In questa Italia, che ha danzato pericolosamente sull'orlo del baratro e che non riesce ancora a mettersi in salvo, si manifestano due tentazioni principali: provare a dare fiducia ad una coalizione politica meno indecente di quella berlusconiana o far saltare il banco con una valanga di consensi al grillismo.
Persino nell'animo apparentemente tranquillo e pacioso dei nostri corregionali si va insinuando un dubbio pungente e potenzialmente esplosivo: ma il Molise che abbiamo conosciuto, e che da molte parti viene criticato, è compatibile con la nuova situazione economica e finanziaria generale?
Finora era tutto abbastanza chiaro: un tessuto produttivo debole, ma con tratti di creatività, originalità e genuino attaccamento al lavoro, una fetta importante di economia alimentata dai trasferimenti statali, una classe dirigente – non solo politica – impegnata a privilegiare le attività vocate all'assorbimento di danaro pubblico rispetto a quelle orientate alla produzione di ricchezza. Ci avevano detto che bastava sostenere i fautori della spesa facile per poter continuare a sopravvivere, magari rinunciando a prosperare. Quando era già chiaro che il flusso di danaro statale verso il Molise non era più sufficiente ad alimentare la poderosa macchina clientelare nostrana, i governanti regionali si sono recati a Londra per comprare bond, facendoci credere che stavamo facendo un affare e sollecitando perfino la nostra gratitudine. In realtà ci stavano riempiendo di debiti e ponevano le basi per il dissesto attuale che paghiamo con aggravi fiscali e tagli di servizi, ma soprattutto con crescente povertà, disoccupazione e mancanza di ogni prospettiva per i giovani.
La caduta del governo Berlusconi, compare e complice dei nostri amministratori regionali, che prima del crollo aveva svuotato le casse fino a farci correre il rischio di non poter più riscuotere stipendi e pensioni, ha disvelato la pericolosità della politica molisana fatta di clientele e sprechi alimentati con azzardate pratiche di indebitamento.
Le certezze dei molisani, in questo difficile contesto nazionale, europeo e mondiale, si stanno sgretolando velocemente e, tra le macerie fumanti di un sistema collassato, i cittadini cercano una via d'uscita. Le pratiche consociative di questi ultimi anni, il cinismo che ha fatto anteporre i destini personali agli interessi pubblici, l'assenza di un progetto sostenibile di rafforzamento della coesione sociale e di rilancio dell'economia regionale, non consentono di dire, in questa fase, che basta votare a sinistra per risolvere i problemi incombenti.
Il grillismo, per i molisani prima ancora che per gli italiani, diventa una tentazione forte anche se piena di incognite e le incognite, per una regione che di fregature ne ha subito tante, possono avere il sapore di un azzardo.
In questo quadro, per uscire dall'incubo nel quale siamo precipitati, resta una sola via d'uscita, quella di esercitare fino in fondo la sovranità, e le connesse responsabilità, che la Costituzione riconosce ai cittadini. Per andare in tale direzione, i cittadini devono scegliere con maggiore cura sia le coalizioni e i programmi, sia i propri rappresentanti istituzionali.
Se, con riferimento a questi ultimi, gli elettori si rifiuteranno di votare i candidati imposti dall'alto, gli specialisti della transumanza politica, quelli che hanno causato il disastro attuale, quelli che hanno una scarsa propensione a rispettare la legge e l'etica pubblica, quelli che facendo politica si sono arricchiti a dismisura, quelli che dimostrano un eccessivo attaccamento al potere e quelli che fanno della politica un vero affare di famiglia, la politica sarà più presentabile, le istituzioni più efficaci e il futuro meno buio.
Scipio
In questa Italia, che ha danzato pericolosamente sull'orlo del baratro e che non riesce ancora a mettersi in salvo, si manifestano due tentazioni principali: provare a dare fiducia ad una coalizione politica meno indecente di quella berlusconiana o far saltare il banco con una valanga di consensi al grillismo.
Persino nell'animo apparentemente tranquillo e pacioso dei nostri corregionali si va insinuando un dubbio pungente e potenzialmente esplosivo: ma il Molise che abbiamo conosciuto, e che da molte parti viene criticato, è compatibile con la nuova situazione economica e finanziaria generale?
Finora era tutto abbastanza chiaro: un tessuto produttivo debole, ma con tratti di creatività, originalità e genuino attaccamento al lavoro, una fetta importante di economia alimentata dai trasferimenti statali, una classe dirigente – non solo politica – impegnata a privilegiare le attività vocate all'assorbimento di danaro pubblico rispetto a quelle orientate alla produzione di ricchezza. Ci avevano detto che bastava sostenere i fautori della spesa facile per poter continuare a sopravvivere, magari rinunciando a prosperare. Quando era già chiaro che il flusso di danaro statale verso il Molise non era più sufficiente ad alimentare la poderosa macchina clientelare nostrana, i governanti regionali si sono recati a Londra per comprare bond, facendoci credere che stavamo facendo un affare e sollecitando perfino la nostra gratitudine. In realtà ci stavano riempiendo di debiti e ponevano le basi per il dissesto attuale che paghiamo con aggravi fiscali e tagli di servizi, ma soprattutto con crescente povertà, disoccupazione e mancanza di ogni prospettiva per i giovani.
La caduta del governo Berlusconi, compare e complice dei nostri amministratori regionali, che prima del crollo aveva svuotato le casse fino a farci correre il rischio di non poter più riscuotere stipendi e pensioni, ha disvelato la pericolosità della politica molisana fatta di clientele e sprechi alimentati con azzardate pratiche di indebitamento.
