il convento della libera         di Gaetano Jacobucci
28 Febbraio 2012 Share

il convento della libera di Gaetano Jacobucci

 

A partire dal 1489, grazie alle donazioni elargite dai feudatari Alberico Carafa e Giovannella di Molise, il convento dei Frati Domenicani di Cercemaggiore iniziò la sua gloriosa storia. La sua ideale fondazione è fatta coincidere col prodigioso ritrovamento dell’effige lignea della Vergine nel 1412. Testimonianze affermano l’esistenza di un oratorio nel 1414, distrutto dal terremoto del 1456. Verso la fine del ‘400 si diede mano alla costruzione di un nuovo convento domenicano. Fin dalla sua fondazione il convento fu dotato di possedimenti e privilegi che, col tempo, procurarono ai frati non poche contese sia con privati che con l’Università di Cercemaggiore. Nella prima metà del XVII secolo la comunità cercese entrò nella Congregazione di San Marco dei Cavoti guadagnando prestigio per la fondazione a studio generale e casa di noviziato. Per circa due secoli questa fase prodigiosa si irradiò nel territorio. A partire dal XIX secolo, per l’insorgere di problemi inerenti a mutate vicende storiche, fu inevitabile il declino.

Le soppressioni

Nel corso dell’Ottocento il convento di Cercemaggiore riuscì a sopravvivere a due provvedimenti soppressivi. Il governo francese, con atto emanato da Gioacchino Murat il 7 agosto del 1809, deliberava la confisca dei beni degli Ordini religiosi nel Regno di Napoli. I beni del Convento di Cercemaggiore furono in parte dispersi e in parte incamerati da Augusto Turgis. Quest’ultimo, venuto in controversia giudiziaria con il Comune, che nel frattempo li aveva acquistati, esigeva la restituzione della parte di beni; nel frattempo il complesso conventuale era stato adibito, dallo stesso, a convitto pubblico affidandone la gestione ai frati domenicani. La seconda soppressione, quella postunitaria del 17 febbraio 1861, fu saggiamente evitata dal Priore P. Gaetano dei Conti Capasso tanto da far ritenere nullo il decreto per la particolare situazione giuridica di cui godeva il Convento, essendo questo di proprietà comunale.

La rinascita

Il Priore P. Gaetano dei Conti Capasso nel 1858 si impegnò in radicali trasformazioni del complesso conventuale e della chiesa; l’originaria copertura a capriate fu eliminata proprio in quell’anno per essere sostituita dalla volta a botte; in quell’occasione i pilastri furono rinsaldati e i capitelli ampliati. Sotto il priorato di padre Giordano Pierro, dopo la prima guerra mondiale, dal 1917 al 1924, furono eseguiti molti lavori di trasformazione. Un evento rovinoso fu l’incendio della notte tra il 16 e il 17 agosto del 1947, i cui danni furono limitati dal tempestivo intervento dei frati e dei fedeli del luogo. La facciata della chiesa fu ridisegnata da Antonio Pierro da Saviano e scandita in tre parti. Sul colmo del tetto fu collocata la statua della Madonna della Libera, lateralmente S. Domenico e S. Vincenzo Ferrer eliminati negli anni 70 del secolo scorso, quando la stessa facciata fu rivestita di lastre di pietra, come attualmente si ravvisa. Il complesso attuale è il risultato di trasformazioni e ampliamenti susseguitisi fino ai nostri giorni.

I chiostri

Il convento si organizza attorno a due chiostri, sui quali si affacciano edifici su due quote di altezze. Dal chiostro più interno dedicato a S. Domenico si apre un cortile con sedici campate a copertura a crociera che danno accesso alla chiesa, al refettorio, alla biblioteca; il prolungamento abitativo abbraccia il secondo chiostro detto di S. Vincenzo. All’interno del convento sono ubicati due refettori, quello minore detto del Miracolo del pane, con un affresco tardo manierista dei primi del ‘600, e il Maggiore con la grande “Ultima Cena” (1686) del pittore campobassano Nicola Fenico. ☺

jacobuccig@gmail.com

 

 

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