Il contratto di occhito
10 Gennaio 2020
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Il contratto di occhito

Lo scorso 28 Novembre, la Sigea, il CNR, Alta Scuola e il Tavolo Nazionale hanno promosso un’importante Giornata di Studio, tenutasi a Roma presso il CNR, sulla natura e le modalità di attuazione dei Contratti di Fiume. Sistema decisamente innovativo per affrontare e risolvere le problematiche ambientali, sia dal punto di vista tecnico-scientifico che socio-economico.

I Contratti di Fiume sono nati e ormai messi in atto in numerose località, prima nel nord Europa e successivamente, anche in varie aree geografiche del nostro Paese. Essi permettono di affrontare, in forma coordinata e soprattutto, dal basso (bottom up) i problemi, sempre più complessi, di natura ambientale, che riguardano i territori. È una proficua modalità operativa finalizzata alla possibilità che tutti i portatori d’interesse (pubblici e privati) possano contribuire e partecipare, ognuno con la tessera delle proprie esperienze e competenze, alla costruzione del complesso mosaico delle specifiche esigenze.

I promotori dell’evento hanno ritenuto che gli Strumenti avviati nell’area fluviale del Foglia (Regione Marche), della media valle del Tevere, e quello fluvio-lacustre del lago di Occhito (che ho avuto l’onore di illustrare), potessero rappresentare al meglio utili esempi, sul territorio nazionale, da analizzare e rendere proficuamente noti alla più ampia platea d’interlocutori possibile.

Com’è noto il lago di Occhito, il più grande invaso artificiale italiano (il secondo d’Europa), prende origine da una diga di sbarramento sul fiume Fortore, situata all’altezza dell’abitato del Comune di Carlantino (Fg). La costruzione dell’invaso, della lunghezza di circa 12 km, risale alla fine degli anni ‘50, soprattutto per sopperire alla persistente mancanza d’acqua del Tavoliere delle Puglie, l’area geografica meno piovosa dell’intero territorio italiano.

Gli enti potenzialmente coinvolti nel Contratto di Lago di Occhito sono: 41 comuni (22 del Molise, 9 della Campania, 10 della Puglia), le tre regioni e il Consorzio di Bonifica della Capitanata. Hanno dato la loro disponibilità a partecipare al Contratto l’Università degli Studi del Molise, il Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini, numerose associazioni di protezione ambientale, tra cui Legambiente e Sigea.

Al fine di costruire un “Comitato promotore” funzionale al processo partecipativo, conducente alla sottoscrizione del Contratto, è stato approntato un Manifesto d’Intenti, teso ad attivare strategie per il miglioramento della qualità delle acque, la prevenzione e la protezione dei rischi idraulici e del sistema lacuale, oltre a tutto quanto possa valorizzare le risorse ambientali e lo sviluppo locale.

È ormai largamente acquisito il pensiero che lo strumento del Contratto di fiume e/o lago rappresenti la giusta soluzione di programmazione negoziata e partecipata, in grado di eliminare o quantomeno ridurre la gran parte delle pressioni esercitate, a vario titolo, sull’ambiente, mirando ad una riqualificazione del corpo idrico con interventi multisettoriali e con il coinvolgimento, su base volontaria, di tutti gli enti istituzionali e i portatori d’interesse insistenti sul bacino.☺

 

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