Le certezze dei molisani, in questo difficile contesto nazionale, europeo e mondiale, si stanno sgretolando velocemente e, tra le macerie fumanti di un sistema collassato, i cittadini cercano una via d'uscita. Le pratiche consociative di questi ultimi anni, il cinismo che ha fatto anteporre i destini personali agli interessi pubblici, l'assenza di un progetto sostenibile di rafforzamento della coesione sociale e di rilancio dell'economia regionale, non consentono di dire, in questa fase, che basta votare a sinistra per risolvere i problemi incombenti.
Il grillismo, per i molisani prima ancora che per gli italiani, diventa una tentazione forte anche se piena di incognite e le incognite, per una regione che di fregature ne ha subito tante, possono avere il sapore di un azzardo.
In questo quadro, per uscire dall'incubo nel quale siamo precipitati, resta una sola via d'uscita, quella di esercitare fino in fondo la sovranità, e le connesse responsabilità, che la Costituzione riconosce ai cittadini. Per andare in tale direzione, i cittadini devono scegliere con maggiore cura sia le coalizioni e i programmi, sia i propri rappresentanti istituzionali.
Se, con riferimento a questi ultimi, gli elettori si rifiuteranno di votare i candidati imposti dall'alto, gli specialisti della transumanza politica, quelli che hanno causato il disastro attuale, quelli che hanno una scarsa propensione a rispettare la legge e l'etica pubblica, quelli che facendo politica si sono arricchiti a dismisura, quelli che dimostrano un eccessivo attaccamento al potere e quelli che fanno della politica un vero affare di famiglia, la politica sarà più presentabile, le istituzioni più efficaci e il futuro meno buio.
In questa Italia, che ha danzato pericolosamente sull'orlo del baratro e che non riesce ancora a mettersi in salvo, si manifestano due tentazioni principali: provare a dare fiducia ad una coalizione politica meno indecente di quella berlusconiana o far saltare il banco con una valanga di consensi al grillismo.
Persino nell'animo apparentemente tranquillo e pacioso dei nostri corregionali si va insinuando un dubbio pungente e potenzialmente esplosivo: ma il Molise che abbiamo conosciuto, e che da molte parti viene criticato, è compatibile con la nuova situazione economica e finanziaria generale?
Finora era tutto abbastanza chiaro: un tessuto produttivo debole, ma con tratti di creatività, originalità e genuino attaccamento al lavoro, una fetta importante di economia alimentata dai trasferimenti statali, una classe dirigente – non solo politica – impegnata a privilegiare le attività vocate all'assorbimento di danaro pubblico rispetto a quelle orientate alla produzione di ricchezza. Ci avevano detto che bastava sostenere i fautori della spesa facile per poter continuare a sopravvivere, magari rinunciando a prosperare. Quando era già chiaro che il flusso di danaro statale verso il Molise non era più sufficiente ad alimentare la poderosa macchina clientelare nostrana, i governanti regionali si sono recati a Londra per comprare bond, facendoci credere che stavamo facendo un affare e sollecitando perfino la nostra gratitudine. In realtà ci stavano riempiendo di debiti e ponevano le basi per il dissesto attuale che paghiamo con aggravi fiscali e tagli di servizi, ma soprattutto con crescente povertà, disoccupazione e mancanza di ogni prospettiva per i giovani.
La caduta del governo Berlusconi, compare e complice dei nostri amministratori regionali, che prima del crollo aveva svuotato le casse fino a farci correre il rischio di non poter più riscuotere stipendi e pensioni, ha disvelato la pericolosità della politica molisana fatta di clientele e sprechi alimentati con azzardate pratiche di indebitamento.
Le certezze dei molisani, in questo difficile contesto nazionale, europeo e mondiale, si stanno sgretolando velocemente e, tra le macerie fumanti di un sistema collassato, i cittadini cercano una via d'uscita. Le pratiche consociative di questi ultimi anni, il cinismo che ha fatto anteporre i destini personali agli interessi pubblici, l'assenza di un progetto sostenibile di rafforzamento della coesione sociale e di rilancio dell'economia regionale, non consentono di dire, in questa fase, che basta votare a sinistra per risolvere i problemi incombenti.
Il grillismo, per i molisani prima ancora che per gli italiani, diventa una tentazione forte anche se piena di incognite e le incognite, per una regione che di fregature ne ha subito tante, possono avere il sapore di un azzardo.
In questo quadro, per uscire dall'incubo nel quale siamo precipitati, resta una sola via d'uscita, quella di esercitare fino in fondo la sovranità, e le connesse responsabilità, che la Costituzione riconosce ai cittadini. Per andare in tale direzione, i cittadini devono scegliere con maggiore cura sia le coalizioni e i programmi, sia i propri rappresentanti istituzionali.
Se, con riferimento a questi ultimi, gli elettori si rifiuteranno di votare i candidati imposti dall'alto, gli specialisti della transumanza politica, quelli che hanno causato il disastro attuale, quelli che hanno una scarsa propensione a rispettare la legge e l'etica pubblica, quelli che facendo politica si sono arricchiti a dismisura, quelli che dimostrano un eccessivo attaccamento al potere e quelli che fanno della politica un vero affare di famiglia, la politica sarà più presentabile, le istituzioni più efficaci e il futuro meno buio.
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