il grido degli studenti   di Mara Mancini
28 Ottobre 2012 Share

il grido degli studenti di Mara Mancini

 

12 ottobre 2012: è solo l’inizio! Tante volte ho sentito dire che i giovani pensano solo a divertirsi, studiano poco, non si interessano né alla vita politica né a quella sociale. È vero: alcuni giovani sono questo, altri anche peggio, ma non sono tutti così. Ci sono anche quei giovani che si interessano dei problemi, ma che poi pretendono soluzioni che non ottengono e che forse non avranno mai. Ci sono anche quei giovani che guardano avanti, cercano l’orizzonte, e molti lo vedono sfocato. Ci sono quei giovani che credono, o forse sperano, in un futuro migliore, lontano dalla crisi che oggi investe l’Italia. Ci sono anche quei giovani che lottano per i loro diritti, che scendono in piazza, che gridano per le strade, che cercano di farsi sentire. E tra quei giovani, il 12 ottobre, a Campobasso, c’eravamo anche noi studenti del liceo scientifico di S. Croce di Magliano.

Il sindacato studentesco, l’UDS (unione degli studenti) ha elaborato un disegno di legge: l’Altra-Riforma della scuola, un’altra-scuola fondata su democrazia, diritti, libertà di accesso ai saperi e alla cultura. La scuola italiana di oggi seleziona gli studenti e anche i percorsi: licei (serie A), tecnici e professionali (serie B), formazione professionale in cui lo studente, che ottiene una formazione di avviamento al lavoro presso un’azienda, può diplomarsi a 16 anni (serie Z). è quello che si ricollega alla riforma Gentile (1925); poi ci sono i criteri di Moratti (2001-2006) e della Gelmini: il familismo, in base al quale lo studente è legato alla famiglia di provenienza e alle scelte di essa. E ora c’è Profumo. Oggi molte scuole italiane, selettive, stanno diventando private, e sono pochi gli investimenti e gli aiuti che vengono fatti a quelle pubbliche (tagli di 8 miliardi in tre anni); gli studenti sono costretti a cambiare docenti ogni anno; le ore di laboratorio vengono ridotte. Oggi in molte scuole italiane la situazione è precaria: il 50% delle scuole sono state costruite prima del 1965 (e quindi non sono a norma), una scuola su 5 è costruita in zone a rischio sismico (dove ci sono crepe, avvengono piccoli crolli), il 90% delle scuole non possiede strutture autorizzate per studenti con handicap, un edificio su 3 non ha le scale di sicurezza, in molte scuole mancano spazi, strutture, laboratori, attrezzature, materiale didattico. Nelle scuole italiane manca anche il rinnovamento delle tecnologie didattiche (di cui in corsi di aggiornamento obbligatori e gratuiti i docenti dovrebbero venire a conoscenza), e poiché la lezione funge da semplice trasmissione di nozioni, gli studenti italiani sono ultimi nelle classifiche europee e hanno difficoltà nel mondo universitario e del lavoro.

È fondamentale mettere ogni singolo studente al centro dei processi di apprendimento, è necessario coinvolgerlo realmente, superare questo nozionismo, anche usando nuove metodologie didattiche oltre la classica lezione frontale (o cattedratica) che porta ad un apprendimento passivo: lettura dei testi, lezione dialogata, circle time (lezione in cerchio), tempesta di idee, discussione tra gli studenti, uso laboratori, istruzione programmata (slide, ricerche…). Noi studenti il 12 ottobre siamo scesi in piazza anche per farci ridare tutto quello che ci hanno tolto e che continuano a toglierci, per avere mense e alloggi pubblici, aree per le attività studentesche, auditorium, per avere scuole in possesso dei tre tipi di agibilità (statica, igienico-sanitaria, prevenzione incendi), palestre, impianti sportivi, per decidere le attività complementari (da svolgere nel pomeriggio), per non essere sottoposti a verifiche a sorpresa (bisogna permettere a tutti di organizzarsi lo studio ed esprimere le proprie potenzialità), per le casi editrici che modulano di poco le grafiche ma di fatto lasciano intatti i contenuti (quest’anno abbiamo speso 44 euro in più!), per farci educare alla cittadinanza attiva e alla “regola delle tre I” (Imparare a imparare, Interpretare, Indirizzarsi).

Noi studenti il 12 ottobre abbiamo urlato a gran voce dicendo “no” alla legge Aprea, l’ennesima negazione dei nostri diritti, abbiamo urlato chiedendo l’istituzione di una legge nazionale sul diritto allo studio, e quindi per borse di studio per chi ha disagi socio-economici, comodato d’uso per libri di testo, diritto alla mobilità, accesso gratuito o agevolato a iniziative culturali e ai consumi, sportelli d’orientamento, sostegno agli studenti portatori di handicap, integrazione per gli studenti immigrati.

E non eravamo da soli! Il 12 ottobre sono scesi in piazza con noi insegnanti e genitori, anche per affermare i nostri diritti, perché i giovani sono il futuro, e un futuro senza istruzione, senza lavoro, non è un futuro, ma un intravederne la fine. Con le nuove riforme non va disgregandosi soltanto la scuola, ma anche i giovani. E questo non possiamo permetterlo, questo l’Italia non se lo può permettere. Ecco perchè siamo scesi in piazza: ed è solo l’inizio!☺

maramancini94@tiscali.it

 

 

 

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