sindaci sfasciati   di Domenico D’Adamo
27 Marzo 2012 Share

sindaci sfasciati di Domenico D’Adamo

 

Riusciranno i Sindaci del cratere ad impegnare 246 milioni di euro in 45 giorni? Non ho sbagliato, ho detto 246 e non 346 perché il Presidente Iorio in questi ultimi mesi si è avvantaggiato nel fare i compiti e cento milioni di euro li ha già anticipati per la ricostruzione, dice lui, non si sa bene come, diciamo noi, anche perché le casse della Regione Molise sono sempre più vuote. Ha tirato un bel sospiro di sollievo il Presidente Iorio nel sapere che è stato di nuovo commissariato con se stesso, anche se solo fino alla fine di aprile. Pare che lo stato di criticità sia stato prorogato per quattro mesi dal governo Monti, sì, proprio quello che a detta dei più non farebbe uno sconto neanche a sua madre. Evidentemente questa volta la proroga è proprio indispensabile, non ai terremotati, diciamo noi, ma a Iorio sì. Anche i bambini sanno che in 45 giorni non si farà ciò che non è stato fatto in oltre nove anni, eppure, senza ritegno, ci si accontenta anche di pochi minuti di proroga, al di là della farsa inscenata dai sindaci, nonostante  le motivazioni alla base della richiesta della stessa siano state la ricostruzione della classe A, ferma al 30 %, e quelle delle altre classi non ancora iniziate, oltre, naturalmente, la sistemazione della contabilità per la quale non si è trovato un minuto di tempo in questi ultimi due anni. È evidente che fino al 30 di aprile non sarà posato neanche un mattone nei comuni del cratere e tutto questo lo sanno bene sia alla Protezione Civile che alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma allora perché è stato sufficiente anche un solo attimo di proroga dello stato di criticità?

Per capirlo bisogna indagare sulla fonte del finanziamento, la natura dello stesso e soprattutto sul destinatario, perché se quelli della delibera CIPE non sono fondi spendibili è bene che lo diventino e allora come fare per salvare capra e cavoli? A questo ci pensa il Professore con una bella ordinanza di protezione civile che assegna al commissario delegato i fondi non soggetti al patto di stabilità e così ritorna il sereno sul viso del commissario e su quello dei suoi camerieri per lo scampato pericolo. Questo lo sanno bene anche i sindaci che da diversi anni mettono in scena la solita farsa. Lo schema è sempre lo stesso: il presidente che, per ovvie ragioni, non può chiedere lui stesso di essere commissariato informa i sindaci dell’impossibilità di procedere senza i poteri commissariali; questi, invece di consegnare le dimissioni a chi di dovere, portano le fasce al Prefetto il quale li riceve e informa Roma che a stretto giro di posta evade la richiesta.

È veramente singolare che negli ultimi tre anni, pur non avendo ricevuto un solo centesimo per la ricostruzione dal loro amico Berlusconi, i sindaci non hanno fatto nessuna “mossa”, evidentemente a costoro più che i soldi per la ricostruzione interessa lo stato di criticità. Così il sindaco di Castellino sul Biferno, invece di polemizzare con chi difende i diritti dei terremotati, farebbe bene a spiegare ai suoi concittadini perché, nonostante lo stato di criticità, i lavori sono fermi da anni e soprattutto perché il suo comune è ultimo nella classifica dei progetti approvati e finanziati dal commissario. La protervia di Iorio e la compiacenza di Roma la fanno di nuovo da padrone anche in questo scorcio di “rinascita civile” del nostro Paese, ma sarà vero? Ancora una volta i soldi assegnati alla regione Molise finiscono sulla contabilità speciale intestata a Iorio, così come accadde con i fondi dell’art. 15 finiti a tarallucci e vino.

Lo stato di emergenza e quello di criticità, piuttosto che raccontarci un esempio di efficacia amministrativa della struttura commissariale, evocano l’immagine di un paese privo di regole dove vagano imbroglioni di ogni risma e scrocconi di ogni dove, sempre pronti a mungere la inesauribile vacca dello Stato. Non è spiegabile né giustificabile che la ricostruzione sia potuta procedere a macchia di leopardo. I fondi dello Stato sarebbero dovuti essere assegnati con criteri di proporzionalità rispetto ai danni. Ci sono comuni del cratere che hanno ricostruito il 100% degli edifici danneggiati e comuni che sono appena al 20%, e questo non è né giusto né equo. I poteri derogatori e sostitutivi conferiti al commissario dalle ordinanze di protezione civile, abbondantemente utilizzati per nominare consulenti per lo più inutili, andavano esercitati in tutti quei comuni che sin dai primi giorni si sono dimostrati inadeguati, vedi il comune di Castellino. In definitiva l’era commissariale, oltre che fallimentare dal punto di vista degli obiettivi, si è dimostrata anche costosa ed inutile, considerato lo stato dell’arte e i soldi spesi.

È in questo quadro di estrema discrezionalità che sono maturate pratiche amministrative di dubbia legittimità, dall’estensione dell’area del cratere, censurata anche dalla sezione di Controllo della Corte dei Conti di Campobasso e non condivisa della Protezione Civile dello stesso Bertolaso, fino ad arrivare all’uso privato del pubblico potere con la nomina del consigliere delegato alla ricostruzione. Con queste pratiche si rischia di passare dall’uso allegro del decreto a quello eccentrico del pizzino.☺

domenicodadamo@alice.it

 

 

 

 

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