Il ministero delle stupidità. Chi la spara più grossa dopo le emergenze?
19 Settembre 2018
laFonteTV (3191 articles)
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Il ministero delle stupidità. Chi la spara più grossa dopo le emergenze?

Ci eravamo ripromessi di continuare a parlare di futuro, di programmazione e di sviluppo della nostra regione nell’ultimo numero del periodico e invece, dopo il 14 di agosto, siamo tornati a parlare di passato, di terremoto, di paure e di ferite non ancora rimarginate. Come il ritornello di una canzone che non riesci a toglierti dalla testa, abbiamo sentito risuonare le parole: “nessuno di voi verrà lasciato da solo”. I governanti di ogni genere e grado, da quelli di centrodestra a quelli di centrosinistra fino agli attuali “falsi barbari”, nel manuale istituzionale ricevuto in dotazione, alla parola ‘disastro’ trovano tutto già scritto. Oltre al testo della nenia di cui sopra, in grassetto, vi è un titolo che li rassicura tutti, “la responsabilità del disastro è di chi ci ha preceduti” e, per la chiusura ad effetto di un discorso pregno di emozioni, “il dolore per questa tragedia unisce tutti gli Italiani”. Bastano queste tre frasi per uscire indenni dall’imbarazzo e meritare addirittura l’applauso.

A Genova, in seguito al crollo del ponte, il copione è stato recitato in maniera egregia da tutti gli attori in scena e non è mancato nemmeno l’applauso finale per i due mezzi presidenti, rigorosamente accorsi al rito funebre. Genova, città ricca di cultura, tollerante e civile, capace di assorbire anche le torture della Diaz non avrebbe meritato tutto questo, oltre alla tragedia anche l’indegno spettacolo offerto da chi invece di chiedere scusa fa finta di scendere dalle nuvole. Qualche sera fa l’ex ministro della Difesa che vive a Genova ha tenuto a farci sapere che mai e poi mai avrebbe immaginato che il ponte Morandi sarebbe potuto crollare e questo in verità ci ha rassicurato molto, ha poi continuato dicendo che il marito, direttore sanitario di un ospedale di Genova, appena appresa la notizia della tragedia si è messo subito a disposizione. Con infinita gratitudine per ciò che lei dice e il marito fa, se ci fosse il ministero delle stupidità a lei affideremmo il compito di guidarlo per l’eternità.

Ma veniamo ai fatti nostri sperando di non trovare sulla nostra strada personaggi ancora più meritevoli del ministro Pinotti. Non abbiamo ancora chiuso il capitolo di San Giuliano di Puglia e se ne riapre uno nuovo a qualche chilometro di distanza da Montenero di Bisaccia. Anche se non ci sono stati danni rilevanti a persone e cose, la paura è stata tanta e tale continua ad essere a causa dello sciame sismico che continua ad inquietare chi vive in quella parte del Molise. Naturalmente c’è chi comincia a leccarsi le labbra; i vecchi marpioni, quelli che con l’ultimo terremoto si sono arricchiti, sostengono che la scossa ha fatto tanto rumore a Montecilfone ma gli effetti li ha prodotti in provincia d’Isernia, esattamente come nel 2002, quando le imprese di quella zona beneficiarono dei fondi destinati al rilancio delle attività produttive interessate dal terremoto. Siamo una piccola regione e se uno fa una puzza a Termoli è facile sentirne gli effetti a Venafro: qualcuno che abita da quelle parti si taglierebbe le mani per non aver votato Iorio anche in questa occasione. Comunque lo schema è sempre lo stesso: dichiarazioni dello stato di emergenza per legalizzare ogni porcheria, nomina di un commissario che non risponde a nessuno compreso il consiglio regionale, distribuzione delle risorse ad amici e compari.

Sono passati quindici anni dalla tragedia di San Giuliano: la ricostruzione non è ancora terminata – lo diciamo al presidente Toma che nella relazione programmatica si è guardato bene dal pronunciare la parola terremoto; i fondi stanziati con la delibera CIPE non sono stati ancora completamente spesi e rischiano di essere riprogrammati dopo il 31/12/2018; le attività produttive, nonostante “l’art. 15”, sono alla canna del gas ma la suonata è sempre la stessa. La regione rischia di essere chiamata nuovamente davanti ai giudici per rispondere, questa volta, di danni “milionari” causati nei confronti dei terremotati esclusi ingiustamente dai benefici ma pare la cosa non impensierisca più di tanto il presidente Toma, affaccendato a scodinzolare, insieme a qualche assessore, dietro al capo della protezione civile che, con le sue esternazioni, ci regala forti emozioni: “il terremoto non è prevedibile ma i nostri tecnici ci dicono che sono possibili scosse anche più forti”. Abbiamo già assegnato il ministero delle stupidità e per non fare torto al PD, non vorremmo ripensarci.

Il presidente Toma non si limita tuttavia a circuire Borrelli per chiedere lo “stato di grazia” al governo nazionale e come primo atto concreto chiude al traffico il viadotto del Liscione che attraversa tutto il lago di Guardialfiera, affidando ai responsabili di Molise Acque, che gestiscono lago e diga, la verifica sui danni prodotti dal terremoto. La domanda che la rivista si pone senza il timore di provocare allarmismi -tanto a quello ci pensa Borrelli – è la seguente: “il presidente Toma, con la disposta verifica, voleva solo salvarsi il culo o voleva invece sapere se il viadotto che affonda i suoi “piedi” nelle acque del Liscione ormai da circa cinquanta anni è in grado di sostenere il peso del traffico che lo percorre?”.

Vorremmo consigliare al nostro governatore di leggersi il resoconto della seduta regionale del 5 agosto del 2003 nella quale si discusse di una importante mozione, respinta dalla maggioranza di centrodestra, su un misterioso raddoppio della Bifernina, deciso a seguito di “un’emergenza, segnalata formalmente e di una segnalazione fatta ufficialmente dall’ANAS” relativamente al tratto di strada oggi chiuso al traffico per qualche giorno. Probabilmente smetterebbe di fare propaganda.☺

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