti locali vengono serviti anche quelli a base di tordo. ☺
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