Il consigliere delegato
9 Giugno 2016
La Fonte (351 articles)
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Il consigliere delegato

Ancora una volta a Bonefro per discutere di terremoto. Imprenditori, tecnici, politici e cittadini terremotati. È un po’ come ritrovarsi al bar, tra vecchi amici, ognuno con la sua storia da raccontare, magari esagerando per mettersi alla pari. Sono passati così tanti anni dalla tragedia di San Giuliano che quelli che l’hanno vissuta direttamente evitano accuratamente di parlarne, gli altri, quelli che di “terremoto” hanno campato in tutti questi anni, mettono in fila una serie di dati, ognuno ha i suoi, tutti rigorosamente contraddittori. Ad aprire le danze, in attesa del principe azzurro, è stato il consigliere delegato alla ricostruzione. È dai tempi di Iorio che ci chiediamo a cosa serve un consigliere delegato ma nessuno ci ha mai risposto. Abbiamo dapprima, senza successo, cercato nello Statuto regionale per capire a quale rango appartenesse una simile figura, poi, per farcene una ragione, ci siamo convinti che si tratta di una controfigura, una specie di stuntman che sostituisce il presidente nelle operazioni più pericolose, uno che le prende al posto suo quando le cose si mettono male e ci siamo andati molto vicino: non assume decisioni, non firma atti, non parla a nome del delegante, praticamente non conta un cazzo. Se poi dispone anche di collaboratori pagati coi soldi nostri, sarebbe cosa buona e giusta che del caso se ne occupasse chi è preposto al controllo della spesa pubblica.

Il nostro ci ha tediato per una buona mezz’ora sulle difficoltà incontrate per rimettere a posto le carte lasciate da chi l’ha preceduto ma, soprattutto, su quanto ha penato per convincere il governo nazionale che gli accordi di programma quadro proposti dalla “sua” struttura non presentassero incongruenze rispetto alla delibera CIPE che ha stanziato, per la ricostruzione, oltre 346 milioni di euro. Di tutto ciò bisogna dargliene atto, non è semplice escludere dai finanziamenti buona parte delle abitazioni gravemente danneggiate e certificare che è tutto a posto. Ha esortato quindi gli astanti ad andare avanti senza indugio con i lavori, alla luce del fatto che ben 60 milioni di euro fossero stati liquidati nei tre anni di nuova gestione. Dopo essersi fatti i complimenti per aver separato il grano dal loglio, la gestione della ricostruzione da quella della protezione civile, qualcuno si sarebbe aspettato anche un rendiconto, un elenco delle entrate e delle uscite, per capire come veramente sono stati spesi i soldi del “terremoto” ma, quando si tratta di mettere nero su bianco, questi cuor di leone se la danno a gambe levate.

Iorio ha pubblicato, coi soldi dei terremotati, il libro bianco sulla ricostruzione, nel quale ha scritto solo le cose che piacevano a lui; questi, il nuovo che avanza, non scrivono, oltre a non leggere. Si è passati quindi alla parte più “propositiva” della serata, quella dedicata al concorso. Il delegato di Frattura ha annunciato che sarà bandito un pubblico concorso per l’ assunzione di 19/20 tecnici i quali dovranno occuparsi del completamento della ricostruzione nei prossimi due anni, che tradotto nel linguaggio elettorale significa che, fino alla chiusura delle urne referendarie, l’ Agenzia che dovrà occuparsi della parte burocratica della ricostruzione non sarà in grado di funzionare: è prassi consolidata che i concorsi pubblici si svolgano prima di ogni consultazione elettorale e si concludano ad urne chiuse. Nei successivi due anni che restano, per l’esattezza dicembre 2018, data oltre la quale i finanziamenti vanno riprogrammati, non ci è stato spiegato come faranno i pochi ma fortunati vincitori del concorso a liquidare circa 280 milioni di euro ad imprese e tecnici, tenendo presente che la struttura commissariale nei momenti aurei, quando c’erano soldi e personale, non è mai riuscita a spendere oltre 60 milioni di euro all’anno.

Alla ormai asfissiante domanda sulla concreta possibilità di spendere tutti i soldi stanziati dal governo nazionale entro il 2018, il delegato di Frattura con la sua risposta ci ha letteralmente incantato. Per velocizzare la procedura di liquidazione, dopo tre anni di gestazione, è in via di definizione una proposta che mette insieme Agenzia per la ricostruzione, Finmolise e Banche. In buona sostanza, l’Agenzia certifica l’esatta esecuzione dei lavori, le banche anticipano i pagamenti e Finmolise garantisce il credito fino a definitivo rimborso. A pagare i costi di questa operazione, circa una decina di milioni di euro in due anni, saranno ancora una volta le imprese, i tecnici e i terremotati, questo non lo ha detto il delegato, ve lo diciamo noi.

Dal presidente Frattura, giunto a Bonefro con due ore di ritardo, avremmo gradito qualche spiegazione sui 180 progetti, 100 di classe “A” e 80 di classe “A bis”, esclusi dai finanziamenti senza alcuna motivazione. Si tratta di abitazioni gravemente danneggiate dal sisma, inserite nella classe “A” dai tecnici della protezione civile che nel lontano 2002 hanno certificato lo stato di inagibilità dei predetti fabbricati e che solo per “dimenticanza” non sono state incluse nell’elenco di quelle ammesse al finanziamento. Davanti ai giudici amministrativi ci si può anche difendere con arzigogoli e bizantinismi, come fa egregiamente l’ avvocatura dello stato, ma sappia, sig. presidente, che il ruolo che lei svolge in questa vicenda le impone di offrire soluzioni concrete e non chiacchiere da tribunale. Le 180 abitazioni danneggiate gravemente dal sisma hanno bisogno di calce, mattoni e ferro e non di carte bollate.☺

 

 

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