i valdesi e la pace
19 Aprile 2010 Share

i valdesi e la pace

 

Le origini della Chiesa Valdese risalgono ad un movimento medievale che ha avuto inizio verso il 1174 a Lione, in Francia, dove Valdo, ricco mercante di quella città, ad un certo momento della sua vita decise di dare i suoi beni ai poveri, mettendosi a vivere in povertà e semplicità, secondo l’Evangelo. In quegli anni in Italia prendeva vita un movimento simile: quello di Francesco d’Assisi. Il vescovo della città di Lione proibì a Valdo di predicare, perché egli era laico, ma, disobbedendo, egli continuò a farlo. Questo fatto lo portò ad essere scomunicato unitamente al nuovo movimento che era sorto dalla sua testimonianza, movimento che inizialmente prese il nome di "Poveri di Lione".

Nei confronti del mondo, e anche dei propri persecutori, i valdesi medievali furono (diremmo oggi) “nonviolenti” e operatori di pace. Nessuna arma doveva essere usata per offesa o per difesa perché è scritto: “tu non uccidere”. Tale linea di condotta non fu facile in un’epoca ove la violenza del “braccio secolare” era pesante come la tortura e il rogo, per tutti coloro che si ponevano fuori dalla chiesa cristiana: gli eretici. Ma la loro azione di pace produsse frutti di grande spiritualità e di costruzione di un mondo di persone libere di adorare Dio con spirito di amore.

Quale contributo per la pace, oggi? Pace a voi! È il saluto del Signore risorto. Saluto speciale perché si tratta di ricevere tra noi Colui che è vincitore sulla morte. In questo saluto incontriamo la parola “pace” come parola del risorto; quindi, essa non è una parola nostra, limitata e contraddittoria. Solo Gesù può presentare a tutti noi questa pace. È sua. Non è possibile trovarla nel nostro mondo. Non è possibile costruirla con le nostre azioni umane.

Però direi che è una pace che ci coinvolge in modo speciale da diventare il nutrimento della vita di tutta l’umanità. Proprio la nostra umanità! Viviamo in un mondo di violenza e di morte tanto che non si conosce altro mezzo per incontrarsi tra umani se non attraverso il terrore e la morte. In questo mondo diviene possibile offrire un frutto particolare che consente di vivere e di avere speranza per il domani: la pace.

Così vorrei ricordare, tra le tante iniziative dei protestanti sul tema della pace, l’appello lanciato dall’Alleanza Riformata Mondiale (una organizzazione che raccoglie la grande famiglia delle chiese protestanti) per una nuova dichiarazione di fede per un processo indirizzato alla giustizia economica ed ecologica. In tale dichiarazione, firmata da queste chiese evangeliche nell’agosto del 2004 ad Accra in Ghana, si afferma, in particolare, che Dio è il sovrano su tutta la creazione e le chiese si pentono “di aver creduto che il capitalismo neo liberale fosse la soluzione dei problemi mondiali” e rifiutano “ogni pretesa del potere economico, politico o militare che sovverta la sovranità di Dio sulla vita”.

Perché produrre una dichiarazione di fede? Si tratta della risposta dei credenti di fronte alla sofferenza, alla violenza e alla fame che coinvolge interi popoli del nostro mondo. Si tratta di una nuova assunzione di responsabilità affinché si possa operare per produrre giustizia, riconciliazione e pace.

Unitamente a questo dobbiamo ricordare l’impegno concreto per la pace nella campagna mondiale contro la violenza, e in particolare contro la violenza su donne e bambini. Nel mese di dicembre 2004 le chiese e le organizzazioni di tutto il mondo, che fanno parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese (una organizzazione che raccoglie tutta la cristianità ad esclusione della Chiesa cattolica), hanno contribuito alla campagna “Sulle ali di una colomba”, lanciata da quest'ultimo organismo ecumenico. Le chiese protestanti, anche in Italia, si sono adoperate per sensibilizzare l'opinione pubblica e per fare in modo che la giustizia sia offerta a donne e bambini che hanno subito o subiscono violenza. La campagna ha voluto incoraggiare le Chiese ad apportare un aiuto pastorale e pratico per far fronte alle diverse forme di violenza, offrendo alle donne luoghi sicuri dove potere raccontare le loro esperienze, e consigli alle vittime e a agli autori delle violenze; tutto ciò stabilendo dei legami tra i gruppi e i movimenti attivi nell'ambito della lotta contro la violenza.

La campagna “Sulle ali di una colomba”, ha avuto come meta le diverse forme di violenza compiute sulle donne e sui bambini, tanto sul piano pubblico quanto sul piano privato. La violenza in seno alla famiglia, la violenza su donne e bambini che vivono in aree di guerra, il lavoro dei bambini, la mutilazione genitale delle donne o, ancora, le leggi che discriminano. Il tema della campagna, tratto dai Salmi della Bibbia, esprime la speranza che, con l'aiuto di Dio, “sulle ali di una colomba” (Salmo 55,6), si possa persino sfuggire a situazioni disperate. La pace è costruita attraverso la vittoria non solo sulla guerra, ma sulla sconfitta della cultura della violenza, sia essa materiale o economica o politica.  ☺

 

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